Probabilmente
la causa di tutto ciò risiede nelle condizioni in cui sono costretti
a vivere i camici bianchi, al centro di responsabilità sempre
maggiori, in parte spaventati dalle conseguenze anche penali delle
loro condotte, visto che denunciare un medico invocando la
“malasanità” è fin troppo semplice, sopratutto in Italia, fatto
sta che una recentissima indagine rivelerebbe che un medico su due è
depresso.
Nell’asserire ciò, bisogna anche tener conto del fatto che la professione del medico, come tutte quelle che per funzione si fanno carico delle difficoltà altrui, è quanto mai soggetta a quella che si definisce Sindrome del Burnout, una sorta di patologia che scaturisce nel tempo quando, per professione o per temperamento, si è costretti ad “assorbire”, come una spugna, le disgrazie, le difficoltà, i malumori degli altri e non si stabilisce un confine netto fra il proprio lavoro o la propria missione e il malessere altrui. C’è anche da dire che la ricerca non è stata svolta interamente in Italia, non sappiamo quindi se nell’affermare che un medico su due sia depresso, ciò valga anche nel nostro Paese. Tuttavia è ugualmente interessante quanto mai la ricerca anche nel caso in cui la proporzione venisse in qualche modo falsata in meglio, quindi, in Italia forse non ci sarà un medico su due depresso, ma basterebbe anche che lo fosse un camice bianco su dieci, il dato sarebbe sicuramente ed ugualmente allarmante.
Infatti,
secondo una nuova indagine realizzata da, 'Medscape National
Physician Burnout, Depression & Suicide Report 2019', i cui
risultati sono stati riportati sul portale scientifico online
'Medscape' su un campione di 15.069 dottori di 29 specialità diverse
tra fine luglio e metà ottobre 2018, il quadro di psicopatia dei
medici, in questo caso annessa alla depressione è sicuramente
allarmante, con riverberi negativi sia per la qualità della vita del
singolo sanitario, sia per le scelte che lo stesso intraprende spesso
con ricadute negative sugli stessi pazienti.
"Il 44% degli intervistati ha avuto a che fare con i sintomi del 'burnout', in aumento rispetto al dato della precedente analisi (42%)", sottolineano i curatori. Il 53% ha confessato che questo stato "ha influito sull'assistenza del paziente", il 26% ha dichiarato "di essere meno motivato" e il 14% "ha detto di aver commesso errori che non avrebbe fatto se non fosse stato così stanco". Se poi andiamo a vedere quali specializzazioni più delle altre espongono a questa depressione ci si accorge che gli urologici, con il 54% di casi, risultano i più colpiti, seguiti a strettissimo contatto dai neurologi (53%), mentre chi si occupa di sanità pubblica e medicina preventiva è risultato meno coinvolto (28%). Parrebbe infine che ad essere quasi 'immuni' sono i chirurghi plastici (41%) e gli oculisti (39%). Nella precedente ricerca erano risultati più colpiti, con elevati tassi di esaurimento nervoso, i medici di emergenza e i neurologi (48% entrambi le specialità).
I sintomi più eclatanti? Stati di ansia,latenti e non, depressione, agitazione e umor nero che spesso si annidano sotto i camici bianchi come una malattia silenziosa ma quanto mai subdola. Non ci è stato dato modo di sapere, nei due sessi, quale dei due reagisce meglio a questo disagio psicologico che culmina in una sindrome patologica in qualche caso anche grave e drammatica.
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