domenica 2 aprile 2023

Indiani d'America: non il Covid 19 gli ha ridotto l'aspettativa di vita, è la fame il vero problema!



C’era una volta il Covid 19, verrebbe da dire e il tempo in qui questo virus determinò la pandemia da Coronavirus, ricordata per le migliaia e migliaia di morti in tutto il mondo. Poi arrivò il tempo delle menzogne, al punto da far credere alla gente di tutto il pianeta, che tutte le morti fossero da annettere al virus incriminato e, pur di far passare questo concetto, ci si è presi la briga di andare a guardare persino cosa accadeva agli indiani d’America e ai nativi dell’Alaska, pur di concludere che a causa del Covid quelle popolazioni hanno sperimentato un drastico calo dell’aspettativa di vita a causa del famigerato virus, tanto letale e spaventoso si era dimostrato questo patogeno. Ma stanno davvero così le cose?

Forse è più facile annettere tutte le responsabilità al Covid 19 che prendersi la briga di andare a studiare cosa stava e sta succedendo a queste popolazioni e non è neanche del tutto escluso che la SARS-Cov 2 in quei popoli ha fornito il proprio contributo nefasto nella riduzione di anni di vita alle popolazioni. Ma concludere che questa gente oggi abbia sei anni e mezzo in meno di aspettativa di vita a causa del Covid 19 oltre che semplicistico è persino fuorviante, nel determinare le vere cause di questa diminuzione della vita media e ciò, per diverse ragioni che chi si dovrebbe occupare di questa gente a livello istituzionale, preferisce sottacere.

La verità è che, sia gli indiani d’America che i nativi dell’Alaska, vedono ridursi l’aspettativa di vita non dal 2020, periodo di inizio della pandemia Covid 19, ma da molto tempo prima. Infatti, prima del Covid si erano registrate diminuzioni generazionali di declino degli anni di vita media di non meno di 5 anni rispetto agli altri abitanti non ispanici degli Stati Uniti. Poi nel 2021 quando si è attenzionato lo stesso problema studiando anche ciò che era avvenuto col Covid, si è osservato che la durata media della vita di queste popolazioni era scesa ancora di un altro anno, passando da 71,8 anni del 2019 a 65,2 del 2021 e si è annessa la responsabilità alla sola pandemia di Covid 19.

In questo modo, è stato più facile vedere nel solo Covid 19 il problema da abbattere in queste popolazioni, dimenticando tanti altri aspetti che se fossero stati affrontati negli anni, probabilmente avrebbero avuto un impatto persino minore di morti a causa della stessa pandemia. La realtà è molto più frastagliata di come si racconta e poco ha a che fare col solo Covid, a partire dal fatto che i pazienti indigeni che vivono nelle campagne hanno un accesso alle cure, rispetto alle popolazioni che vivono negli Stati Uniti, molto limitato e molto precario. Inoltre, oggi le nuove generazioni e gli anziani devono confrontarsi con malattie infettive, tubercolosi e persino vaiolo e l'evidenza è che parliamo di un'intera popolazione lasciata a se stessa e lo dimostra pure un altro dato importante.

E’ la povertà, la disoccupazione, la disperazione e la mancanza di assistenza sanitaria il vero problema, non il Covid 19

In effetti se ci si prende la briga di vedere cosa di fatto accade a quelle popolazioni, ci si accorge che da decenni i dati indicano nelle popolazioni degli indiani d’America e dei nativi dell'Alaska un numero più che raddoppiato di morti da diabeteipertensione arteriosa, tumori a vario titolo, suicidi, quasi il doppio rispetto agli altri americani e i dati ci mostrano persino come le donne subiscano violenze ed abusi sessuali in maniera esponenziale rispetto al resto d'America. A livello sociale siamo prossimi ad una situazione disastrata, con tassi di povertà che non ha eguali rispetto agli americani, si pensi che se la popolazione generale lamenta un tasso di doccupazione del 3%, negli indiani d’America e fra i nativi dell’Alaska si registrano tassi più che raddoppiati, per non parlare dello sfruttamento del lavoro che parrebbe quasi una costanza in quei territori. 

E lo stesso servizio sanitario indiano è sottofinanziato, col risultato che ci sono pochi medici, pochi infermieri, meno diagnostica strumentale, difficoltà, sopratutto per gli abitanti delle zone rurali, ad accedere ai servizi sanitari ed è perfettamente logico che l’aspettativa di vita, in siffatte condizioni, è sensibilmente diminuita ed il Covid 19, col quale si è sempre giustificata ogni morte, non ha aggiunto granchè nel deteriorare la vita di queste popolazioni di più di come essa fosse già precaria prima. Semmai, sarebbe stato plausibile ritenere che se la pandemia avesse colpito persone più in salute e meglio curate, il Covid 19 avrebbe potuto essere fronteggiato meglio di come una popolazione già defedata da malattie, miseria, disperazione, emarginazione sociale e stress cronico, abbia potuto fare. Ma forse sbandierare al mondo i disastri di una Pandemia col carico di morti che ci sta dietro è stato più facile e conveniente che denunciare alla collettività le vere responsabilità istituzionali che è stato più facile nascondere additando come unico colpevole di tanti disastri il solo Covid 19. 

Fonte: Allison Kelliher - Assistant Professor, Dipartimento di Medicina Familiare e di Comunità, Università del North Dakota



2 commenti:

  1. Questo la dice lunga sul clima di terrore che ci hanno indotto con il Covid 19 fin dalla sua apparizione. Tutte le morti erano ascrivibili solo al Covid, non importava se si moriva annegati o investiti, l'importante era certificare la morte per Covid 19 ed ora tutto viene a galla. Annalisa Terlizzi

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  2. E' vero Annalisa quello che tu dici, tuttavia credo che qualche programma televisivo sta facendo uscire gli altarini e si scopre si spera la verità. Giancarlo

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