Una nuova tecnica definita ablazione a micronde, potrebbe rappresentare un importante passo avanti nel trattamento terapeutico delle neoplasie epatiche Secondo Attilio Solinas e Paolo Brunori del servizio di Gastroenterologia ed Epatologia della ASL 2, si sono osservati riscontri positivi nel trattamento di una massa tumorale in pazienti affetti dalla malattia anche in condizioni generali di salute del tutto compromessi, compresi soggetti anziani.
Altri trattamenti del genere sono stati effettuati presso l'Unità Fegato dell'Azienda Ospedaliera "San Giuseppe Moscati" di Avellino ad opera del Salvatore D'Angelo, direttore dell'Unità Fegato. Oggi, a distanza di tre anni dalle prime applicazioni, parrebbero confermati i riscontri positivi dell’innovativa tecnica chirurgica.
La validità della scoperta è anche data dal fatto che i pazienti
trattati possono sottoporsi all’intervento senza ricorso alla narcosi, ciò
grazie anche ad un trattamento ritenuto sicuramente poco invasivo che prevede
l’associazione di farmaci antineoplastici biologici in associazione ad una vera
e propria aggressione della massa tumorale grazie ad una sonda della grandezza
di un paio di millimetri che, oltretutto, trasmette le immagini in tempo reale direttamente sul monitor dove l’operatore
segue le fasi dell’intervento.
Il trattamento prevede l’invio di micronde che scaldano le
cellule tumorali fino a distruggerle e prevede che per ogni seduta terapeutica
si possano colpire aree di tessuto neoplastico fino a cinque centimetri per
volta per una durata operatoria di 10 minuti un quarto d’ora massimo,
consentendo la ripetizione del tutto in una seconda seduta operatoria a
distanza di poco tempo. C’è da ricordare che per le cellule tumorali bastano
temperature di 42 gradi e mezzo C per distruggerle.
Sui tumori primitivi l’ablazione a micronde pare funzionare al
meglio, non è ancora possibile stabilire con precisione l’efficacia quando si
tratta di intervenire sulle metastasi, anche se i primi trattamenti su queste
aree hanno dato buoni effetti. In questo caso al trattamento viene associata
anche la chemioterapia antiblastica.
Tale nuova tecnica si definisce
termoablazione percutanea ecoguidata mediante emissioni di micronde con la
quale sono stati trattati i primi pazienti neoplastici evidenziando buoni
riscontri terapeutici. Secondo Salvatore D’Angelo tale tecnica, prevista anche
su pazienti non trattabili, ovvero che non rispondono più a nessun’altra
terapia, secondo gli studi comparativi effettuati risalenti al 2003, consente un
indice di sopravvivenza di oltre 18 mesi.
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