Non importa se costano al chilo più del filetto, se poi hanno pure quel tocco di esotico che fa tanto tendenza, meglio ancora. Insomma, gli italiani faranno pure fatica ad arrivare alla fine del mese, gli italiani saranno piagnucolosi quando ricordano che ci sono milioni di disoccupati e di persone indigenti, ma guai a toccar loro le mandorle, la quinoa, i mirtilli, il farro e lo zenzero. Non ci credete? Provateci e altro che gilet gialli, qui scoppia la rivoluzione!
Certo,
sostenere che i problemi degli italiani scaturiscono solo dalla facilità
o meno di procurarsi questi ingredienti, sarebbe un po’ da sciocchi,
ma che i nostri connazionali ultimamente si cimentino in menù dove a far da
padrone è lo zenzero, la farina di riso, la cannella il cocco,
l’avena e immaginare di zuccherare ancora il caffè non con lo zucchero
bianco, invece che con il più che salutare zucchero di canna, almeno a
vedere come sono schizzati i consumi per questi prodotti, sembra
molto verosimile. E non solo, date un’occhiata all’Osservatorio Immagino di GSI Italy e Nielsen e vediamo se oserete ancora contraddire e vedete invece se ancora si può parlare di dubbi su come gli italiani si stiano un po’ facendo prendere la
mano da frutti, meglio se esotici, aromi e quant’altro che un tempo
venivano solo sfiorati, oppure non esistevano proprio o se andava
bene facevano la loro comparsa in alcune cucine di campagna, come
accadeva alle mandorle, ad esempio.
Kamut tramontato, il sole sorge per stevia, bacche di goji e farro
Se c’è stato il tempo per il
Kamut, che è solo un tipo di grano e null’altro, da non dare ai celiaci, tanto per intenderci, sulle nostre credenze adesso si fa
largo alla quinoa, alzi la mano chi non conosce la quinoa, che è un
ortaggio della famiglia degli spinaci, si fa spazio al farro senza
dimenticare la stevia e le bacche di goji, la prima correttamente
denominata stevia rebaudiana utilizzata come dolcificante, le
seconde come particolari frutti succosi e dalle diecimila proprietà
nutrizionali! Sarà vero?
Secondo
il citato Osservatorio,
sulle
nostre tavole negli
ultimi
periodi la parte del leone la fa anche lo
zenzero:
un Re Mida incoronato “person of the year” perché in
dodici mesi ha visto raddoppiare le vendite dei prodotti in cui è
presente (+108,4%), leggi
25 milioni di euro e, allora, via allo zenzero in tutte le “salse”, nelle tisane, nello yogurt, nei
succhi di frutta, ovunque c’è spazio per
lo
zenzero e,
guai a non usarlo!
E,
visto che si era partiti dalle mandorle, perché non ricordare
che l’amato frutto non si trova solo a tavola con una percentuale
in rapida ascesa che le colloca quasi all’1,50% dei prodotti
alimentari e che si prestano a veloci snack, a fuori pasto e
fanno
la loro dignitosa parte in pasticceria e nei prodotti di bellezza,
saponi e shampoo compresi. Il peso della bilancia commerciale per
questi frutti è di
oltre 250 milioni di euro in un solo anno. A seguire
troviamo
i mirtilli, chi ne può più fare a meno! Il farro e la prima citata
quinoa, cresciuti entrambi nelle nostre tavole di ben il 64%, rispetto
a due soli anni fa.
Pensare
che tutti coloro i quali fanno quasi la fila al supermercato o nei
negozi specializzati lo facciano solo per motivi salutistici, come
vogliono farci credere, è un’idea
un
po’ peregrina. C’è tanto, tanto altro. Esiste
un fatto di moda, di appagamento dell’esigenza di voler apparire a
tutti i costi, insomma, fa tendenza anche far sapere agli altri cosa mangi e fai mangiare a
casa tua e che dire del bombardamento mediatico di chef, grandi
cuochi, influencer in genere che rimbambiscono spesso la gente, al
grido che è così che si mangia sano, costi quel che costi, tanto a pagare sei tu!
Se a questo aggiungiamo che mai come adesso la gastronomia sembra
essere diventata una alta specializzazione della medicina, capace com’è
di influenzare nel
bene o nel male il consumatore per
il ruolo benefico o malefico che può avere sulla gente, basta poco,
molto poco, basta infatti spacciare un alimento come elisir
di lunga
vita e il gioco è fatto. C’è chi ci aveva pensato anni
fa
a sostenere che chi beveva
birra campava cent’anni…
Salvo
oggi ricredersi anche su questo assioma, perché
un fatto è comunque certo. Nessuna
sostanza da
sola fa
campare in eterno, o
uccide, a meno di non ingoiare veleno per topi. Ogni alimento
può servire magari
più
di altri
o tanto meno di altri
a far star meglio, a migliorare le nostra performance,
ma una singola sostanza, non è mai stato dimostrato, sia
mai servita a
farci
diventare
ottuagenari ad
oltranza!
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