giovedì 20 aprile 2023

Whatsapp: nuoce alla salute, ma possiamo imparare a non farci del male

 



Ma davvero pensiamo che l’uomo possa tollerare, senza avere conseguenze, il martellare continuo del proprio smartphone a colpi di messaggi di whatsapp o di chi per esso, senza tregua e per tutta la giornata, domenica e festivi inclusi? Perchè ormai è cosa nota, via whatsapp ci arrivano notifiche da colleghi di lavoro, dai propri parenti, dai propri amici che ci sollecitano a guardare video, foto, eventi, amenità, fatti importanti, meno importanti, notizie liete e spesso pure drammatiche.

Il risultato? Secondo recenti stime, quando ci va bene, guardiamo il cellulare ogni quarto d’ora, ovvero, quasi 90 volte al giorno, questo solo per rispondere alla messaggistica o mandare a nostra volta una sequela di messaggi usando la nota applicazione. Chi crede che questo non incida sulla concentrazione si sbaglia e pure di grosso, perché ogni qualvolta siamo impegnati in qualcosa che richiede attenzione, basta il trillo dello smartphone per perdere quell’attenzione, tanto preziosa, che si ritrova dopo molti minuti e, a giudicare dalle volte che siamo chiamati in causa dallo smartphone, la nostra concentrazione finisce per essere quanto mai sacrificata.

Considerato che non siamo sempre del tutto mentalmente liberi ma spesso impegnati anche nel lavoro o nello studio, immaginare che questo continuo stimolo sonoro e poi visivo non abbia conseguenze è veramente impossibile. Immaginiamo i riflessi sullo studio, sul lavoro, su quel lavoro che richiede massima attenzione, per il rischio di farci e fare del male, immaginiamo chi guida, solo per fare un esempio. Eppure oltre al fatto di assistere inorriditi al comportamento di tanti automobilisti, peggio ancora camionisti, che conciliano la guida con la ricezione e l’invio di messaggi whatsapp, non è raro osservare come ci siano persino addetti alla conduzione di macchine, ad esempio edili o semoventi, dove un attimo di distrazione può fare la differenza fra la vita e la morte propria o degli altri, che passano dai comandi della macchina ai tasti del proprio cellulare con la massima  nonchalance come avessero tutto sotto controllo e, chissà, se molti incidenti sul lavoro non possano essere anche la conseguenza di questo vezzo che da poco più di un decennio si è impadronito delle nostre vite.

Cosa ne pensa la scienza

Il trillo di un messaggio che giunge sul nostro smartphone è una sollecitazione di tipo esogeno, ovvero, che viene dall’esterno. L’interferenza cui veniamo sottoposti ci condiziona e ci ricorda qualcosa di piacevole o di brutto o di seccante che somiglia alla sensazione che i ludopatici dediti al poker subiscono alla vista o al suono che proviene da una macchina da poker o al semplice strusciare delle carte da gioco.

Verrebbe da dire, silenzia lo smartphone o addirittura spegnilo e risolvi il problema. Sbagliato, perchè, addirittura lo stimolo sarà amplificato, considerato che la tentazione di andare a vedere chi ci ha scritto è ancora maggiore in quanto abbiamo perso il controllo dello smartphone per tutto il tempo in cui lo abbiamo silenziato, col risultato che l’attenzione che si sta prestando ad un’attività, ad esempio, lavorativa, viene spostata tutta sul cellulare, in quanto non si resiste all'idea di non sapere cosa stava accadendo on line sul nostro telefono "muto" o spento. Recenti studi non solo trattano della perdita d’attenzione dall’uso del telefonino durante il lavoro, oppure nelle ore che dedichiamo alla famiglia, ma classificano gli utenti dello smartphone in due categorie, utenti leggeri dello smartphone, indicando persone che sono condizionati dal telefonino ma senza perdere del tutto la concentrazione e utenti pesanti, quelli per cui ogni messaggio whatsapp è sufficiente per mettersi in allarme e per concedere a questo messaggio la precedenza su tutto.

Il nostro benessere può risentirne?

