sabato 3 novembre 2012

Malattie cardiovascolari: la donna rischia di più dell'uomo!

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Ormai le donne non dovrebbero stupirsi più apprendendo che il loro rischio di incappare in una malattia cardiovascolare anche grave ha superato di gran lunga l’analogo rischio per l’uomo. Il problema, se così vogliamo definirlo, oppure, la buona sorte  delle donne, semmai, è data dal cosiddetto “ombrello protettivo”, efficace durante l’età fertile, ovvero, dalla difesa rappresentata dagli ormoni femminili che però dopo la menopausa, diminuendo la loro quota, lascia del tutto scoperta la donna dalla protezione nei confronti delle malattie cardiache e neurologiche in generale.

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Il risultato è che dopo il climaterio anche nella donna si assiste ad un aumento del colesterolo cattivo (Ldl) in luogo di quello buono che tende a diminuire (Hdl), così come è sempre dopo il climaterio che nella donna si fa strada l’ ipertensione arteriosa e aumenta decisamente la probabilità di incorrere nel diabete, quest’ultima malattia è spaventosamente diffusa nei due sessi al punto che nel mondo a soffrirne, per quel che si sa, sono quasi 300 milioni di persone e non solo, quest’anno si prevede ammonti a circa 4 milioni il numero di persone che nei due sessi morirà a causa delle malattie annesse al diabete. Il risultato è che nel post menopausa, le probabilità per una donna di incorrere in un ictus o un infarto cardiaco si eleva in maniera sensibile, al punto che, si stima, che a 75 anni la donna abbia maggiori probabilità di incorrere in una di queste patologie rispetto all’uomo.

“Gli ultimi dati Istat confermano che le malattie cardiovascolari rappresentano ben il 44% delle cause di morti femminili, contro il 33% negli uomini”, spiega Roberto Volpe, ricercatore presso il Servizio di prevenzione e protezione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Spp-Cnr). “Eppure, sebbene siano oltre 120.000 le donne italiane che muoiono ogni anno per tali patologie, esse sono ancora considerate tipiche del sesso maschile”. Da qui la necessità di istituire un’efficace strategia di prevenzione con un vademecum dedicato alla ‘Prevenzione dell’infarto del miocardio nella donna’, frutto della collaborazione tra Spp-Cnr e la Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec), di cui fanno parte cardiologi e internisti delle principali Università italiane.

“Il documento intende fornire al pubblico e agli operatori sanitari uno strumento completo e pratico e la prevenzione è un obiettivo spesso raggiungibile, poiché la corretta informazione è la base della prevenzione”, aggiunge Maria Grazia Modena, direttore di Cardiologia dell’Università di Modena-Reggio Emilia e
--> past-president della Società italiana di cardiologia. “Un dato allarmante in tal senso è che le donne colpite da infarto acuto hanno una maggiore mortalità poiché, per via di una sottostima del loro rischio da parte dei medici curanti,  ricevono un minor numero di indagini diagnostiche come la coronarografia e vengono trattate meno con farmaci fondamentali per prevenire le recidive come l’aspirina, i betabloccanti e le statine. Senza dimenticare che esistono malattie cardiovascolari tipiche delle donne, come la dissecazione spontanea delle coronarie e delle carotidi”. “Le donne sono poi svantaggiate nella tutela della loro salute”, afferma Massimo Volpe, presidente della Siprec e direttore di Cardiologia del Policlinico Sant’Andrea dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, “per alcuni fattori sociali, culturali e caratteriali, quali:il doppio lavoro domestico e fuori casa, la propensione a occuparsi prima dei problemi altrui che dei propri, un interesse prevalentemente orientato alla cura degli aspetti riproduttivi, la limitata partecipazione agli studi clinici sui nuovi farmaci, in cui se le donne non sono più escluse come poteva avvenire nelle sperimentazioni condotte negli anni ’70-’80, ancora oggi difficilmente rappresentano il 50% delle casistiche ”.

Il documento, oltre a ribadire l’importanza di un corretto stile di vita e di una terapia farmacologica mirata in caso di presenza di fattori di rischio cardiovascolare quali ipertensione arteriosa, diabete e ipercolesterolemia, fornisce indicazioni su patologie specifiche da menopausa come le malattieautoimmuni, endocrinologiche o l’ipercolesterolemia. “In quest’ultima una dieta alimentare a basso contenuto di grassi deve però tenere in conto il fabbisogno di calcio, fondamentale contro l’osteoporosi”, sottolinea il dottor Roberto Volpe. “L’assunzione di alimenti a ridotto contenuto lipidico ma ad adeguato tenore calcico, un appropriato apporto di vitamina D e una regolare attività fisica possono permettere di prevenire sia le malattie cardiovascolari che l’osteoporosi”.
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Infine, occorre ricordare, che la donna è poco abituata e dunque scarsamente propensa a considerare la possibilità della prevenzione nei confronti delle malattie metaboliche e cardiovascolari, per la semplice ragione che per buona parte della propria vita, senza pensare di essere del tutto immune da tali patologie, sa bene che la possibilità di ammalarsi è molto esigua, al contrario dell’uomo. Laddove la donna sa del pericolo che si corre senza prevenzione per malattie tipicamente femminili, quali ad esempio, il tumore all’utero, o il cancro al seno, mette sempre in atto tutte quelle misura necessarie per rendere efficace la diagnosi precoce, insomma, la prevenzione ed infatti, le probabilità di guarigione di queste neoplasie, soprattutto negli ultimi anni, è aumentata in modo considerevole.

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