L’influenza
ogni anno arreca migliaia di morti mietendo la vita di persone, soprattutto a
rischio, anziani, bambini in tenera età, così come pazienti per lo più
defedati. A seconda del ceppo virale in questione, ogni anno si ripropone lo
stesso problema, sperare che il virus stagionale sia in forma più attenuata e
che per questo risulti meno aggressivo sulle popolazioni.
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Lo stesso vaccino
antinfluenzale, unico e vero baluardo verso questa malattia endemica, non viene
sempre in soccorso delle popolazioni, vuoi per una certa ritrosia da parte della
gente a sottoporsi alla profilassi, vuoi perché a volte non copre del tutto il
paziente dalla malattia, fatto sta che, oltretutto, di anno in anno si deve
studiare un tipo di vaccino diverso dall’anno prima proprio perché diversi sono
i virus che entrano a far parte della malattia. La speranza? Che esistesse un
inedito supervaccino che valesse per tutte le forme di virus influenzale.
Utopia
o a breve realtà? A quanto pare, la possibilità di un supervaccino potrebbe essere una speranza che potrebbe
giungere all’intera umanità a breve, almeno seguendo una ricerca medico
scientifica condotta nei laboratori americani del
Centro americano per la ricerca sui vaccini dell’Istituto Nazionale per le
Malattie Infettive (Niaid).
Secondo
gli scienziati, tale vaccino sugli animali ha dato risultati insperati,
considerata la constatazione di come quegli animali cui è stato somministrato
il supervaccino hanno reagito alla malattia sviluppando delle difese
immunitarie mai viste fino a quel momento. La sperimentazione è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature e ora
suscita l'interesse della comunità medica internazionale. Tale evidenza rende
ancor più interessante la scoperta alla luce anche del grosso limite
rappresentato dai vaccini tradizionali, spesso poco o per nulla efficaci quando
in corso di pandemia il virus muta e l’organismo non è più in grado di contrastarlo
efficacemente nonostante il vaccino. Certo, gli entusiasmi di fronte al super
vaccino sono tanti, ma c’è chi fra gli scienziati si chiede anche come possa
mai fare un vaccino proteggere da virus sempre più potenti e poi, in ultimo,
possiamo considerare valido anche per gli uomini uno studio scientifico fino
adesso riservato solo ai furetti o dobbiamo cominciare a pensare che laddove si
sposti il campo d’azione sull’uomo si rischia di generare effetti differenti in
specie viventi con tante diversità le une dagli altri?
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