Stai assumendo o stai pensando di assumere Veoza (fezolinetant) per le vampate della menopausa? Negli ultimi tempi, avrai sicuramente sentito delle notizie sul suo potenziale impatto sul fegato, e forse ti sei chiesta: "Oddio, lo sto prendendo anch'io! Devo preoccuparmi?" È una domanda più che legittima, ma prima di farsi prendere dal panico, è fondamentale agire con la massima consapevolezza. Facciamo chiarezza su cosa sta succedendo.
Che cos'è Veoza e perché è importante per le donne?
Ma cos'è Veoza? È una molecola innovativa che, agendo su uno specifico recettore posto a livello cerebrale (il recettore NK3), lo blocca. Tale recettore è responsabile, in menopausa, delle vampate. Il farmaco, prodotto dalla casa farmaceutica giapponese Astellas Pharma, è abbastanza recente per impedire queste spiacevoli manifestazioni del climaterio. Basti pensare che è stato introdotto in Italia da pochissimi mesi (autorizzazione europea a fine 2023, disponibilità in Italia da primavera 2025) ed è indicato per quelle donne che non possono o non vogliono assumere la terapia ormonale sostitutiva e cercano un'opzione efficace per sintomi che possono rovinare il sonno, l'umore e la qualità della vita.
"Ma non esistono farmaci più datati e di comprovata efficacia? Perché proprio questo?"
È una domanda più che legittima, soprattutto quando si parla di un nuovo farmaco con delle avvertenze importanti. E la risposta è sì, esistono altre opzioni per le vampate di calore, ma Veoza è stato introdotto per colmare un bisogno specifico e importante:
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La Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS): Il "gold standard" con i suoi limiti. Per decenni, la Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS) è stata la cura più efficace per le vampate severe. E lo è ancora per molte donne! Ma la TOS non è per tutte. Ci sono donne che hanno controindicazioni assolute, ad esempio, chi ha avuto un tumore al seno estrogeno-dipendente, trombosi, ictus o gravi malattie cardiovascolari e non possono assumerla. Altre donne, pur potendola usare, hanno paure o preferiscono evitarla a causa di preoccupazioni (talvolta diffuse) legate a potenziali rischi a lungo termine.
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Le Alternative Non Ormonali "Tradizionali" (e i loro limiti): Prima di Veoza, per le donne che non potevano o non volevano la TOS, le alternative non ormonali erano limitate. Parliamo di alcuni antidepressivi a basso dosaggio o farmaci per l'epilessia, che potevano aiutare, ma spesso con un'efficacia moderata e con i loro specifici effetti collaterali. Anche fitoestrogeni e integratori naturali sono popolari, ma la loro efficacia varia e non sempre sono sufficienti per vampate severe.
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Perché proprio Veoza? L'innovazione mirata. Veoza rappresenta un'innovazione terapeutica mirata. La sua unicità sta nel suo meccanismo d'azione: non è un ormone, né un farmaco generico "riciclato" da altre patologie. Agisce bloccando selettivamente un recettore nel cervello (il recettore NK3) che è direttamente responsabile della disregolazione della temperatura corporea e quindi delle vampate. Questo lo rende altamente efficace e, soprattutto, un'opzione cruciale per tutte quelle donne che non possono o non vogliono usare gli ormoni, ma che soffrono comunque di vampate severe che compromettono la loro qualità di vita (sonno, umore, attività quotidiane).
"Se lo sto assumendo, che rischi sto correndo?"
Visto l’allarme lanciato dall’AIFA, è più che normale immaginare la paura che si è manifestata in tutte quelle donne che lo stanno assumendo, di fronte al fatto che proprio l’Agenzia Italiana del Farmaco ha segnalato il potenziale danno al fegato da assunzione di questo farmaco. Questo non significa che il farmaco sia stato ritirato, ma che richiede una gestione attenta. Ciò in quanto, durante gli studi clinici, un piccolo numero di donne, circa il 2% per un enzima specifico, l'ALT, ha mostrato un aumento significativo delle transaminasi, indicatori di stress epatico. Dopo la commercializzazione, sono emersi anche casi gravi di danno epatico, motivo per cui le agenzie hanno rafforzato le raccomandazioni. Certo per un farmaco appena apparso sul mercato, queste evidenze in effetti tranquillizzano poco! È importante sottolineare che, sebbene le vampate siano molto fastidiose, non sono una condizione che mette a rischio la vita, il che rende ancora più cruciale un'attenta valutazione del rapporto beneficio-rischio di qualsiasi terapia.