Ci sono prove scientifiche più che sufficienti che, senza giungere agli incidenti che spesso un solo messaggio whatsapp giunto al momento sbagliato può determinare, palesano molto bene i danni a carico della produttività ben associati ai ripetuti messaggi ricevuti, a causa della distrazione che questi comportano e alla difficoltà che abbiamo a riprendere la concentrazione dopo aver letto e magari risposto ad un messaggio pervenutoci. Questo vale nel lavoro così come nello studio. Non solo, ulteriori lavori scientifici annettono a questi continui messaggi la difficoltà nel riprendere l’attenzione, sopratutto fra gli utenti più sensibili alla messaggistica e allo sforzo tanto intenso richiesto al nostro cervello di operare su più fronti al punto da logorarsi, sfinendosi, dopo una giornata di lavoro in contemporanea con la presenza costante del proprio smarthone, silenziato o no che sia.

C’è anche dell’altro

Si è visto infatti che le interruzioni causate dall’arrivo di messaggi telefonici creano, alla lunga, una sorta di ansia, che può trasformarsi anche in stress a causa di una condizione che si determina nella persona che vive l’arrivo del messaggio in una paura di perdere qualcosa, da una parte, ovvero la notifica ricevuta se siamo nell’impossibilità di accertarci subito di che messaggio si tratti e, dall’altra, una sorta di frustrazione e senso di colpa crescente, ovviamente sempre a livello inconscio, nel caso avessimo guardato il messaggio e pure risposto, per aver procrastinato ciò che dovevamo portare a compimento in quel momento, un’attività lavorativa, un compito importante, una lezione se siamo studenti e quant’altro.  

Le acquisizioni più recenti annettono la frustrazione riflessa sul lavoro, ogni qualvolta ci rendiamo conto di essere stati improduttivi per l’uso continuo dello smartphone per diletto a scapito del lavoro che stavamo portando avanti. Poichè abbiamo visto che lasciare il cellulare in silenzioso amplifica ancor di più l’ansia per non essere nelle condizioni di essere informati per tempo di qualche messaggio che ci sta arrivando, ciò che davvero servirebbe è, secondo gli studiosi, un cambio di rotta nel rapporto che abbiamo col nostro cellulare, una sorta di disassuefazione al pari di quanto avviene nei fumatori che cercando di dire basta alle sigarette, provano a smettere o in quelli che si convincono che è ora di perdere peso e di rinunciare a molti  piaceri della tavola. 

Del cellulare non si puo’ certo più fare a meno, la nostra vita è ormai immersa in quella tavoletta che ci portiamo dietro come fosse un’appendice del nostro corpo, ma qualcosa per rendere meno penosa la vita possiamo farla, almeno di questi sono convinti gli scienziati che hanno redatto una sorta di istruzioni per l'uso che di seguito riportiamo per intero.

1)carica il telefono durante la notte in una stanza diversa dalla tua camera da letto. Le notifiche possono impedirti di addormentarti e possono svegliarti ripetutamente dal sonno essenziale per tutta la notte.

 

2)interrompi l’impulso di controllare e decidi attivamente se ti gioverà, in quel momento. Ad esempio, mentre ti volti per prendere il telefono, fermati e chiediti se questa azione ha uno scopo diverso dalla distrazione.
3)prova il metodo diverso nel rapporto col tuo cellulare, ovvero, resta concentrato su quello che stai facendo per almeno 30 minuti circa, imponendoti che nulla è più importante se non portare a compimento il compito che stai gestendo, neanche il tuo smartphone. Trascorsa questa mezz’ora premiati facendo una breve sosta e controlla tutte le notifiche che ti sono arrivate. 

4)Aumenta gradualmente l’intervallo di tempo tra le ricompense. Reimparare gradualmente a sostenere la tua attenzione su qualsiasi compito può richiedere del tempo, anche se sei animato dalla migliore volontà.

Fonte: Daniele Corbo – The Conversation - Bibliografia: The Conversation - Neurosciencenews



1 commento:

  1. Bell'articolo, chiaro, istruttivo e soprattutto utile sul ruolo che dovrebbe avere lo smartphone e applicazioni come whatsapp, Carmine Esposito

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