La ricerca volta ad una cura definitiva contro il Morbo di Alzheimer è in fase avanzata e galoppante. Da qui a ritenere che siamo vicini ad una soluzione definitiva sarebbe azzardato e poco serio. C’è però da segnalare un intervento del tutto inedito volto, se non a guarire dalla malattia, almeno a ritardarne l’esordio sopratutto rallentandone i sintomi. Lo studio è italiano e stride non poco con la decisione della Casa farmaceutica Pfizer di abbandonare ogni tipo di ricerca medico scientifica contro il Morbo di Alzheimer. Ma lo sconforto che aveva sortito tale decisione da parte del colosso farmaceutico Pfizer non deve assolutamente far ritenere che non si investa e non si studi contro questa subdola e insidiosa malattia dei nostri giorni.
Intanto occorre sottolineare un fatto importante. Se oggi la popolazione malata di Morbo di Alzheimer è aumentata, ciò non dovrà leggersi come il segno di una sorta di pandemia da Alzheimer. Il motivo dell’aumento dei pazienti è dato da due fattori importanti. Il primo, i nuovi sistemi diagnostici cui non si disponeva appena 25 anni fa, al punto
(palmitoiletanolamide coultramicronizzata con luteolina), si stanno rivelando promettenti nella riduzione dell'infiammazione e del contemporaneo controllo dello stress ossidativo localizzato e quindi nel ritardo dell'avanzamento della malattia".Quindi un nuovo tassello che va ad inserirsi fra quelli già in essere da parte della Comunità scientifica e siamo portati a ritenere che la cura definitiva dell’Alzheimer è solo questione di tempo e ci sono molte aziende attive nella ricerca in neuroscienze, esistono tante case farmaceutiche che stanno lavorando, oltre a molti programmi finanziati da Comunità europea, Miur e ministero della Salute, insomma Istituti di Ricerca, Case Farmaceutiche che non ci faranno strappare le vesti, solo perché Pfizer ha detto “basta ricerca contro l’Alzheimer”!
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