"Mi sta facendo veramente bene visto che lo prendo da più di un anno?"
Se lo prendi da più di un anno e senti che le vampate sono sotto controllo, molto probabilmente sì, ti sta facendo bene! L'efficacia di Veoza nel ridurre questi sintomi è il motivo per cui è stato approvato. Tuttavia, la durata dell'assunzione non annulla la necessità di monitoraggio. Anche se lo prendi da tempo e ti senti bene, la vigilanza sul fegato è continua, proprio come consigliato dalle autorità.
"Se ho dei danni come potrei accorgermi? E se ho già avuto dei danni, cosa posso fare per rimediare?"
Questo è fondamentale. Il primo e più importante segnale viene dagli esami del sangue. Il tuo medico dovrebbe averli prescritti prima di iniziare la terapia e poi mensilmente per i primi tre mesi, e successivamente a sua discrezione o in caso di sintomi. Questi esami misurano le transaminasi (ALT e AST), vere e proprie "sentinelle" del fegato. Quindi, occhio a questi segnali che puoi notare tu stessa:
- Stanchezza insolita e persistente
- Prurito diffuso
- Ittero (ingiallimento della pelle o degli occhi)
- Urine molto scure
- Feci chiare
- Nausea, vomito o perdita di appetito
- Dolore nella parte superiore destra dell'addome
Se noti uno di questi sintomi, anche se leggero, contatta IMMEDIATAMENTE il tuo medico. Agire tempestivamente è cruciale. Nella maggior parte dei casi, i problemi al fegato correlati a farmaci sono reversibili se il farmaco viene sospeso in tempo. Se i test indicano danni, il medico valuterà la sospensione e ti guiderà nel percorso per permettere al fegato di recuperare. Il fegato ha una straordinaria capacità di rigenerarsi, ma ha bisogno del tuo aiuto.
"Veoza e gli altri farmaci: il fegato sotto pressione?"
Ti stai chiedendo se il rischio di danno epatico con Veoza sia un problema isolato o se sia amplificato se stai già assumendo altri farmaci? C’è da considerare che il fegato, essendo una "centrale di smaltimento" incredibilmente efficiente, può andare sotto stress se deve gestire troppe sostanze contemporaneamente. Per Veoza, il rischio di danno epatico è stato osservato sia negli studi in cui era l'unico farmaco per le vampate, sia nel contesto dell'uso reale dove le donne assumono spesso altri medicinali. Le agenzie regolatorie, infatti, sottolineano specificamente l'importanza di:
- Informare il medico su TUTTI i farmaci e gli integratori che assumi: Questo include anche prodotti da banco o rimedi naturali. Alcuni farmaci possono influenzare il modo in cui il fegato metabolizza Veoza, aumentandone la concentrazione nel sangue e, potenzialmente, il rischio di effetti collaterali. È fondamentale leggere sempre il foglietto illustrativo di tutti i farmaci che si assumono.
- Particolare attenzione con inibitori del CYP1A2: Veoza viene metabolizzato principalmente da un enzima specifico del fegato chiamato CYP1A2. Se stai assumendo altri farmaci o sostanze che "inibiscono" o "rallentano" l'attività di questo enzima (ad esempio, il pompelmo in grandi quantità), la concentrazione di Veoza nel tuo corpo potrebbe aumentare, mettendo il fegato sotto maggiore sforzo. Il tuo medico deve esserne a conoscenza per valutare se la combinazione è sicura o se è necessario un monitoraggio più frequente.
Quindi, non è solo un fatto isolato. L'assunzione concomitante di altri farmaci può rappresentare un ulteriore carico di lavoro e, in alcuni casi, aumentare la probabilità o la gravità di reazioni avverse, compreso il danno epatico. Per questo motivo, il dialogo col tuo medico è basilare.
"Il mio medico sarà in grado di sostituirlo? Che entità di danni sono emerse dall'utilizzo di questo farmaco al punto da ricevere una grave segnalazione da parte di AIFA?"
