Immaginiamo di essere in un deserto, assetati. Davanti a noi ci sono due cartelli: uno dice "Acqua", l'altro "H2O". L'uomo comune, sfinito e abituato alle soluzioni facili, sceglierà senza pensarci il cartello "Acqua". È familiare, rassicurante e non richiede alcuno sforzo. Ma lui non capisce che la vera salvezza potrebbe essere dietro il cartello "H2O", che richiede un minimo di attenzione. 'H₂O', pur indicando la stessa cosa, gli risulta oscuro, perché nessuno gliel'ha mai presentata in quel modo o, se ci ha provato, lui l'ha trascurata. Comprendere questa formula richiede un sacrificio: il sacrificio della ricerca.
Il Potere di Chi Sceglie per Noi
Perché accontentarsi del cartello "Acqua"? Perché il sistema vuole che lo facciamo. Non è solo un problema di mancanza di conoscenza; è il risultato di un potere economico, multinazionali e fondi di investimento, che hanno tutto l'interesse a offrircelo.
Continuiamo ad associare alla parola “acqua” il significato che ci è familiare, senza sforzarci di capire che la sua formula chimica, per quanto semplice, ci permetterebbe di comprenderne la vera struttura e, chissà, persino di crearla quando scarseggia. E ricordiamoci che questo principio vale in molti ambiti, dalla moderna medicina e non solo, all'economia. Quando qualcuno vuole farci credere che esistono vie facili e, soprattutto, gratuite per il nostro esclusivo bene, è proprio in quel momento che non stanno facendo il nostro bene. In medicina, in particolare, quando ci ricordano che screening e diagnostica sono gratuiti "solo per il nostro bene", ricordiamoci del topo: il formaggio nella trappola è gratis, ma quanto gli faccia bene è sotto gli occhi di tutti.
Questo potere non ha bisogno di un regime o di una dittatura. Agisce in modo subdolo, apparentemente gratuitamente, influenzando governi e istituzioni che diventano meri esecutori. Il risultato è una serie di scelte economiche, politiche e sanitarie che sembrano per il nostro bene, ma che in realtà ci rendono cittadini inermi, incapaci di prendere decisioni autonome. Lo vediamo nelle politiche sanitarie, dove la scelta è ridotta al minimo e nel mondo del benessere, dove l'informazione mainstream è spesso un monologo, non un dialogo. I Soloni di turno, dalle loro torri d'avorio, ci riducono a semplici spettatori, a cui non è concessa nemmeno la possibilità di controbattere. Se proviamo a farlo, veniamo subito confinati nella categoria degli "indesiderati"o complottisti.
La Trappola del Materassino Intellettuale
Oggi, la conoscenza è a portata di mano, ma questo non ci ha reso più consapevoli. Al contrario, ci ha anestetizzato. La tecnologia, che avrebbe dovuto liberarci, è diventata il nostro più grande nemico in questa battaglia.
L'Intelligenza Artificiale, le app per il benessere e i social media rischiano di trasformarsi in un "materassino" sulla superficie del mare. Ci danno l'illusione di navigare nel sapere, dondolandoci senza sforzo tra consigli e risposte pronte. Ma mentre ci sentiamo al sicuro, veniamo portati sempre più al largo, in un mare di complessità dove, senza aver mai imparato a "nuotare", il che è esattamente ciò che vogliono, finiremo per affogare. Il vero rischio non è l'AI in sé, ma la nostra passività.
Per fortuna!La Pandemia: Un Catalizzatore Inatteso
La recente pandemia ha agito, persino inaspettatamente, come un catalizzatore potente. Quella stessa tecnologia a buon mercato, che doveva servire ad anestetizzarci e a tenerci sul materassino, ha finito per creare una voce del dissenso che molti hanno seguito. Per fortuna. Di fronte a una minaccia globale e a informazioni a senso unico, molti di noi hanno iniziato a cercare risposte altrove.
