La tecnica è nota come chirurgia epatica ex vivo o ex situ, è diventata sempre più sofisticata e, sebbene rimanga una procedura complessa e molto rara, viene utilizzata in casi selezionati in centri specializzati.
Ecco cosa è successo nel frattempo
Evoluzione e automazione: la tecnica è stata perfezionata. Un grande passo avanti è stato l'uso di macchinari per la perfusione normotermica ex vivo (cioè a temperatura corporea), che permettono di mantenere il fegato "vivo" e in funzione fuori dal corpo per un periodo più lungo. Questo ha permesso ai chirurghi di operare con maggiore calma e precisione.
Trattamento dei tumori metastatici: La tecnica ex vivo è stata applicata anche per trattare tumori metastatici, in particolare quelli derivanti dal colon-retto, che si sono diffusi al fegato. L'obiettivo è asportare tutte le lesioni tumorali e, se necessario, anche gran parte del fegato stesso, per poi reimpiantare la porzione "ripulita". In alcuni casi, si è arrivati ad asportare percentuali molto elevate di fegato (anche il 90%) per poi reimpiantare solo la parte sana.
Combinazione con altre tecniche: Spesso, la chirurgia ex vivo è integrata con altre procedure per massimizzare il risultato. Per esempio, può essere utilizzata la chemioterapia pre-operatoria per ridurre le dimensioni delle metastasi e renderle più facili da asportare, oppure l'embolizzazione pre-chirurgica per far rigenerare la parte sana del fegato prima dell'intervento.
In sintesi, la tecnica non solo è sopravvissuta, ma si è evoluta, consolidandosi come un'opzione di salvataggio in casi altrimenti inoperabili, specialmente per i tumori metastatici molto diffusi.
Quindi i malati di tumore al fegato possono tirare un lungo sospiro di sollievo?
Non è mia intenzione emettere giudizi sui grandi progressi della moderna oncologia, sia farmacologica che, in questo caso, chirurgica. Però vogliamo mostrare i dati consultabili facilmente per quanto concerne la sopravvivenza per questo tipo di tumori. Ovviamente ogni caso è a sè e le statistiche offrono solo un quadro generale e non possono prevedere l'esito per un singolo paziente.
Detto questo, basandosi sui dati disponibili e sulla letteratura medica, la prognosi per un tumore al fegato metastatico varia notevolmente a seconda dell'origine del tumore e del grado di diffusione.
Tumore primitivo del fegato (epatocarcinoma) con metastasi: La sopravvivenza a 5 anni è in genere molto bassa (attorno al 5%). Non voglio neanche stare al gioco di chi parla di diagnosi precoce, mi interessa vedere il quadro di un tumore metastatizzato, visto che la tecnica ex vivo e ex situ è stata presentata anche per i tumori in metastasi.
Metastasi epatiche da altri tumori: Questo è il caso più frequente. La prognosi dipende dal tumore primario. Per esempio, le metastasi da tumore del colon-retto, se trattate aggressivamente con chirurgia (come la tecnica che abbiamo visto ) e chemioterapia, possono avere una sopravvivenza a 5 anni che varia dal 16% al 49%.
In generale, i fattori che influenzano la prognosi includono:
Il tipo di tumore da cui originano le metastasi.
Il numero, la dimensione e la localizzazione delle metastasi nel fegato.
La salute generale del paziente e la presenza di altre patologie.
La possibilità di asportare chirurgicamente le lesioni o di trattarle con altre terapie locali e sistemiche.
In sintesi, la prognosi è molto variabile e deve essere valutata individualmente da un oncologo, che terrà conto di tutte le variabili cliniche per definire il miglior percorso terapeutico.
A questo punto, al lettore trarre tutte le conseguenze che vorrà!

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