“Bambini e
adolescenti non sono adulti in miniatura”. Per cui non vale l’idea di dare loro
metà cucchiaio di un farmaco o mezza pasticca. “Non dare loro i tuoi farmaci
rivolgiti sempre al pediatra. Per la loro salute, il senso della misura non
basta”. È il claim della campagna di comunicazione dell’Agenzia italiana del
farmaco (Aifa) su farmaci e pediatria, che però sta facendo discutere.
Nello spot video
della campagna si dice: “Ogni
giorno a migliaia di bambini vengono somministrati farmaci non sperimentati per
uso pediatrico, spesso senza nessuna prescrizione né controllo medico. Ma chi li espone a questi rischi?
Non dare loro i tuoi farmaci. Lattanti,
bambini e adolescenti non sono adulti in miniatura.
Rivolgiti sempre al pediatra. Se ti sta a cuore la loro salute, il senso della
misura non basta”. Il
progetto della campagna, spiega l’Aifa, mira a diffondere informazioni
certificate e corrette sull’uso dei farmaci per i più piccoli. Ma qualcuno non
è convinto: il Moige, Movimento Genitori, considera la campagna allarmistica,
tanto da averla segnalata all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria.
Afferma l’Aifa:
“L’esigenza di sensibilizzare la popolazione a un uso responsabile e
consapevole dei farmaci in pediatria è particolarmente sentito dalle Società scientifiche dedicate che hanno inoltre evidenziato l’importanza di
promuovere studi clinici in ambito pediatrico. La popolazione pediatrica
risulta, infatti, scarsamente indagata con riferimento ad un uso razionale dei
farmaci ad essa destinati. Ne consegue che molto spesso, in mancanza
di dati provenienti da studi clinici specifici, vengono impiegati nei bambini
medicinali in realtà autorizzati per l’età adulta, ma a dosaggi inferiori. In pratica si considera il bambino
come un piccolo adulto. Ma ciò espone a rischi. Non tutti i farmaci utilizzati
in ambito pediatrico, infatti, hanno la stessa identica risposta in lattanti,
bambini e adolescenti, a causa delle differenze di metabolizzazione e
assorbimento degli stessi e dei diversi processi di crescita. Al
momento della somministrazione, quindi, deve essere posta molta attenzione alla
scelta dei medicinali e ai rispettivi dosaggi, da valutare in base alle età dei
giovani pazienti”. Sono tre i
messaggi principali sui quali verte la campagna di comunicazione. Il primo
riguarda il fatto che
"Il bambino non
è un piccolo adulto”
– “Il contenuto comunicativo in
questione cercherà di sviluppare una maggiore consapevolezza sugli errori
commessi durante la somministrazione dei farmaci ai bambini quale, ad esempio,
la riduzione delle dosi di un medicinale comunemente utilizzato per adulti, arbitrariamente
ritarate in base al peso corporeo e all’età del bambino”. Il secondo,
sottolinea che lattanti e adolescenti hanno età diverse, quindi
servono farmaci e dosi diversi. Il terzo evidenzia il valore della ricerca
scientifica a vantaggio dei piccoli pazienti, tanto che in una delle locandine
una bambina vestita da medico dice: “Voglio farmaci adatti a me.
Sperimentazione? Ok”.
E' pericoloso diminuire la dose di un farmaco per adulti e somministrarlo ai bambini
Secondo l’Aifa, infatti, il
problema pratico della disponibilità di farmaci adatti ai bambini non è ancora
stato risolto, nonostante i progressi della farmacologia
clinica: “Nel complesso, la percentuale dei farmaci per
l’età pediatrica su cui sono state effettuate sperimentazioni è ancora
inferiore al 50%: ciò significa un utilizzo nel bambino off-label, ovvero con
dosaggi, indicazioni e formulazioni non specificamente provate per l’età
pediatrica – spiega l’Agenzia
– È necessario far comprendere che la partecipazione volontaria dei bambini e
degli adolescenti agli studi clinici contribuisce a colmare la mancanza di
dati, garantendo ai più piccoli maggiore qualità, sicurezza ed efficacia dei
farmaci a loro destinati”.