L'emergenza ha forzato una scelta: accettare il pacchetto confezionato della paura o cercare H₂O della conoscenza. Internet, i social media e i canali di informazione alternativi sono diventati i luoghi dove abbiamo cercato di imparare a nuotare, anche senza istruttore. Ovviamente, questo ha creato una sorta di rivoluzione dal basso che ha sparigliato le carte di chi ha sempre cercato di governarci dall’alto. La reazione è stata la censura, usata in modi che solo un Paese dittatoriale potrebbe concepire. Ma, ironicamente, proprio la censura dispiegata a piene mani ha sortito per chi ci vorrebbe docili pecore, l'effetto opposto. La pandemia ha mostrato che, quando la posta in gioco è alta, il nostro desiderio di consapevolezza può essere più forte della pigrizia.
"Ma noi facciamo solo quello che ci dicono... cosa possiamo farci?"
La sensazione di essere schiacciati dalla complessità e dal clima rassicurante che ci ha insegnato a fidarci e delegare, a volte ci schiaccia e ci fa sentire piccoli in un mondo di giganti. Ma la nostra non è una chiamata a diventare medici o scienziati. È una chiamata a diventare interlocutori. Cosa possiamo fare? Una cosa semplicissima, una sola cosa: fare una domanda.
Non fare ciò che ci dicono e basta. Chiediamo "perché?". Chiediamo "quali sono le alternative?". Chiediamo "come funziona?".
Quando si parla di "imparare a nuotare", non si intende che il nostro fine debba essere per forza quello di diventare campioni olimpici. Piuttosto, quello di evitare con tutte le nostre forze di affogare. E per non affogare, basta a volte sapere che l'acqua non è un materassino su cui dondolarsi. Basta un minimo di sforzo, una spinta con le gambe, per non andare alla deriva.
Il nostro medico di base non è il nostro padrone; è il nostro alleato. Ma per essere un alleato, abbiamo bisogno che sia un partner nel dialogo. E per i media, chiediamoci sempre: cosa non ci stanno dicendo? È un pacchetto confezionato o c'è dell'altro?
Non dovremmo lottare contro il sistema da soli, dovremmo solo smettere di farci dondolare, solo perché il dondolio, oltre che comodo, può persino risultare piacevole. Iniziamo a fare una domanda. È la nostra prima spinta per non affogare.
Il Materassino è anche Quello di Chi Decide
Il terrore non è solo la nostra paura di ammalarci, se parliamo in ambito sanitario, ma anche la paura di chi sta dall'altra parte della scrivania.
Il Medico sa che alcune terapie non sono l'opzione migliore, ma le applica per protocollo. E noi, zitti, perché lo dice lui e, spesso, vediamo un altro medico che si allinea col primo.
Lo Scienziato crede che un'innovazione sia inutile, ma non osa dirlo per non perdere i fondi.
Il Giornalista non scriverebbe mai un certo articolo, ma lo fa per garantire le risorse pubblicitarie.
E c'è un'ultima, sottile differenza che spesso ci sfugge. Non crediamo che chi ci sembra in una posizione dominante sia sempre solo parte del sistema; a volte viaggia semplicemente su un materassino un po' più comodo del nostro. La sua resistenza al cambiamento non è per cattiveria, ma per un'abitudine al comfort e a volte, fa finta di non sapere che 'acqua' è anche 'H₂O' e lo fa credere anche a noi.
In tutti questi casi, la verità è secondaria rispetto alla convenienza e alla paura di perdere il proprio posto nel sistema. Ognuno di loro si dondola sul proprio materassino, legato da vincoli economici e dalla paura di cadere. Quindi, quando noi, chiediamo "perché?", non stiamo mettendo in dubbio solo l'autorità, ma stiamo disturbando l'equilibrio del loro stesso materassino. La nostra domanda è una sfida a un sistema di convenienza condivisa. Potremmo non ottenere una risposta onesta, ma il nostro "perché?" crea una crepa in quel sistema, una piccola fessura da cui può passare la luce.
Il Dondolio Nasce in Famiglia e a Scuola
C'è un ultimo anello nella catena del "dondolio": la famiglia e la scuola come suo alibi.
