Incredibile ma vero, neanche le metastasi
spegneranno più la vita di un paziente, in questo caso una donna affetta da un tumore al fegato, già metastatizzato. Per fermare la terribile neoplasia in una donna
giovane di appena 38 anni, non restava che una strada ancora percorribile. Espiantare
l’organo curandolo fuori dal corpo della paziente e successivamente
reimpiantarlo una volta curato.
Detta così, sembra il classico “uovo di
Colombo”, cosa ci sarebbe di più ragionevole che curare fuori dal corpo un
organo devastato, ma immaginiamo le difficoltà che ha incontrato l’equipe
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dell’Unità Operativa di chirurgia epatobiliare dell’ospedale di Padova guidata
da Umberto Cillo che ha dovuto lavorare per venti ore senza sosta effettuando
una vera e propria tolettatura dell’organo invaso dalle metastasi e, una volta
riusciti nel loro intento, hanno rimesso a posto il fegato guarito alla donna che
ora sta bene, al punto che è stata anche dimessa dall’ospedale. Parliamo di una paziente di fatto con
metastasi che non le consentivano di rispondere alla chemioterapia antiblastica e, per di
più, tanto estese da non potere essere rimosse con i metodi tradizionali.
L’unica via percorribile era quella che poi ha caratterizzato l’intero
intervento, ovvero, l’espianto dell’organo e il successivo reimpianto. Vera e propria fantascienza, ma la
medicina moderna ci sta abituando anche a questo, nonostante gli interventi al
fegato per neoplasie diverse possono essere attuati a non più di venti pazienti su
cento e non solo, non è detto che chi si opera abbia la certezza di guarire,
visto che la riuscita è un privilegio che spetta solo al 30% degli operati che, a cinque anni dall’intervento risulta ancora
vivo. E chi non può operarsi? Nonostante l’avanzata conoscenza della malattia,
fino adesso un malato terminale di un tumore maligno al fegato, in generale, ha
un’aspettativa di vita che non supera un anno circa.
La buona notizia è che oggi si sta
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raggiungendo una percentuale di pazienti un tempo inoperabili e che invece oggi
si decide di operare ugualmente, tale percentuale è pari al 50% circa della popolazione
malata, la quale oltretutto, beneficia anche di terapie contro il tumore,
rappresentate anche dai nuovi farmaci antineoplastici,
soltanto ieri inimmaginabili!
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