Fratture e osso artificiale: vi ricordate la scoperta del CNR del 2012? Cosa è successo in 13 anni?


COME E' ANDATA A FINIRE? 
aggiornamento del 9 agosto 2025

Chi dovesse incorrere in una frattura di un osso andrà incontro a minori difficoltà in ordine al recupero funzionale dell'eventuale arto danneggiato, ad esempio, se trattasi di questa parte anatomica, alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche che a breve indirizzeranno il trattamento terapeutico verso una sorta di osso artificiale che vada a sopperire alla perdita di tessuto determinatasi a seguito di una frattura, la stessa metodica sarà applicata a quei pazienti che ugualmente patiscono o meno una frattura ma che sono affetti da severi processi patologici come di fatto è l’osteoporosi, sopratutto nel post menopausa.
A segnalarci la scoperta, il CNR di Napoli, che fa riferimento ad un sistema rigenerante dell’osso mediante l’impianto di un materiale simil biologico consistente in una sostanza da iniettare in grado di stimolare la produzione di nuovo tessuto ricoprendo la struttura danneggiata. La scoperta si deve all’accordo stipulato fra il CNR e l’innovativo materiale messo a punto dalla Finceramica Faenza S.P.A. che ha brevettato il tutto.

Si tratta di capire come dovrebbe funzionare il tutto, partendo dal fatto che stiamo parlando di un polimero sintetico su base bioceramica che una volta iniettato nella fessurazione venutasi a creare nell’osso viene da questo riassorbito in tempi brevi fino ad assistere alla sua solidificazione. Proprio la biocompatibilità del materiale iniettato evita l’evenienza di pericoloseallergie e consente al materiale iniettato di solidificarsi in tempi brevissimi. Inoltre, secondo Luigi Ambrosio dell’Imcb-Cnr di Napoli “questo materiale si differenzia dagli attuali cementi ossei perchè fornisce migliori proprietà meccaniche ed evita lo sviluppo di calore durante la fase di indurimento e i conseguenti danni ai tessuti circostanti”.

Utile ricordare anche che il materiale è in grado di integrarsi al meglio con il nuovo tessuto osseo in formazione. “Un’equipe di chimici, fisici, ingegneri, biologi, medici e chirurghi - continua Ambrosio - ha collaborato per realizzare un materiale biomimetico, in grado di replicare sia la composizione chimica sia l’architettura tridimensionale dell’osso naturale, garantendo così il ripristino strutturale del difetto e il recupero funzionale degli apparati”. Ecco perché un tale tessuto artificiale non è indicato soltanto nelle fratture, ma anche, come ricordato, nei processi osteoporotici, artrosici ed artritici.

E POI COSA E' SUCCESSO?

Sembra ieri, ma sono passati più di dieci anni. Era il 2012 quando annunciavo con entusiasmo una scoperta che sembrava destinata a cambiare per sempre il modo di trattare le fratture. La notizia, fresca di stampa, parlava di un'innovazione del CNR di Napoli in collaborazione con Finceramica S.p.A.: un "osso artificiale" iniettabile che avrebbe sostituito gesso e bisturi. Si parlava di un materiale che avrebbe riparato le fratture senza un vero intervento chirurgico e persino di una nuova speranza per i malati di osteoporosi.

La promessa era grandiosa e, leggendo quel post oggi, l'entusiasmo si percepisce tutto. A ragione! Quel materiale, un polimero sintetico su base bioceramica, era in grado di solidificarsi in pochi minuti, evitando i danni da calore dei vecchi cementi ossei. L'idea era semplice e geniale: iniettare una sostanza che non solo riempiva il vuoto della frattura, ma che stimolava il corpo a creare nuovo tessuto osseo sano, riassorbendosi poi naturalmente. Sembrava la svolta definitiva.

La svolta del 2012 e la lenta realtà del 2025

Tutto vero, tutto validato dalla scienza. Ma dove sono finiti i bisturi e le piastre di metallo? Perché oggi, nel 2025, per una frattura complessa si ricorre ancora alla chirurgia tradizionale?

La verità, come spesso accade, sta nelle tempistiche della ricerca clinica, un labirinto burocratico e scientifico che non ammette scorciatoie. I brevetti, le sperimentazioni pre-cliniche, i test sull'uomo, le approvazioni delle agenzie sanitarie: ogni singolo passo può richiedere anni, se non decenni. Quell'innovativo polimero bioceramico è diventato nel tempo un'intera piattaforma di soluzioni, con Finceramica che oggi produce protesi personalizzate, sostituti ossei per la chirurgia del cranio e della colonna vertebrale, ma l'iniezione "magica" per le fratture comuni è ancora nel processo di un'industrializzazione che si fa attendere. La strada da un'idea geniale in laboratorio alla sua applicazione in ogni ospedale è lunghissima.

La lezione che non possiamo ignorare

Non è una critica alla scienza, tutt'altro. È un'esortazione a non farsi ingannare dai titoli altisonanti e dalle promesse di un "a breve" che, in ambito medico, significa sempre "con calma e dopo infiniti controlli". Quella scoperta del 2012 era e resta rivoluzionaria, ma ci ricorda che il vero progresso medico è lento, meticoloso e rigoroso. È un bene che sia così, perché la sicurezza del paziente viene prima di tutto.

Oggi, l'osso artificiale iniettabile non ha ancora soppiantato il gesso o il bisturi, ma continua a far parte di un'evoluzione costante. L'importante è saperlo, per non scambiare una speranza per una realtà già consolidata. E siccome abbiamo parlato di osteoporosi, anche lì ci sono state novità, finalmente l'approccio verso questa condizione più al femminile, senza escludere l'uomo, oggi ha un approccio più olistico e anche affidato alle sostanze naturali, visto che molte fratture provengono proprio dall'osteoporosi. 

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