Questo
tipo di comunicazione però non ha convinto il Movimento Genitori (Moige).
Spiega Maria Rita Munizzi, presidente nazionale Moige: “La nuova campagna
dell’Agenzia del farmaco crea forte allarme tra i genitori. Recita il claim sui cartelloni affissi
per le strade: ‘Solo gli studi clinici condotti sui bambini garantiscono la
sicurezza e l’efficacia dei farmaci’, con tanto di foto di bambina nei panni
del dottore. Ma quindi, fino ad ora,
come abbiamo curato i nostri figli essendo almeno la metà dei farmaci
pediatrici non testata sui minori? Significa che fino ad oggi abbiamo curato i
nostri figli con farmaci insicuri ed inefficaci? Chiediamo al
Ministro Lorenzin di fare chiarezza sull’opportunità di una simile comunicazione”.
L’associazione ha deciso di denunciare la pubblicità all’Istituto per
l’autodisciplina pubblicitaria, perchè se la comunicazione commerciale deve
essere “onesta, veritiera e corretta”, prosegue il Moige, “due sono le cose: o Aifa
ha immesso farmaci pediatrici insicuri, oppure questa comunicazione
istituzionale non dice il vero”.
Di diverso
avviso la Società italiana di pediatria preventiva e sociale (SIPPS)
che “si schiera con quanti vogliono curare in modo consapevole, serio ed
appropriato attraverso l’uso di medicine adatte e specifiche. I pediatri, anche
quelli ambulatoriali, sono pronti, con la dovuta preparazione, a partecipare a
studi e ricerche mirate sull’uso dei farmaci nei bambini”: questo quanto
affermato da Giuseppe Di Mauro,
presidente SIPPS. “La
recente iniziativa dell’Aifa – aggiunge Di Mauro – ci trova assolutamente
d’accordo: non possiamo che essere favorevoli a curare con più accuratezza i
bambini. È vero: spesso, nel 50% dei casi, ai piccoli vengono somministrati
farmaci non testati esplicitamente nell’infanzia e alcune volte al di fuori
dalle indicazioni ufficiali. Ma questo avviene non perché i pediatri sbaglino,
ma semplicemente perché non esistono studi specifici di efficacia o di
tolleranza eseguiti in età pediatrica: diventa allora più semplice usare dosi
inferiori rispetto agli adulti, senza considerare che un bambino non è un
adulto in miniatura ma una persona che ha un metabolismo diverso dall’adulto e
con un assorbimento del farmaco differenziato. Allora ben vengano studi seri, accreditati ed eseguiti in modo
corretto sui bambini”.
Sulla parola
“sperimentazione” si sofferma Leo Venturelli, responsabile dell’educazione alla
salute e dell’informazione della Società, che sottolinea come questa,
nonostante possa creare apprensione nei genitori, “non verrebbe eseguita su
nuovi farmaci, ma su quelli impropriamente usati in età pediatrica: in pratica,
si cercherebbe di trovare un “profilo” pediatrico alle medicine, evitando anche
un altro serio problema, le reazioni avverse che spesso intervengono durante la
cura”.
Apprezzamento
per la campagna sull’uso dei farmaci in età pediatrica (e su quella per la gravidanza) viene inoltre da Federfarma.
“La consapevolezza delle famiglie sull’uso corretto dei farmaci è in crescita –
ha detto Annarosa Racca, presidente
Federfarma – e in farmacia lo constatiamo ogni giorno quando
rispondiamo alle loro domande e risolviamo i loro problemi. E’ però doveroso insistere sul tema perché i
farmaci devono essere usati nel modo giusto, assunti a determinate ore,
evitando interazioni con altri medicinali o alimenti.”
per Help Consumatori
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