Il grande imbroglio della dieta: la soluzione è in un interruttore?


Quando si parla di salute e benessere, la tendenza è quasi sempre quella di pensare in grande. Se il problema è l'obesità, la mente corre subito a soluzioni estreme, come la chirurgia gastrica. Un intervento costoso, invasivo e con rischi, che promette di risolvere in un colpo solo un problema che dieta e sport non sono riusciti a domare.

E se vi dicessi che, prima di arrivare a tanto, la soluzione potrebbe trovarsi in qualcosa di incredibilmente semplice? Qualcosa che costa pochi euro e si installa in un minuto? Insomma, scordiamoci diete impossibili o interventi risolutivi, che spesso mettono a tacere un problema oggi per farlo ripresentare domani. Scordiamoci conteggi astronomici di calorie e bilance impazzite, perché è in arrivo un sistema rivoluzionario che ci fa fare pace con la nostra bilancia... per sempre! Ma sarà veramente così?

Un Esperimento Sorprendente: la Scienza dietro il Colore

Una ricerca scientifica, che sarebbe più corretto definire uno studio esplorativo o studio pilota, vista l'esiguità del numero di partecipanti e la mancanza dei crismi di un vero e proprio studio scientifico, pubblicata sulla rivista Appetite, ha messo in evidenza un aspetto che a prima vista potrebbe sembrare una follia. Gli scienziati hanno riunito 112 persone, tra uomini e donne, e le hanno fatte mangiare la colazione (omelette e mini-pancakes) sotto luci di tre colori diversi: bianca, gialla e blu. Il loro obiettivo era scoprire se il colore della luce potesse influenzare non solo la percezione del cibo, ma anche la quantità che se ne mangia.

I risultati hanno lasciato tutti a bocca aperta, ma non per la fame, quanto per lo stupore! Mentre la luce blu ha reso il pasto meno "piacevole" alla vista (il cibo appariva meno invitante), non ha minimamente intaccato il sapore o la soddisfazione generale. Ma il dato più clamoroso è stato un altro: gli uomini che mangiavano sotto la luce blu hanno consumato una quantità significativamente inferiore di cibo.

Con tutto il rispetto per gli autori dello studio, non c’è alcun riferimento riguardo al fatto che i partecipanti sotto luce blu gradissero davvero omelette e mini-pancakes. È possibile che, a prescindere dalla luce, abbiano mangiato meno per poco apprezzamento del cibo? Ma andiamo avanti:

Perché questo studio va oltre la semplice luce blu

La ricerca ha messo in luce un meccanismo complesso e affascinante. I ricercatori non si sono limitati a un semplice "mangio di più/mangio di meno", ma hanno esplorato le motivazioni dietro questo comportamento, arrivando a conclusioni che, a nostro avviso, sono il vero cuore del lavoro.

  • Non si tratta solo di colore, ma di psicologia evolutiva. Lo studio suggerisce che il nostro cervello, per un retaggio evolutivo, associa i cibi a colori caldi e naturali (giallo, arancione, rosso), che indicano maturazione e commestibilità. Il blu, invece, è un colore "innaturale" per il cibo e il nostro cervello lo percepisce come un segnale di allarme. Questo fa sì che l'apparenza del pasto risulti meno invitante, anche se il gusto rimane lo stesso. Forse questa è la parte più saliente dello studio, che possiamo verificare ogni giorno. Chi, ad esempio, si cimenterebbe a mangiare bendato? O, se con una serie di specchi lo stesso cibo di cui siamo ghiotti lo si riducesse visivamente a qualcosa di sgradevole, saremmo sicuri di mangiarlo nelle solite quantità?

  • La chiave è la differenza di genere. Il dato più sorprendente è che l'effetto della luce blu si è manifestato solo negli uomini. L'articolo ipotizza che ciò possa essere legato a differenze nelle risposte neuronali agli stimoli visivi legate al cibo, che sono state osservate in studi precedenti. Questo dimostra che non esistono soluzioni universali, ma che il nostro corpo e la nostra mente rispondono in modo diverso a seconda di fattori specifici.

  • Il contesto è tutto. L'esperimento ha dimostrato che è il contesto in cui si mangia a influenzare la quantità di cibo. Questo si collega ad altre ricerche, ad esempio quelle che mostrano che le luci soffuse e l'atmosfera rilassata portano le persone a mangiare di più, perché non si concentrano sul pasto. Lo studio sulla luce blu dimostra che il contrario è vero: un ambiente "scomodo" può aiutare a mangiare di meno, senza rovinare l'esperienza del pasto in sé.

