Non è un problema
di poco conto, in primis perché chi va incontro a crisi di ipoglicemia, ovvero
abbassamenti improvvisi della glicemia nei casi gravi può morire, in tutti gli
altri soffre di questa spiacevolissima evenienza, secondariamente perché un altro
aspetto grave del fenomeno è che le crisi di ipoglicemia costano alla
collettività qualcosa come 45 milioni di euro all’anno fra ricoveri e farmaci
da utilizzare. Ma come fronteggiare al meglio tale rischio e cosa si sta
facendo ultimamente per evitare che un’ipoglicemia attenti sovente al benessere
del paziente ed in qualche caso alla sua stessa vita?
Intanto
cominciamo col dire che l’ipoglicemia si manifesta quando i livelli degli
zuccheri nel sangue scendono repentinamente. Immaginiamo ad esempio una
glicemia pari allo 0,40/0,30 mg.dl. Solitamente ciò accade ai diabetici in curacon insulina o ipoglicemizzanti orali. Spesso l’ipoglicemia è anche il segno di
un diabete scompensato che reagisce male alle cure. In qualche altro caso si
può avere ipoglicemia in assenza di diabete, ad esempio dopo forte stress
emotivo, termico, assunzione di alcuni farmaci, ipotensione arteriosa (abbassamento
della pressione sanguigna). Ma in questi casi il fenomeno è più circoscritto e
di gravità di gran lunga minore. L’ipoglicemia deve considerarsi sempre un
pericolo, anche se il paziente diabetico in qualche modo coglie l’arrivo del
fenomeno e corre prima ai ripari assumendo dello zucchero. Ma il pericolo è
ugualmente in agguato per tutta una serie di motivi.
In primo luogo, non è
detto che anche il diabetico più abituato al fenomeno, che quando va
bene è sgradevolissimo per chi lo subisce, sia sempre nelle condizioni ottimali
per contrastarlo. Così come occorre dire che in casi estremi una sola crisi può
stroncare la vita di un paziente o ridurlo in coma. Ma al di là dei casi più drammatici,
occorre anche ricordare che l’ipoglicemia nel tempo apre la strada ad eventi
anche molto seri, ischemie cerebrali, ad esempio, anche considerando il fatto
che il cervello privato per lunghi minuti di glucosio va incontro esso stesso a
danni. Così come si è potuto osservare recentemente, come le ripetute crisi diglicemia sono forieri di aritmie, alcune fatali e persino del peggioramento
della demenza senile in soggetti che ne siano in qualche modo affetti.
Per non contare
infine gli infortuni, a volte tragici, cui vanno incontro i soggetti diabetici
in preda ad una crisi ipoglicemica. Se guidano, possono provocare un incidente
stradale, così come spesso rischiano rovinose cadute. La sintomatologia di una
tale crisi consiste nell’annebbiamento della vista, seguito dall’instabilità
delle gambe che cominciano a vacillare, i riflessi sono appannati, le mani
tremano, si suda freddo e il pensiero rallenta sempre di più, in qualche caso
si assiste anche a delle vere e proprie allucinazioni. Se non si interviene
subito, assumendo dello zucchero o, nelle forme più gravi, ricorrendo
all'iniezione di il glucagone, un ormone che innalza i livelli di glicemia, o
di una glucosata in vena, la crisi può diventare sempre più grave, fino a
determinare convulsioni o uno stato di coma, fino alla morte.
"L'ipoglicemia -spiega Francesco Giorgino, ordinario di endocrinologia all'Università di Bari e coordinatore eletto del Comitato Scientifico della Società Italiana di Diabetologia' - è un'esperienza soggettivamente molto negativa per il paziente da un punto di vista emotivo, che porta a vedere l'insulina ad esempio come un'arma a doppio taglio. Questo porta ad una sottotitolazione dell'insulina o addirittura a saltare la somministrazione, esponendo così il paziente alle complicanze di un cattivo controllo della glicemia. L'ipoglicemia naturalmente non è solo una brutta esperienza; soprattutto nel caso di episodi ripetuti può dare anche danni organici: a livello dell'apparato cardiovascolare ( ischemie, aritmie) a livello cerebrale (raddoppia il rischio di demenza nella popolazione anziana, come recentemente evidenziato da uno studio pubblicato su Jama) e, riducendo il livello di vigilanza espone l'individuo al rischio di incidenti stradali e altro."
Il rischio dunque di assistere ad un vero e proprio abbandono da parte del paziente alla somministrazione di insulina c’è tutto e proprio per scongiurare questa conseguenza, in uso negli ultimi tempi sono state immesse insuline cosiddette intelligenti, insieme a terapie mirate con incretine. Eppure, nonostante ciò non solo le ipoglicemie non sono diminuite, addirittura sembrano pure aumentate. Da un lato, insomma, si cura meglio il diabete tenendo i parametri sempre più verso la normalità, dall’altro, come dimostrato all'ultimo congresso dell'American Diabetes Association, gli accessi al pronto soccorso e i ricoveri per crisi ipoglicemiche sono aumentati, e questo soprattutto tra i pazienti più anziani. Utilizzando i dati di Medicare Fee-For Service, relativi ai pazienti ultrasessantacinquenni, nel periodo 1999-2010 si è registrato un crollo dei ricoveri per iperglicemia ( -39,5%), mentre nello stesso periodo i ricoveri per crisi ipoglicemiche sono aumentati del 22,3%. Questi trend sono stati osservati per tutte le categorie di pazienti ma negli anziani (oltre gli 85 anni) i ricoveri per ipoglicemia sono risultati il doppio che nelle fasce d'età più giovani (65-74 anni). Proporzionalmente s’è verificata la stessa cosa anche in Italia, come dimostrano i dati dell’ADA, che ha analizzato i data base di 12 ASL della Regione Puglia, nel periodo 2002-2010, individuando una popolazione di 385.527 soggetti con diabete di tipo 2 in trattamento.
“In questo periodo - afferma Antonio Nicolucci, Direttore del Laboratorio di Epidemiologia Clinica, Consorzio Mario Negri Sud - sono state registrati 10.362 ricoveri per ipoglicemia, relativi a 9.021 soggetti, che hanno generato una spesa pari a oltre 31 milioni di euro (il costo medio di ogni ricovero era di circa 3.000 euro e la degenza media era di 7 giorni). Estrapolando i dati della regione Puglia all'Italia (cioè a oltre 3 milioni di persone con diabete) è possibile stimare che le ipoglicemie severe provochino una media di 15.000 ricoveri ogni anno, pari ad una spesa di 45 milioni di euro l'anno”.
Qualcosa comunque si
continua a fare verso la diminuzione dei fenomeni di ipoglicemia, anche con l’avvento
di nuove sostanze farmacologiche, fino al trapianto di pancreas. Ma la strada è
ancora lunga, motivo per cui, nell’attesa di giungere alla definizione del
problema, occorre sensibilizzare il paziente e quanti si prendono cura di lui,
che l’ipoglicemia si può prevenire e quando verificata si può bloccare sul
nascere!
Fonte Libero.it
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