In Italia l’osteoporosi, che ricordiamo essere una patologia che determina una perdita di sostanza ossea e quindi un deterioramento dell’osso stesso con conseguente fragilità che lo rende più vulnerabile ai traumi e quindi soggetto a fratturarsi anche in presenza di un microtrauma, colpisce qualcosa come 5 milioni di persone e di queste 4 milioni di donne nel post menopausa. Le ossa più esposte a fratturarsi, a causa dell’osteoporosi, sono, le vertebre, il femore, l’ omero, le ossa del polso e della caviglia. Possiamo dire che esiste una cura definitiva per l’osteoporosi?
Una classe di farmaci fra i più utilizzati nella cura dell’osteoporosi sono i bifosfonati, in particolar modo gli alendronati che vanno ad agire proprio sugli osteoclasti al fine di impedire a queste cellule di riassorbire tessuto osseo più di quanto dovrebbero. Il problema di questi farmaci, almeno secondo diversi studi che sono stati condotti recentissimamente, è dovuto al fatto che tali sostanze farmacologiche hanno come effetto collaterale l’ansia e la depressione.
Fra i bifosfonati, la molecola che più di altre si è caratterizzata per questo effetto avverso è proprio l’alendronato, nome commerciale di uno di questi farmasi, Fosamax, solo per citare il più noto. Ma non è solo l’Alendronato a manifestare questi eventi avversi, la stessa segnalazione è stata riportata anche con altri bifosfonati impiegati. C’è da dire che i ricercatori hanno constatato che i sintomi depressivi si manifestavano in particolar modo, ma non esclusivamente, in soggetti che già erano affetti da depressione.
Per giungere a queste conclusioni, sono state analizzate più di 100.000 segnalazioni di eventi avversi dal sistema di segnalazione FAERS della FDA (Food and Drug Administration) e il database globale delle reazioni avverse ai farmaci VigiAccess dell'OMS ( organizzazione Mondiale della Sanità ). Sono stati presi in esame le terapie con Alendronato, Zoledronato, Risedronato, Ibandronato, Denosumab e Teriparatide. I pazienti che sono stati osservati durante lo Studio avevano un’età pari o inferiore a 65 anni. Dallo studio medesimo è emerso che la probabilità di incorrere in una esacerbazione dei sintomi depressivi era maggiore in corso di terapia con Alendronato e con la stessa molecola si sono manifestate probabilità di incorrere in ansia in una percentuale dimezzata rispetto alle forme depressive. Il Risedronato ha presentato elevata probabilità di incorrere in un peggioramento delle sindrome depressive in misura minore rispetto all’Alendronato, mentre sia Zoledronato che Denosumab non presentavano picchi significativi per quanto concerne l’ansia. Effettuando uno studio aggiuntivo e monitorando pazienti che avevano un’età superiore a 65 anni, si è visto che solo l’Alendronato presentava più elevati livelli di depressione e ansia, rispetto alla Teriparatide, che è un analogo dell’ormone paratiroideo umano. Zolendronato, Ibandronato e Denosumab erano meno associati all’ansia. Di tutti i bifosfonati, quello maggormente associato a depressione e ansia è dunque riconducibile all’Alendronato.
Fonte: Scientific Reports, 2022 - Psyche2022 Endo2022 Farma2022 – Xagena 2022
Nessun commento:
Posta un commento
Ti preghiamo di inserire sempre almeno il tuo nome di battesimo in ogni commento