Si è soliti chiamarli orecchioni,
come se responsabili della malattia o coinvolti nella stessa fossero le
orecchie. In effetti tali organi dell’udito c’entrano poco con l’infezione
virale che invece coinvolge le ghiandole parotidi, particolari ghiandole
deputate alla secrezione della saliva che, una volta colonizzate da agenti
patogeni, nello specifico, virus, si infiammano dando luogo alla malattia
coinvolgendo indirettamente le orecchie che a seguito dell’edema causato
dall’infiammazione assumono un aspetto più grande, più sporgente e, dunque, più
appariscente, per questa ragione
sembrano coinvolte le stesse orecchie.
Il virus in questione
responsabile dell’infezione è il
Paramyxovirus, un agente patogeno che tende a migrare da un soggetto ad un altro, tant’è che gli orecchioni fanno parte di quelle malattie contagiose che,
però, una volta contratte immunizzano il soggetto a vita. Proprio la
possibilità di trasmissione da un soggetto ad un altro fa si che la patologia
la si contragga prettamente in età scolare, vista la maggiore possibilità che
la promiscuità determina fra le mura della scuola. Il contagio si determina per
via aerea, quando con la saliva il soggetto affetto dalla patologia trasmette a
quello sano il virus e non solo, nel periodo compreso fra l’inverno e la
primavera, ritenuto il picco dell’infezione, è possibile anche infettarsi
toccando superfici dove per un breve periodo il virus può albergare, trasferito
con i liquidi organici dal soggetto ammalato. La sintomatologia degli
orecchioni non è immediatamente chiara, i sintomi appaiono sfumati, con tutta
una serie di disturbi generici caratterizzati da cefalea, debolezza fisica,
lieve anoressia e febbre.
Per il medico è tuttavia semplice giungere alla
diagnosi della malattia ricorrendo alla palpazione del paziente e accorgendosi della
presenza di una particolare tumefazione
delle ghiandole parotidi accompagnata dalla difficoltà riferita da parte del
paziente di procedere ad una corretta masticazione, a causa del dolore vivo che
avverte, associato spesso ad un fastidio acuito dalla deglutizione. Parliamo di
una malattia benigna che di norma si risolve senza strascichi nel bambino.
L’adulto, alle prese con gli orecchioni, a cause dell’infezione virale che si è
determinata rischia, nel caso di soggetti di sesso maschile, un’infiammazione
dei testicoli, orchite, che se mal curata in particolari casi conduce il
soggetto alla sterilità. Ciò spiega l’esigenza di ricorrere a cure tempestive
ed efficaci di fronte ad una patologia del genere. L’esame ematologico,
soprattutto nei soggetti di sesso maschile adulti, è in grado di fugare ogni
eventuale dubbio diagnostico afferente alla malattia.
Terapia
La terapia degli orecchioni
deve mirare al contrasto di quelle manifestazioni, per lo più caratterizzate
dal dolore, dalla febbre e dal impedimento di quelle possibili infezioni
batteriche opportunistiche che possono istaurarsi durante gli orecchioni. Per
giungere a ciò, il medico prescrive farmaci quali gli antinfiammatori (FANS)
che, solitamente, rispondono in maniera duplice, sia quali antidolorifici che antipiretici.
Va benissimo in questo caso il ruolo esercitato dalla Tachipirina che,
oltretutto, è poco gastrolesiva.
La scelta dell’antibiotico più adatto, così
come la necessità di prescriverlo, è compito del medico, sulla scorta dei
sintomi riscontrati e delle condizioni generali del paziente. In qualche caso,
sempre a discrezione del curante, è possibile orientare la terapia verso gli
antivirali. Infine, stante la difficoltà del paziente ad assumere sostanze
solide, per effetto della masticazione resa difficoltosa e della stessa
deglutizione dolorosa, è possibile concordare con lui una dieta per lo più
liquida, anche rispondendo alla necessità di idratare l’organismo che, a causa
della febbre e dello stress causato dalla malattia, risente i disturbi
determinati dalla disidratazione che va contrastata in maniera energica.
Nessun commento:
Posta un commento
Ti preghiamo di inserire sempre almeno il tuo nome di battesimo in ogni commento