Tumore al fegato: anche con le metastasi il paziente può salvarsi - AGGIORNAMENTO 2025


Incredibile ma vero, neanche le metastasi spegneranno più la vita di un paziente, in questo caso una donna affetta da un tumore al fegato, già metastatizzato. Per fermare la terribile neoplasia in una donna giovane di appena 38 anni, non restava che una strada ancora percorribile. Espiantare l’organo curandolo fuori dal corpo della paziente e successivamente reimpiantarlo una volta curato. 

Detta così, sembra il classico “uovo di Colombo”, cosa ci sarebbe di più ragionevole che curare fuori dal corpo un organo devastato, ma immaginiamo le difficoltà che ha incontrato l’equipe dell’Unità Operativa di chirurgia epatobiliare dell’ospedale di Padova guidata da Umberto Cillo che ha dovuto lavorare per venti ore senza sosta effettuando una vera e propria tolettatura dell’organo invaso dalle metastasi e, una volta riusciti nel loro intento, hanno rimesso a posto il fegato guarito alla donna che ora sta bene, al punto che è stata anche dimessa dall’ospedale. Parliamo di una paziente di fatto con metastasi che non le consentivano di rispondere alla chemioterapia antiblastica e, per di più, tanto estese da non potere essere rimosse con i metodi tradizionali. 

L’unica via percorribile era quella che poi ha caratterizzato l’intero intervento, ovvero, l’espianto dell’organo e il successivo reimpianto. Vera e propria fantascienza, ma la medicina moderna ci sta abituando anche a questo, nonostante gli interventi al fegato per neoplasie diverse possono essere attuati a non più di venti pazienti su cento e non solo, non è detto che chi si opera abbia la certezza di guarire, visto che la riuscita è un privilegio che spetta solo al 30% degli operati che, a cinque anni dall’intervento risulta ancora vivo. E chi non può operarsi? Nonostante l’avanzata conoscenza della malattia, fino adesso un malato terminale di un tumore maligno al fegato, in generale, ha un’aspettativa di vita che non supera un anno circa.

La buona notizia è che oggi si sta raggiungendo una percentuale di pazienti un tempo inoperabili e che invece oggi si decide di operare ugualmente, tale percentuale è pari al 50% circa della popolazione malata, la quale oltretutto, beneficia anche di terapie contro il tumore, rappresentate anche dai nuovi farmaci antineoplastici, soltanto ieri inimmaginabili!

COME E' ANDATA A FINIRE? AGGIORNAMENTO 2025

Ovviamente il mondo scientifico osanna sempre le scoperte anche scoperte che sanno di fantascienza come questa. Quindi, a distanza di 13 anni vediamo che è successo nel frattempo.

La tecnica è nota come chirurgia epatica ex vivo o ex situ, è diventata sempre più sofisticata e, sebbene rimanga una procedura complessa e molto rara, viene utilizzata in casi selezionati in centri specializzati.

Ecco cosa è successo nel frattempo

  • Evoluzione e automazione: la tecnica è stata perfezionata. Un grande passo avanti è stato l'uso di macchinari per la perfusione normotermica ex vivo (cioè a temperatura corporea), che permettono di mantenere il fegato "vivo" e in funzione fuori dal corpo per un periodo più lungo. Questo ha permesso ai chirurghi di operare con maggiore calma e precisione.

  • Trattamento dei tumori metastatici:  La tecnica ex vivo è stata applicata anche per trattare tumori metastatici, in particolare quelli derivanti dal colon-retto, che si sono diffusi al fegato. L'obiettivo è asportare tutte le lesioni tumorali e, se necessario, anche gran parte del fegato stesso, per poi reimpiantare la porzione "ripulita". In alcuni casi, si è arrivati ad asportare percentuali molto elevate di fegato (anche il 90%) per poi reimpiantare solo la parte sana.

  • Combinazione con altre tecniche: Spesso, la chirurgia ex vivo è integrata con altre procedure per massimizzare il risultato. Per esempio, può essere utilizzata la chemioterapia pre-operatoria per ridurre le dimensioni delle metastasi e renderle più facili da asportare, oppure l'embolizzazione pre-chirurgica per far rigenerare la parte sana del fegato prima dell'intervento.

In sintesi, la tecnica non solo è sopravvissuta, ma si è evoluta, consolidandosi come un'opzione di salvataggio in casi altrimenti inoperabili, specialmente per i tumori metastatici molto diffusi.

Quindi i malati di tumore al fegato possono tirare un lungo sospiro di sollievo?

Non è mia intenzione emettere giudizi sui grandi progressi della moderna oncologia, sia farmacologica che, in questo caso, chirurgica. Però vogliamo mostrare i dati consultabili facilmente per quanto concerne la sopravvivenza per questo tipo di tumori. Ovviamente ogni caso è a sè e le statistiche offrono solo un quadro generale e non possono prevedere l'esito per un singolo paziente.

Detto questo, basandosi sui dati disponibili e sulla letteratura medica, la prognosi per un tumore al fegato metastatico varia notevolmente a seconda dell'origine del tumore e del grado di diffusione.

  • Tumore primitivo del fegato (epatocarcinoma) con metastasi: La sopravvivenza a 5 anni è in genere molto bassa (attorno al 5%). Non voglio neanche stare al gioco di chi parla di diagnosi precoce, mi interessa vedere il quadro di un tumore metastatizzato, visto che la tecnica ex vivo e ex situ è stata presentata anche per i tumori in metastasi. 

  • Metastasi epatiche da altri tumori: Questo è il caso più frequente. La prognosi dipende dal tumore primario. Per esempio, le metastasi da tumore del colon-retto, se trattate aggressivamente con chirurgia (come la tecnica che abbiamo visto ) e chemioterapia, possono avere una sopravvivenza a 5 anni che varia dal 16% al 49%.

In generale, i fattori che influenzano la prognosi includono:

  • Il tipo di tumore da cui originano le metastasi.

  • Il numero, la dimensione e la localizzazione delle metastasi nel fegato.

  • La salute generale del paziente e la presenza di altre patologie.

  • La possibilità di asportare chirurgicamente le lesioni o di trattarle con altre terapie locali e sistemiche.

In sintesi, la prognosi è molto variabile e deve essere valutata individualmente da un oncologo, che terrà conto di tutte le variabili cliniche per definire il miglior percorso terapeutico.

A questo punto, al lettore trarre tutte le conseguenze che vorrà!


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