Siamo veramente sicuri che le donne sappiano tanto di uno dei tumori più diffusi nell’universo femminile come quello al seno? Se sei una
donna, sai nel 2017 quanti nuovi casi di tumore al seno si sono
verificati in Italia? Sai fare una autopalpazione efficace e sai se
il tumore al seno è una neoplasia guaribile e prevenibile?
Probabilmente sai rispondere a tutte le domande, ma una buona fetta
della nostra popolazione non sa quasi nulla del tumore al seno, come
dimostra un sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di
Oncologia Medica (AIOM) volto a stabilire il grado di preparazione
delle donne rispetto a questa temibile e grave malattia oncologica.
Dal
sondaggio emerso il quadro è abbastanza desolante, se solo si pensa
che in pochi sanno che ogni anno si presentano oltre 50.000 nuovi
casi di tumore al seno. Così come sconsolante il fatto che quasi la
metà del campione non sapeva che il tumore al seno, se
tempestivamente diagnosticato, è del tutto guaribile. Stranizza pure
il dato, in un periodo in cui le informazioni viaggiano rapidissime,
che solo il 35% per cento non sa che il tumore al seno è prevenibile
ed in ultimo, fatto molto più serio, solo tre donne su dieci sa come
si fa un’autopalpazione e, pure chi sa farla, spesso non la fa,
visto che solo la metà del campione che si dice in grado di
effettuarsi una palpazione al seno dichiara di farla con una certa
regolarità.
Prevenzione
primaria e secondaria alla base di tutto
Per
prevenire questa temibile malattia bisognerà distinguere fra
prevenzione primaria, ovvero stili di vita delle donne quanto mai
corretti, quindi niente fumo, dieta equilibrata e un minimo di
esercizio fisico da svolgersi con regolarità. Poi esiste la
prevenzione secondaria,ovvero l’esigenza per la donna di sottoporsi
a mammografia in primis. Secondo la moderna medicina il tumore al
seno, se diagnosticato nelle primissime fasi, ha un tasso di
guarigione prossimo al 90%. Il problema è che sono ancora tante le
donne che disertano i controlli, eppure, anche in fase più avanzata
la neoplasia è gestibile.
“Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci che ci consentono di controllare la malattia anche in questo stadio”, afferma Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM. A dimostrazione del livello globalmente raggiunto dal Sistema Sanitario Nazionale, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi nel nostro Paese raggiunge l’87% ed è più alta sia della media europea (82%) sia dei livelli registrati nei Paesi Scandinavi (85%) e in Irlanda e Regno Unito (79%). E a 10
anni l’80% delle pazienti italiane è vivo. In 25 anni, dal 1989 al 2014, la mortalità per questa neoplasia è diminuita di circa il 30%”, sottolinea la dott.ssa Stefania Gori, presidente eletto AIOM. Il merito deve essere ricondotto a trattamenti sempre più efficaci e personalizzati e alle campagne di prevenzione.”
Resta
comunque centrale il ruolo della donna a partire dall’autopalpazione che si può svolgere tranquillamente a casa. Un esame, a
detta dei medici, salvavita che andrebbe effettuato una
volta al
mese una volta superati i 20 anni di età, preferibilmente nella
prima o nella seconda settimana dopo il ciclo mestruale. Fondamentale
è anche il ruolo del medico di famiglia al quale rivolgersi
immediatamente al primo
verificarsi di qualche anomalia
riscontrata durante l’esame, senza paura di esagerare un sintomo,
sarà il medico a stabilire se lo zelo che avrete adottato palpandovi
era del tutto ingiustificato o viceversa.
Resta un altro dato inquietante afferente al sondaggio svolto. Il dato rivela come molte donne, quasi 8 su 10, informate sulla necessità di cambiare un po’ il proprio stile di vita per ridurre il rischio di ammalarsi, ha candidamente dichiarato di voler continuare a vivere seguendo le proprie abitudini di vita, anche se palesemente nocive e incuranti dei rischi eventualmente da correre.
Migliore
stile di vita minori rischi
Secondo
i ricercatori, le donne che praticano attività fisica moderata ma
regolare hanno il 20% di possibilità in meno di ammalarsi di questa
grave patologia. Sopratutto
se questa sana abitudine si continua anche dopo la menopausa. Chi segue una dieta Mediterranea ha una percentuale anche questa volta
prossima al 20% di ammalarsi meno di chi è dedito a
spuntini
veloci e poco salubri perché magari costretto dal proprio lavoro a
correre a destra e a manca, come avviene sopratutto con le donne in
carriera e non solo.
“Al Sud si registra un 23% in meno di casi di tumore del seno rispetto al Nord”, spiega la dott.ssa Lucia Mangone, presidente AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori). Una differenza importante, che si correla alle differenti abitudini e stili di vita delle donne del Sud rispetto a quelle del Nord. Dall’altro lato però nel Meridione la sopravvivenza è inferiore e questo dato si correla alla minore adesione agli screening: nel 2015 solo il 36% delle donne ha eseguito la mammografia rispetto al 63% al Nord.
La
conclusione è quella di vincere la pigrizia, seguendo lo schema
proposto dalla maggior parte dei medici specialisti, cercare di
vincere la paura di un referto positivo alla malattia e sopratutto
non trascurare mai questo rischio che, come detto, è scongiurabile
attenendosi alle linee guida dei medici che hanno fatto di questa
neoplasia uno dei traguardi da raggiungere per
la
cura definitiva.
Fonte: Help Consumatori
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