La risposta alle domande sulla sicurezza della mozzarella di bufala campagna Dop era già arrivata dall’Operazione Trasparenza lanciata all’indomani degli allarmi legati alle condizioni di sicurezza dei prodotti nella Terra dei Fuochi: tutti
i venti campioni analizzati da un laboratorio tedesco, prelevati dalle
associazioni dei consumatori e inviati in Germania, hanno registrato
valori inferiori a un quinto del limite di legge consentito per quanto
riguarda le diossine, mentre sono assenti sia la brucellosi che i
metalli pesanti.
“I prodotti sono sani”, hanno concluso le associazioni.
In ogni caso, ricorda oggi Codici, dall’allarme è derivato un
calo del mercato della mozzarella di bufala campana Dop di 30 milioni di
euro nei soli due mesi di ottobre e novembre, con una diminuzione di
fatturato pari ad oltre il 30%.
Per approfondire i temi legati alla sicurezza del prodotto, Spazioconsumatori.tv è andato in provincia di Caserta,
in uno dei più grandi caseifici che producono mozzarella di bufala
campana Dop. La prima cosa che emerge è che le mozzarelle, soprattutto
quelle di bufala, non sono mai tutte uguali: ci sono quelle Dop e quelle
non Dop. Spiega Domenico Raimondo, Presidente Consorzio di tutela della
mozzarella di bufala campana Dop: “Il Consorzio organizza circa 15.000 controlli all’anno alla Dop,
il valore aggiunto è proprio nel garantire al consumatore i controlli
in tutta la filiera, dal latte che arriva nell’azienda, ai foraggi che
mangiano gli animali, alla trasformazione di questo latte in mozzarella
di bufala campana Dop”.
Considerando specificamente i controlli, Giuseppe Zuccarella,
Responsabile assicurazione qualità caseificio Cirigliana, spiega che
“oltre tutti i controlli da parte degli organi di vigilanza, come Asl,
Nas e Corpo Forestale, il caseificio effettua quotidianamente controlli
sia sulla composizione chimico fisica della materia prima sia sui
contaminanti, cioè metalli pesanti, diossine, residui veterinari, composti chimici e sia tutti i controlli funzionali alla introduzione
della materia prima nel processo di lavorazione della mozzarella”. Fra
controlli e rigido disciplinare, conclude Codici, è altamente
improbabile il passaggio di inquinanti nella catena alimentare.
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