Quanto
terrorismo si è fatto negli ultimi venti
anni
sulle fritture. Sembrava non esistessero malattie che in qualche modo
non potessero essere conseguenza del fritto in tavola. Il risultato è
che oggi chiedere una frittura al ristorante, o proporla in casa ad
amici o parenti, appare come una sorta di attentato alla vita dei
commensali, una minaccia seria alla loro salute che solo per un caso
non prevede un apposito articolo ad hoc nel codice penale che punisca
chiunque attenti alla vita degli altri somministrando a loro insaputa
sostanze venefiche! Ma scherzi a parte, è davvero così devastante
la frittura?
Se
lo sono chiesti dei ricercatori spagnoli guidati da Cristina
Samaniego Sanchez,
a capo del Dipartimento nutrizionale della facoltà di Farmacia a
Granada, i quali sdrammatizzerebbero i rischi rappresentati dalla
frittura, addirittura riabilitandola così
da asserire che questa modalità di cottura può addirittura essere
più benefica della bollitura sopratutto delle verdure. Il segreto
sta tutto nell'olio.
I
ricercatori infatti sostengono a gran voce che per friggere bisogna
utilizzare solo
olio
extravergine di oliva di buona qualità. E parlando
dei
vantaggi della frittura, rilevano i ricercatori iberici, rispetto
alla bollitura di alimenti come le verdure, queste mantengono le
proprietà organolettiche loro intrinseche friggendole e non
bollendole, trattamento quest'ultimo che depaupera il vegetale delle
proprie sostanze. Addirittura le fritture, sempre secondo i
ricercatori spagnoli, produrrebbero
una
maggiore quantità di
acido oleico e componenti antiossidanti che
aiutano a prevenire, nel lungo periodo, il cancro, il diabete e laperdita della vista e
se si arriva ad aumentare i tempi di frittura si migliora anche la
proprietà nutrizionale dell'alimento.
La
frittura è il metodo che produce i maggiori aumenti associati alla
frazione fenolica, il che significa un miglioramento del processo di
cottura", dice
Cristina Samaniego Sanchez. “Nel
corso degli anni, la ricerca ci ha portato a credere che friggere le
verdure è un grande divieto e le proprietà antiossidanti non
contano di fronte alla paura del grasso. Ora però, non è più
così". Non
ci è ancora dato di sapere che risonanza stia
avendo
questa ricerca negli ambienti scientifici, probabilmente potrebbe
essere in parte azzardata o meno. Ma una cosa è certa. Intere
generazioni dal dopoguerra fino agli anni ottanta sono cresciuti con
le fritture, dalle patatine in poi ed è indubbio che la loro vita,
in generale, non sia stata minata da gravi patologie. Forse, come
tutte le cose, la verità sta sempre nel mezzo e, dunque, al bando il
terrorismo psicologico a tavola!
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