Gli ictus non emorragici,
semmai determinati a causa della formazione di trombi, verranno sempre di più trattati
con la terapia
trombolitica con un farmaco il cui principio attivo è Alteplase, che
parrebbe essere il capostipite di tali traguardi terapeutici auspicati. Lo dimostrano i primi successi di cui si è avuta notizia presso la Stroke
Unit
della U.O.C. di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera G. Rummo di Benevento
che riportano i primi due trattamenti di
trombolisi in
pazienti affetti da ictus cerebrale ischemico, dove si è assistito a risultati incoraggianti su due uomini di 43 e 67 anni d’età.
“Nell’ultimo decennio le problematiche connesse all’ictus hanno
registrato una notevole evoluzione grazie alla proposta di modelli
organizzativo-assistenziali più efficaci e all’avvento di nuove terapie per la
fase acuta – ha dichiarato il Direttore dell’U.O.C di Neurologia e Stroke Unit,
Dottor Michele Feleppa – Solo un’assistenza tempestiva ed adeguata può evitare,
infatti, gravi
disabilità se non addirittura la morte. Per questo
motivo – continua il Dottor Feleppa - risulta indispensabile seguire un preciso
percorso assistenziale dalle primissime fasi d’intervento: ricovero in una
stroke unit con équipe multidisciplinare, accesso alla diagnostica per
immagini, somministrazione della terapia trombolitica (quando indicata), fino
alla dimissione protetta con reinserimento sociale e familiare del paziente”.
“Il primo intervento fondamentale, infatti, è dato dall'evidenza risultante da due esami fondamentali quali la Tac e/o la Risonanza magnetica, se si tratta di ischemia o
emorragia – ha precisato il Dottor Marco Sparaco, Responsabile della Stroke
Unit; nella prima ipotesi, in casi selezionati (pazienti al di sotto degli 80
anni, con deficit
neurologico né troppo grave né troppo lieve, senza storia di
pregresso ictus,
etc.) la terapia d’elezione è la trombolisi”.
La terapia con Alteplase,
tuttavia, ai fini del miglioramento della prognosi dovrà essere iniziata entro le
prime tre ore dalla comparsa dei sintomi ascritti all’ictus, nuovi studi
annettono comunque lo stesso successo terapeutico anche se il farmaco venga
somministrato entro le prime quattro ore e mezza dall’evento. Che si stia
parlando di un grande successo della medicina lo dimostra il fatto che in
Italia ogni anno a subire un accidente vascolare come l’ictus siano poco meno
di 200 mila persone e di questi l’80% vanno incontro ad inediti episodi ischemici che
si presentano per la prima volta nella vita del paziente, mentre almeno venti
ictus su cento fra quelli rilevati sono espressione di una pregressa sofferenza
ischemica e dunque vere e proprie recidive.
Nonostante i progressi della medicina moderna, ancora oggi si muore una volta
su tre di ictus entro
un mese dal fatto acuto, 40 pazienti su cento invece riportano una disabilità
più o meno grave fino all’invalidità permanente; tant’è che la malattia
rappresenta la prima causa di invalidità,
la seconda causa di demenza e la terza in fatto di mortalità (dopo le malattie
cardiovascolari e le neoplasie) tra gli adulti nei paesi industrializzati.
“E’ oramai consolidato
che per garantire al paziente il miglior risultato in termini di sopravvivenza
e minor invalidità il ricovero deve essere eseguito in Stroke Unit, ovvero
strutture dotate del personale medico e infermieristico, nonché delle
strumentazioni necessarie a tutti gli interventi del caso – conclude Sparaco”.
“Le strutture autorizzate alla somministrazione della terapia trombolitica,
come quella dell’Ospedale di Benevento autorizzata, tra l’altro, dalla
Commissione del Progetto Internazionale SITTS-MOST – ricorda il Feleppa - sono
circa 90 sul territorio nazionale con una maggior concentrazione al centro e al
nord del Paese. Dovrebbero sicuramente essere di più, così da garantire a tutti
i cittadini prospettive ancora migliori per la cura dell’ictus ischemico.
Si coglie l’occasione per ringraziare l’attuale management nella persona del
Direttore Generale, Rosario Lanzetta, che ha manifestato una spiccata
sensibilità a sostegno di interventi diagnostici e terapeutici per l’ictus
cerebrale. Un ringraziamento va anche al servizio
118 il cui impegno è fondamentale per l’invio in Pronto Soccorso di
pazienti eligibili nelle 3 ore”.
Fonte foto: ANMCO
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