sabato 16 settembre 2023

Dialisi addio: un'ottima notizia per tutti i pazienti con grave insufficienza renale

 




Tutti coloro che soffrono di insufficienza renale cronica, grave, al punto di dover ricorrere alla dialisi, così come quei pazienti che ancora non vi hanno fatto ricorso ma sono a rischio di dover sostituire permanentemente la funzionalità renale con la dialisi medesima, così come tutti noi che potremmo andare incontro ad una malattia che ha come conseguenza estrema la dialisi, dovremmo segnarci una data, il 2030, anno più, anno meno, periodo in cui, potremo dire, forse, addio alla dialisi!

Cominciamo col dire che di insufficienza renale nella sola Italia ne soffrono circa 4 milioni e mezzo di persone, nel mondo la cifra raggiunge gli 850 milioni. Nel nostro Paese i pazienti che sono affetti da tale malattia cronica, spesso non sanno neanche di soffrirne, quando l’insufficienza renale cronica è ancora agli esordi, ricordando che parliamo di una patologia non reversibile che si può curare col solo scopo di non aggravare la situazione. Per alcuni di questi pazienti c’è la possibilità di ricorrere al trapianto di rene, che rispetto alla dialisi è un gran vantaggio, ma obbliga il paziente ad assumere farmaci impegnativi per tutta la vita, per non contare che i reni disponibili per il trapianto, sono una minima parte rispetto alle reali richieste. Così come c’è pure da aggiungere che per molti la dialisi, pur rappresentando l’ “ultima spiaggia” per rimanere in vita, non esclude l’ipotesi di premorienza dopo un periodo medio lungo di ricorso a tale procedura che, comunque, finisce per rappresentare per il malato una schiavitù perenne, minando la qualità della vita stessa del paziente, vista la necessità di ricorrervi più volte la settimana e, sopratutto, vita natural durante. Se poi pensiamo al fatto che il paziente, privato di una corretta idratazione ed alimentazione, finisce con l’assistere ad un decadimento generale a volte  importante, anche a livello psicologico, ben si comprende che si parla di un trattamento estremo sicuramente gravoso per chi deve subirlo. 

Perchè diremo addio alla dialisi

Tale possibilità è frutto dello studio scientifico da parte di un nutrito numero di ricercatori della University of California San Francisco che hanno dato vita al progetto Kidney Project e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications. Secondo il delicato lavoro scientifico compiuto da questi scienziati, entro il 2030 potremmo assistere alla messa in funzione di un piccolo rene bioartificiale, costruito secondo le esigenze del singolo paziente, che una volta impiantato chirurgicamente direttamente sul malato, assolverà alle funzioni che sono di pertinenza del rene naturale, fatto che affrancherà i malati dalla dialisi stessa. 

Per essere più precisi, tale rene bioartificiale prevede che cellule renali del paziente inserite all’interno di questo strumento che consiste in un minibioreattore, si moltiplichino e assolvano alle funzioni che il rene sano compie. L’esperimento, fino adesso, sui maiali ha dato esito positivo, avendo constatato che con tale inedito strumento si ripristinano le normali funzioni delle cellule, la regolare riproduzione delle stesse che sostituiscono quelle morte, in quello che si definisce ricambio cellulare, alla stregua di quanto avviene in natura e cosa importante, il cosiddetto rene bioartificiale, in tali condizioni, ha funzionato regolarmente ed ininterrottamente per una settimana, senza creare i fenomeni di rigetto che sono la norma di ogni trapianto. Adesso si tratta di perfezionare l’opera e sperare che il mini biorettatore funzioni, una volta impiantato, per un periodo di gran lunga maggiore e sopratutto che funzioni nell’uomo come avvenuto oggi nel maiale. Importante ricordare che il bioreattore si collega direttamente ai vasi sanguigni che trasportano sangue e, quindi ossigeno, mantenendo in vita le cellule renali. Nel caso del biorene artificiale, proprio per evitare possibili reazioni del sistema immunitario che potrebbe scambiare questo dispositivo per un invasore, attaccandolo, come solitamente avviene coi trapianti d’organo, particolari membrane al silicone avvolgono il tutto in modo da “distrarre” il sistema immunitario che in questo modo può tollerare l’intruso all’intero del corpo.

I limiti dello Studio scientifico

Ricordando che la fisiologia del rene non prevede soltanto l’eliminazione delle scorie dell’organismo, che è solo una delle tante funzioni di quest’organo, basti solo ricordare il ruolo centrale nel mantenimento della pressione arteriosa svolto dai reni, stessa cosa per quanto attiene il corretto equilibrio idro-salino del sangue che compete ai reni stessi, si capisce bene che lo studio scientifico può ritenersi completato quando saremo nelle condizioni di applicare un sistema artificiale che non si limiti soltanto a “depurare“ delle tossine il sangue del paziente, ma riesca a riprodurre artificialmente le intere funzioni di questo organo. Per far ciò, seguendo quanto dichiarato da Mario Cozzolino, Ordinario di Nefrologia al Dipartimento Scienze della Salute dell’Università di Milano e Direttore del Dipartimento di Nefrologia e Dialisi ASST santi Paolo e Carlo, occorre una ulteriore strategia da applicare, volta a perfezionare il biorene artificiale da impiantare, in modo che elimini totalmente le cellule malate del rene che andranno sostituite interamentre con quelle cellule staminali ottenute dalle stesse cellule del paziente. Ciò perchè i nefroni, ovvero le cellule renali, una volta danneggiati non si costituiscono più autonomamente e, quindi, superato tale ostacolo con la strategia appena citata, si potrà disporre di un biorene artificiale impiantato, di piccole dimensioni con la capacità di donare al paziente una nuova vita da un punto di vista nefrologico. Gli scienziati sono quanto mai ottimisti e la strada per mandare in soffitta la dialisi parrebbe più che mai tracciata

Fonte: La Verità/Panorama

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