Potrebbe
anche essere una svolta interessante per i malati di lupus
eritematoso (Les), la grave malattia autoimmune che
non si limita a colpire le articolazioni, anche se il fatto che
queste siano le prime interessate annovera il Les fra le malattie di
pertinenza reumatica, ma come si sa anche altri organi quali cuore,
polmoni, fegato, pelle e sistema nervoso centrale possono
essere suscettibili di alterazioni a causa della malattia stessa.
Dunque parliamo di una patologia sicuramente grave per gli esiti che
induce e comunque pur sempre molto impegnativa da un punto di vista
terapeutico.
La buona notizia è che un farmaco biologico, il
belimumab, somministrato
alla dose di 200 milligrammi per via sottocutanea e realizzato dalla
Casa farmaceutica Gsk ha sortito di gran lunga migliori effetti
terapeutici rispetto alle terapie standard, anche con altri farmaci
biologici nella remissione dei sintomi e nel miglioramento del quadro
clinico generaleI
risultati dello studio sono stati presentati al congresso di
reumatologia Eular 2016 svoltosi a Londra durante il quale si è
portato all'attenzione dei presenti un lavoro scientifico di tutto
rispetto basato sull'uso di questo farmaco su 836 pazienti quasi
tutte donne, il 96,1%, ai quali il farmaco è stato somministrato
sottocute, come previsto dalla scheda tecnica della specialità
farmaceutica. Da sottolineare il fatto che i pazienti trattati
avevano già manifestato gli esiti nefasti del lupus a livello diorgani interni come quelli citati. Le conclusioni dello studio
scientifico portano a ritenere che i pazienti che hanno utilizzato il
belimumab hanno assistito ad una riduzione pari al 62% del rischio di
sviluppare una grave riacutizzazione rispetto a coloro i quali
utilizzavano altri tipi di cura, anche standard e non solo, i
pazienti ai quali è stato somministrato tale
farmaco biologico
potevano ricorrere ad un dosaggio sicuramente più modesto di
cortisone, il prednisone, nello specifico, in ragione di meno del 25%
di principio attivo precedentemente somministrato e anche più per
almeno 40 settimane, fatto quest'ultimo di rilevanza sicuramente
notevole.
"Una delle principali sfide per i medici che gestiscono pazienti con Les è quello di prevedere il decorso della malattia, che oscilla e varia notevolmente tra gli individui, da relativamente benigna a rapidamente progressiva e anche mortale - afferma Andrea Doria dell'università di Padova - La ricerca suggerisce che il controllo di questa attività di malattia ha un ruolo importante nel migliorare i risultati del paziente. La gamma di benefici clinici osservati con belimumab in questo sottoinsieme di pazienti con Lupus più attivo fornisce interessanti indicazioni per i medici sulle caratteristiche della malattia, che possono aiutare a capire la risposta potenziale per il trattamento e migliorare alcuni risultati per i pazienti che vivono con questa patologia". (P.O.)
Giuliano
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