I bambini nati da parto cesareo hanno un elevato rischio di
sviluppare malattie allergiche. E’ questo uno degli
argomenti trattati nel corso di un Congresso Nazionale della Società
Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP) che si è
concluso a Milano. L’evidenza scientifica assume maggior rilievo se si
considera l’inquietante incremento del ricorso al parto cesareo: “In ambito
europeo il nostro Paese detiene il primato poco invidiabile di mamme
cesarizzate. A farci salire sullo scanno più alto del podio è una media
nazionale del 38%, con impennate del 62% registrate in Campania!” ha
sottolineato Vito Leonardo Miniello.
Nei primi giorni di vita, dunque, si ipoteca il futuro biologico del
soggetto adulto: “Al momento della nascita – aggiunge l’esperto – la mamma ha
in serbo per il suo cucciolo preziosi regali quali la vita, il latte materno ed
il passaggio dei suoi batteri
(intestinali e vaginali) che
andranno a colonizzare l’intestino sterile del neonato, permettendogli di
costruire un proprio microbiota intestinale, pur derivando da quello materno”.
Si tratta, dunque, di un vero e proprio passaggio di consegne che avverrebbe
con il parto naturale. “Infatti – continua il Prof. Miniello – viene
definita eredità microbica. La modalità del parto ed il tipo di latte assunto
risultano determinanti per la colonizzazione batterica post-natale
e la composizione del microbiota intestinale attuale e futuro. Solo il latte
materno è in grado di garantire la prevalenza di batteri intestinali benefici
quali lattobacilli e bifidobatteri, come del resto solo il parto espletato con
modalità previste da Madre Natura garantisce quella dote di batteri con
preziose prerogative immunomodulanti.
Considerando che nella multifattoriale
eziologia della espansione pandemica allergica (riscontrata negli ultimi anni
in società occidentalizzate) sarebbero imputati l’alterazione compositiva ed il
depauperamento del patrimonio microbico intestinale, l’esponente della SIPPS
indica quali potrebbero essere le misure preventive da adottare. “Recenti
evidenze scientifiche – conclude Miniello – indicano che specifici ceppi
probiotici (bifidobatteri e lattobacilli), somministrati al
lattante sin dai primi giorni di vita sono in grado di mutuare in parte la
mancata dote batterica materna e ridurre i danni biologici riscontrabili…
quando la cicogna arriva col bisturi”.
Ufficio Stampa Help Consumatori
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