Un tempo, un padre o una madre temeva il giudizio del figlio, la domanda "perché hai scelto la via facile?". Era una bussola morale che orientava le scelte, un faro che impediva di navigare solo per utilitarismo.
Oggi, in una società sempre più liquida, la famiglia stessa può diventare il propulsore della "scelta sbagliata consapevole". Il genitore, avendo abdicato alla sua autorità, la demanda alla scuola, ma inconsciamente si aspetta che questa ricalchi le sue posizioni. Quando la scuola insegna a nuotare davvero, o per lo meno prova a insegnarlo, il genitore entra in contrasto, creando un vuoto di autorità che spinge il figlio a non credere a nessuno, neanche a se stesso.
Questo rende il nostro sforzo ancora più eroico. Perché il nostro "perché?" non è solo una domanda a un esperto, ma una ribellione contro un intero sistema di valori che inizia proprio dalle fondamenta. Noi siamo l'unica bussola che ci è rimasta. La nostra scelta di cercare l'H₂O è un atto di coraggio che ci rende i nostri stessi padri, le nostre stesse madri, in una nuova e solitaria eredità di coscienza.
Il Potere Paralizzante della Paura
Poi c'è il vero, grande ostacolo che spegne ogni luce e paralizza ogni scelta: la paura, il terrore.
Tornando al nostro medico di base, un esempio che vale per tutti gli altri ambiti, il medico potrebbe esordire con una frase come: "Non farmi domande, questa è la cura. Se non la fai, muori." Di fronte a un'affermazione così categorica, il nostro cervello si spegne. Il terrore elimina ogni scelta, ogni dubbio, ogni domanda. Ci spinge a delegare totalmente, a buttarcisi sul materassino non per pigrizia, ma per un istinto di sopravvivenza.
Questa dinamica vale per la salute, ma anche per l'ambiente ("se non agiamo, il mondo finirà"), o l'economia. Ad esempio, quando ci dicono: “La tua nazione è talmente indebitata che se non fai come ti ordino, non potranno più essere pagati stipendi e pensioni…” Questo pretesto è servito ad applicare le più ignobili leggi che hanno cancellato in una volta sola le lunghe battaglie dei lavoratori e ci hanno spinto in una spirale di crisi permanente che ci ha depauperato dei frutti del nostro lavoro. La paura semplifica una realtà complessa in un'unica strada: quella che ci viene indicata, ovviamente, sempre per il nostro bene!
Eppure, proprio nel momento del terrore, la nostra domanda diventa l'unica vera cura. Chiedere "perché?" non significa non aver paura. Significa avere il coraggio di affrontarla. Significa cercare un barlume di luce, anche se la mano trema. Quel piccolo "perché?" è il primo respiro che facciamo mentre ci spingono sott'acqua. È il nostro tentativo di iniziare a nuotare, anche se le gambe ci tremano. È l'atto più ribelle che possiamo compiere: rifiutare di farci paralizzare. La consapevolezza non è l'assenza di paura, ma la forza di agire nonostante essa.
Accendiamo la Nostra Candela: La Scelta Consapevole
Le grandi scoperte dell'umanità non sono avvenute con un clic, ma con uno sforzo immenso. A lume di candela, in tempi che oggi ci sembrano impossibili, c'era chi cercava di capire la formula dell'acqua senza avere un materassino su cui appoggiarsi. La loro forza ci ha consentito di vivere in agi che altrimenti sarebbero stati impossibili. La conoscenza vera richiede disciplina, concentrazione e fatica.
La lotta per la nostra salute è una lotta per la nostra sovranità personale. Rifiutiamo il materassino e scegliamo di imparare a nuotare. Non accettiamo il "pacchetto confezionato", ma chiediamo sempre l'H2O.
Non malediciamo l'oscurità dell'ignoranza. Accendiamo la nostra candela con la curiosità, il dubbio e la ricerca.
La scelta è nostra e il momento di agire è adesso, prima che il dondolio diventi troppo comodo per farci scendere.

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