domenica 14 aprile 2013

Morbo di Parkinson: inizia sperimentazione con le cellule staminali




Il Morbo di Parkinson, una malattia neurodegenerativa che nelle forme gravi rende ancora più penosa la vita del paziente partecipando attivamente al suo fine vita ma che oggi potrebbe godere di una delle più importanti scoperte del mondo scientifico come quelle delle cellule staminali mesenchimali autologhe. E’ quanto è stato annunciato da Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson di Milano e presidente della Fondazione Grigioni che finanzierà la ricerca focalizzata su una rara forma di parkinsonismo, la paralisi sopranucleare progressiva (Psp) per la quale attualmente non esiste alternativa terapeutica.

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La sperimentazione con tali cellule staminali è --> nella Fase I e valuterà la sicurezza su 5 pazienti, due dei quali hanno già ricevuto l'infusione di cellule staminali appositamente preparata della Cell factory del Policlinico di Milano, laboratorio autorizzato dall'Aifa per questo tipo di procedure. Ai primi follow up non sono stati riscontrati effetti avversi». Entro l'estate, con il trattamento di tutti e 5 i pazienti si concluderà la prima fase, ha spiegato il neurologo, ed entro settembre «seguirà una seconda fase in doppio cieco con crossover a sei mesi, in cui saranno reclutati 20 pazienti. La terapia si basa sull'introduzione di queste cellule nell'organismo attraverso un catetere introdotto nell'arteria femorale e spinto fino alle arterie che portano al cervello». Lo studio presenta alcune criticità di valutazione oggettiva dei miglioramenti dei pazienti, per questo motivo, ha spiegato Ioannis Isaias, neurologo e ricercatore «verranno monitorati in laboratori di analisi del movimento in cui si studierà la cinematica e la dinamica del movimento del paziente per descriverlo e per comprenderne la sua programmazione. --> I dati raccolti saranno correlati ai risultati dell'elettromiografia e della scintigrafia cerebrale. In questo modo potremo avere delle valutazioni indipendenti dalla partecipazione emotiva del soggetto e quindi da un possibile effetto placebo». Secondo gli esperti, questa sperimentazione clinica apre nuove prospettive al trattamento di molte altre malattie neurodegenerative in quanto, «da un punto di vista neuropatologico, sono tra loro molto vicine» e l'auspicio, ha concluso Pezzoli è di « offrire ai pazienti un'opzione terapeutica in completa sicurezza frenare un certo turismo sanitario, che coinvolge pazienti affetti da parkinsonismi che si recano all'estero per sottoporsi a infusioni con cellule staminali di dubbia provenienza».
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