Prima di vedere i risultati dello studio, occorre pensare a un altro aspetto che, a nostro avviso, lo studio non ha considerato. Se è vero che un ambiente scomodo può aiutare a mangiare di meno, pensiamo a chi mangia in viaggio, magari su un treno o in auto, da passeggero. Forse gli scienziati non hanno considerato che mangiare male non significa solo mangiare cibo di scarsa qualità, ma anche in condizioni precarie e sotto stress. In questi casi, non solo il cibo apporta meno nutrienti, ma lo stress vanifica ogni sforzo per mantenere la linea. Ed è sotto gli occhi di tutti che la nostra società si alimenti male, a volte anche nelle giuste porzioni, ma sia ugualmente sovrappeso o addirittura obesa.

Applicazioni pratiche dello studio

Vediamo quindi quali applicazioni potrebbe avere questo studio nella vita di tutti i giorni.

  • A casa, nella vita di tutti i giorni: L'applicazione più diretta potrebbe essere che, se il tuo obiettivo è mangiare porzioni più piccole, specialmente a cena, potresti sperimentare con la luce della sala da pranzo. Esistono lampadine LED che permettono di cambiare il colore con un'app. Potresti provare a impostare una tonalità più fredda o bluastra durante i pasti. È un metodo non invasivo e senza sforzo. Salvo poi litigare con tutti gli altri componenti della famiglia, quindi, andrebbe bene solo per i single, a meno che...

  • Nel mondo del commercio: Pensa a ristoranti o mense. Sapevi che molti fast food e ristoranti usano luci calde (gialle/arancioni) perché stimolano l'appetito e mettono a proprio agio? Lo studio suggerisce che un ristorante che vuole incoraggiare porzioni più moderate potrebbe usare un'illuminazione blu, magari in una zona buffet o in un'area specifica, soprattutto per quei clienti che si lamentano sempre del conto troppo alto!

  • Nella presentazione del cibo: Si può pensare anche all'illuminazione dei banconi nei supermercati o nelle vetrine. Se l'obiettivo è vendere di più, si usano luci che esaltano il colore dei prodotti. Al contrario, l'illuminazione a luce blu potrebbe essere usata per cibi specifici, per aiutare il consumatore a non esagerare con l'acquisto. Utopia, visto che spesso i cibi più scadenti sono quelli che rendono di più a chi li vende.

In sostanza, lo studio ci offre una prova del fatto che il nostro ambiente influenza il nostro comportamento a un livello inconscio. Non è una soluzione definitiva, ma è uno strumento in più, un piccolo "trucco" per il cervello, che può essere integrato in uno stile di vita più consapevole.

Il Grande Controsenso: Chirurgia o Lampadina?

Questo studio mette in discussione un'intera mentalità. Viviamo in un'epoca dove siamo portati a credere che per i problemi complessi servano soluzioni complesse. E così, per combattere l'eccesso di peso, il pensiero comune ci spinge verso diete estreme, farmaci o, nei casi più gravi, l'intervento chirurgico, che riduce la grandezza dello stomaco per limitare l'assunzione di cibo.

Ma questo studio ci fa riflettere: se per una parte della popolazione (gli uomini) una semplice luce blu può ridurre l'apporto calorico senza sacrificare il gusto o la soddisfazione, non è forse il caso di ripensare l'intero approccio? Non sto dicendo che una lampadina può sostituire un intervento salvavita, ma di certo invita a esplorare tutte le strade meno invasive prima di ricorrere al bisturi. Questa sarebbe la chiave di lettura di questi "scienziati" che si cimentano in studi tanto roboanti. Chi non preferirebbe una lampadina al bisturi? E che, invece di limitarsi a qualche applicazione pratica, associano la paura di un intervento a soluzioni semplici. A questo punto, semplicità per semplicità, perché non tentare un'altra strada, non solo più semplice ma meno invasiva?

  • Personalizzazione totale: Ognuno potrebbe usare gli occhiali solo quando ne ha bisogno, senza influire sulla luce o sull'atmosfera per gli altri commensali.

  • Un gadget su misura: In un mondo di dispositivi indossabili, un paio di occhiali con lenti a filtro blu sarebbe un'evoluzione logica, un po' come gli occhiali da sole che cambiano colore.

I possibili ostacoli

Certo, ci sarebbero degli ostacoli da superare. Indossare degli occhiali così appariscenti a cena potrebbe risultare strano o poco pratico. Inoltre, bisognerebbe capire se l'effetto funziona con un filtro diretto sull'occhio, o se sia necessario un ambiente completamente immersivo. Ma a me personalmente, certe elucubrazioni da parte di "studiosi" con questa fervida fantasia da quattro soldi spaventano. Chi ce lo dice che un domani, qualche Direttiva Comunitaria, non imponga a tutti i ristoranti l'utilizzo della luce blu per il nostro "benessere e la nostra salute", come sono soliti fare e che sta tanto a cuore a chi fa finta di governarci?

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