Solo
chi ha avuto un parente, un proprio caro o se stesso devastato
dall'ictus per i danni permanenti che sono reliquati dalla
grave condizione clinica, sa
bene quale potrebbe essere l'estremo desiderio nel
dopo ictus. Malati costretti a trascinarsi perché resi invalidi
dagli
esiti della patologia,
persone ridotte a dei semplici vegetali in preda a piaghe da decubito
per l'eccessiva permanenza a letto, persone che hanno
perso la parola per sempre e balbettano come bambini di pochi mesi
spesso minacciati da altre malattie che si aggiungono al proprio
stadio spesso ormai
terminale. Stessa cosa se l'insulto cerebrale avviene per causa
esterna, un incidente, una brutta caduta, con la differenza che in
questo caso a dover fronteggiare gli esiti di una lesione cerebrale
sono spesso giovani o addirittura giovanissimi, dove la fisioterapia
per cercare di risolvere i problemi pur
facendo del
proprio meglio, non
riesce quasi mai a
riportare un corpo piegato da una malattia invalidante o da un
incidente alla normalità. E
tutto questo accadeva fino
a ieri, ma le cose potrebbero presto cambiare.
Pare
infatti che seguendo gli esiti di una ricerca medico scientifica
compiuta dalla Stanford University Scholl of Medicine
e
che ha trovato spazio nella rivista scientifica Stroke la possibilità di riprendersi la propria vita per un paziente
colpito da malattia grave che ne abbia compromesso le facoltà motorie e non solo, potrebbe presto trasformarsi in realtà. Lo
studio infatti ha preso in esame un numero circoscritto di 18
pazienti californiani allettati a seguito di ictus altamente invalidanti che ne aveva decretato esiti permanenti all'attività
motoria cui neanche la fisioterapia riusciva a dare ristoro. Secondo
lo studio scientifico tali pazienti dopo un intervento poco invasivo
che consisteva nell'introdurre mediante un piccolo foro praticato
alla calotta cranica di
cellule staminali del midollo osseo direttamente nel cervello di questi pazienti, si è assistito ad un
recupero delle loro capacità di movimento.
Pazienti
che hanno abbandonato la loro sedia a rotelle
Le
cellule staminali utilizzate per questi pazienti provenivano da
donatori sani e sono state coltivate in laboratorio affinché si
differenziassero in cellule staminali nervose. A distanza di un mese
dal primo trattamento quasi tutti i pazienti sottoposti
all'intervento son riusciti a stare in piedi da soli, a compiere i
primi passi, di fatto abbandonando la sedia a rotelle. Al punto che,
come dice Gary
Steinberg che ha condotto lo
studio,
ad esempio "pazienti che erano sulla sedia a rotelle ora possono
camminare". Risultata in questa fase sperimentale priva di
effetti avversi, la terapia a base di staminali dovrà ora essere
testata su un maggior numero di pazienti per confermarne l'efficacia. Questa
potrebbe essere la vera svolta per il dopo ictus, dare la speranza a
quanti siano andati incontro agli esiti invalidanti di questa
condizione clinica, pensando che nulla è del tutto perduto e che anzi
è ancora possibile tornare alla quasi normalità della propria vita
ante malattia.
Giuliano
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