Mai come
accaduto negli ultimi quarant’anni, la farmacologia ha fatto passi avanti, lo
dimostra l’enorme numero di farmaci disponibili in grado di fronteggiare la
stragrande maggioranza delle malattie. Non solo, negli ultimi anni,
parallelamente all’acquisizione di nuove molecole si è anche assistito ad un
perfezionamento dei farmaci già esistenti, riducendone, nel possibile, gli effetti
collaterali, rendendoli sempre più efficaci intervenendo sull’assorbimento dei
diversi principi attivi, come avviene con quei farmaci che superano la
gastroresistenza rappresentata dagli organi del digerente che solitamente
tendono a demolire le sostanze con i processi digestivi. Ma oggi ci si è posti
un altro problema, quello rappresentato dall’alimentazione che spesso, a
seconda del cibo introdotto nell’organismo, rappresenta un vero e proprio
limite all’efficacia dei farmaci. Difficile da credere, ma certi alimenti si
oppongono alle cure, a volte in modo anche pericoloso! Ma di che alimenti
parliamo?
E’ noto da
sempre, ad esempio, che latte e latticini non vanno per nulla d’accordo con la
tetraciclina, un antibiotico comune e ritenuto d’elezione per la cura di molte
infezioni, ad esempio dei tessuti molli, pensiamo all’ascesso dentario, pensiamo
alle infezioni della pelle e alla cura di malattie come la brucellosi. Il
motivo per cui latte e derivati interagiscono negativamente sul farmaco è dato
dal calcio contenuto proprio nel latte che ostacola l’assorbimento della
tetraciclina. Come rimediare? Assumendo il farmaco a distanza di ore da tutti i
derivati del latte, incluso quest’ultimo. E che dire di quei farmaci cosiddetti
anticoagulanti, questi vengono influenzati negativamente da alimenti quali alcuni
vegetali come i pomodori, lattuga, verze e ancora dal fegato. Il motivo risiede
dall’elevata concentrazione in questi alimenti di vitamina K che si oppone
proprio agli anticoagulanti. Il rimedio? Evitare questi cibi, laddove la cura
fosse ridotta nel tempo, oppure evitare l’assunzione contemporanea di farmaci e
alimenti come quelli descritti.
Da ricordare inoltre il ruolo rivestito dalla
liquirizia, noto ipertensivo, ovviamente ad alte dosi, inutile dire che l’assunzione
concomitante con farmaci antipertensivi dovrà essere evitata, ma anche l’eccesso
di liquirizia dovrà essere scongiurato in soggetti che soffrano di pressione arteriosa alta. La stessa liquirizia causa ipocaliemia, ovvero, diminuzione di
potassio, motivo per cui, soggetti in cura con farmaci antidepressivi farebbero
meglio a stare alla larga dalla liquirizia.
No, deciso,
inoltre nei confronti dell’alcol in associazione con i farmaci ansiolitici, in
questo caso la risposta del paziente è individuale e non si possono conoscere
in anticipo gli effetti collaterali che ogni singolo paziente può avere e
spesso tali effetti sono tanto gravi da attentare alla stessa vita del
paziente. Uno degli affetti avversi è rappresentato dalla depressione
respiratoria con conseguente insufficienza respiratoria e spesso coma seguito
da morte.
Meno gravi ma significativi lo stesso sono le interazioni negative
fra alcol e antistaminici, i farmaci usati per lo più contro le allergie. In
questo caso viene elevato a dismisura la sonnolenza, con le conseguenze ovvie
laddove si guidi un’auto o si lavori su mezzi che richiedono massima
attenzione. Sempre le bevande alcoliche poi possono interferire
significativamente sul metabolismo dell’insulina, creare irritazione sulla
mucosa gastrica alterando i normali processi di assorbimento. In sintesi chi si
appresta ad iniziare una cura dovrà attenersi ad una sorta di guida per evitare
effetti collaterali a volte anche gravi. Ma il primo consiglio è quello di
rivolgersi al medico, ricordando anche che il consumo dei farmaci deve
essere limitato ai casi di effettiva necessità, che dovrà evitarsi nella
maniera più assoluta il “fai da te” e
seguire i consigli del medico anche per i farmaci da banco che non necessitano
di ricetta per il loro acquisto. Così come dovrà essere consultato il foglietto
illustrativo allegato alle confezioni di farmaci, ricordando che assumere un
farmaco a digiuno, ad esempio, quando è previsto il contrario, ovvero l’assunzione
a stomaco pieno, può avere come effetto collaterale, nei casi più gravi, anche
la morte!
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