Potrebbe rappresentare la
nuova frontiera per l’indagine soprattutto a scopo preventivo di un eventuale
neoplasia al seno, stiamo parlando della elastografia, una tecnica che utilizza
gli ultrasuoni e sulla base di questi riesce a localizzare eventuali neo
formazioni nonché la consistenza dei tessuti molli, la morfologia e la
resistenza di eventuali noduli o cisti presenti nel seno.
Ma se la stessa ecografia sfrutta, come si, sa gli ultrasuoni, che bisogno c’era ad affidarsi ad un’altra tecnica che sfrutta lo stesso principio? A detta dei ricercatori tale necessità è dovuta al fatto che tramite l’elastografia è possibile una diagnosi più precisa in quelle pazienti, per lo più giovani e che dunque presentano una maggiore consistenza dei tessuti mammari e per le quali il solo ricorso all’ecografia non assicura del tutto la certezza di un risultato diagnostico sempre attendibile.
C’è di più, a parere sempre
degli studiosi, con l’elastografia è possibile scongiurare il più possibile il
ricorso alla più invasiva biopsia, nel caso in cui si sospettasse un’eventuale
neoplasia al seno, potendo così dare al medico un quadro clinico tale che il ricorso all’esame bioptico, volto a stabilire l’eventuale presenza di un tumore
benigno o maligno, sia riservata a pochissimi casi quasi del tutto isolati.
A tale conclusione sarebbe
giunto uno studio accurato statunitense che ricorda anche che quasi
l’80% delle lesioni alla mammella, sottoposte a biopsia, si rivelano benigne.
Il riscontro che l’elastografia potrebbe non tanto sostituire ma affiancare la
biopsia ce lo da il dato secondo il quale con tale tecnica è possibile
discernere un adenoma, ad esempio, da un carcinoma, poiché il primo, di natura
benigna si presenta più comprimibile rispetto al secondo, rappresentato da un
tumore maligno, al punto che è già possibile stilare una sorta di classifica
diagnostica che ci indica come 98 lesioni cancerose su 100 diagnosticati con
l’elastografia erano correttamente identificati e l’82% erano ascrivibili a
tumori benigni e non solo, sfruttando la tecnica relativa all’elastografia si poteva
essere più certi dei risultati ottenuti molto di più di quanto si potesse fare
con la sola ultrasuonografia. Se poi le due tecniche si sovrappongono, laddove
ve ne fossero le indicazioni, la certezza diagnostica sarebbe pari, quasi, al
100% .
Ovviamente, anche in
questo caso, l’ultima parola spetta al medico, l’unico in grado di discernere
la necessità di un esame rispetto ad un altro.
Fonte: Radiological Society of North
America , 2009
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