Assolutamente sì. Il tuo medico è preparato per gestire queste situazioni. In caso di necessità, saprà consigliarti un farmaco sostitutivo, valutando tutte le opzioni disponibili che siano adatte alla tua situazione specifica. Quanto all'entità dei danni, le segnalazioni di AIFA e delle altre agenzie non riguardano solo semplici alterazioni temporanee. Parliamo anche di "grave danno epatico", che in alcuni rari casi ha incluso aumenti significativi delle transaminasi accompagnati da un aumento della bilirubina (altro indicatore di malfunzionamento epatico), e sintomi clinici di sofferenza epatica. Sebbene queste reazioni gravi siano state rare, la loro potenziale serietà ha reso necessaria una "Nota Informativa Importante" (NII) a gennaio 2025 per tutti i medici e farmacisti, e la raccomandazione di un monitoraggio molto stringente. L'obiettivo è prevenire che questi casi rari diventino più gravi.
"Cosa sta accadendo negli altri stati per questo problema con i loro organi di vigilanza?"
Le raccomandazioni di AIFA sono pienamente allineate con quelle dell'EMA (Agenzia Europea dei Medicinali), che coordina la farmacovigilanza in tutta Europa. Anche la FDA (Food and Drug Administration) negli Stati Uniti ha emesso avvisi simili e ha aggiunto una "boxed warning" (il massimo livello di allerta) sulla confezione del farmaco, sottolineando il rischio raro ma serio di danno epatico e la necessità di monitoraggio. Questo dimostra che la preoccupazione è condivisa a livello internazionale e le misure di sicurezza sono coordinate per tutelare i pazienti ovunque.
"Gli interessi delle case farmaceutiche: la sicurezza è messa a rischio?"
Centriamo un aspetto cruciale e di sicura difficile interpretazione. Gli interessi economici per le industrie farmaceutiche per ogni nuovo farmaco sono giganteschi, alla stregua della ricerca per giungere al nuovo prodotto farmaceutico. L’industria del farmaco non è un ente di beneficenza e da una molecola introdotta sul mercato vuole trarre il massimo profitto. Si tratta di capire se tutto ciò, in un sistema sia pure controllato e regolamentato, privilegia l’etica prima del profitto. In questo caso, parrebbe che per lo meno il sistema di controllo ha funzionato bene, in altri decisamente meno e, a proposito di etica, meglio sorvolare e non addentrarci in queste dinamiche ardue e complicate.
"E le Alternative Naturali? Un approccio 'dolce' alle vampate"
Davanti a qualsiasi terapia farmacologica, è naturale chiedersi: esistono strade più 'dolci', basate su sostanze naturali, per affrontare le vampate di calore? Assolutamente sì, e molte donne le esplorano con successo. Per chi non può o non vuole ricorrere ai farmaci, la natura offre alcune opzioni che possono dare sollievo:
- Fitoestrogeni: presenti in alimenti come la soia o in integratori a base di trifoglio rosso e cimicifuga, sono molecole vegetali che possono avere un'azione estrogeno-simile, mitigando le vampate in alcune donne.
- Lifestyle: Anche semplici cambiamenti nello stile di vita fanno la differenza: l'attività fisica regolare, una dieta equilibrata, la riduzione di caffeina e alcol, tecniche di rilassamento e una buona gestione dello stress possono contribuire significativamente a ridurre la frequenza e l'intensità delle vampate.
È importante sottolineare che l'efficacia di questi approcci naturali può variare molto da persona a persona e non sempre sono sufficienti per casi di vampate severe. Per questo motivo, è sempre fondamentale discuterne con il proprio medico, o con il proprio professionista della salute che potrà valutare la tua situazione specifica e consigliarti l'opzione più adatta, che sia essa farmacologica, naturale, o una combinazione.
Conclusione: Il Tuo Benessere, la Tua Forza
Il messaggio chiave è che la tua salute è il tuo bene più prezioso. Essere informati e attivi nel dialogo con il tuo medico è la migliore garanzia. Non temere di chiedere, di chiedere ancora, e di segnalare ogni minimo cambiamento. Il tuo medico è il tuo alleato più importante per navigare le sfide della menopausa e di ogni terapia. Condividi questo articolo con chi pensi possa averne bisogno, e non esitare a rivolgerti al tuo medico per qualsiasi dubbio.


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