Il
diabete. Gli
studiosi quando si riferiscono a questa malattia parlano di numeri da
tsunami. Non si può dar loro torto, se si pensa che solo
in Italia a soffrire di questa patologia sono ben tre milioni
e mezzo di pazienti, ma il numero è in difetto, visto che molti pur
essendo ammalati non lo sanno neanche, pare infatti che almeno un
milione di persone, pur
se
ammalate non sanno di esserlo. E che dire dei tre milioni e
seicentomila pazienti
che pur non essendo diabetici hanno enormi possibilità di
diventarlo, pariamo del diabete di tipo 2 e il futuro, è
tutt’altro che roseo.
Secondo
gli studiosi, a meno
di soluzioni radicali per questa malattia, fra poco più di dieci
anni i malati a cui è stata sicuramente diagnosticata la patologia
saranno 5 milioni.
Certo a quasi 130 dalla nascita Frederick Banting, il fisiologo ed
endocrinologo canadese al quale si deve la scoperta dell’insulina,
ormone dell’organismo deputato all’assimilazione degli zuccheri
nel sangue, passi avanti per la cura del diabete se ne sono fatti,
ma, complice una alimentazione non del tutto adeguata, complici stili di vita applicati, non
del tutto corretti, considerato che
parliamo di una malattia genetica, fatto sta che il diabete, come si
è visto, è in rapida ascesa. Il problema è che questa malattia è
subdola, capace per anni di nascondersi all’interno
di una pseudo normalità ma che nel tempo scava, scava, fino a
danneggiare tutti i maggiori organi, pensiamo ai reni, agli occhi e
alla fine se non curati si muore per le conseguenze della malattia.In
Italia, poi, sono troppi i bambini con diabete di tipo 1,
quello che si ha dalla nascita, che arrivano tardi alla diagnosi, con
medici, genitori e insegnanti che non riconoscono i ‘campanelli
d’allarme’ della malattia.
E
che dire dei costi per gestire questa patologia, secondo un calcolo
della London School of Economincs, la mattia costa qualcosa come 12
miliardi l’anno. Per non parlare del costo inestimabile che
concerne la sofferenza umana.
“Bisogna avviare azioni concrete”, avverte la Sid (Società Italiana Diabetologia), “per ridurre l’altissimo numero di morti e le complicanze del diabete: infarti, ictus, amputazioni, insufficienza renale fino alla dialisi, perdita della vista. È ora di risvegliarsi da un sonno che è durato troppo a lungo e che non solo ha ridotto la potenzialità dei ricercatori che operano in Italia ma ha contribuito a declassare la malattia ad una sorta di fastidio molto diffuso ma senza particolari conseguenze per la salute”.
Fonte:
Help Consumatori
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