Ti svegli. Hai appena aperto gli occhi e la mente è già in moto, carica di propositi: “Vediamo che è successo nel mondo, leggo qualche notizia, rispondo a due mail...”. La prima sfida, però, non arriva dal mondo, ma da una schermata luminosa: quella del tuo cellulare o smartphone, per essere più precisi!
La prima password è andata. Fatto. Ora la mail. Oh, la password è scaduta. "Per la tua sicurezza va cambiata". Ok. "Ti mandiamo un codice OTP via SMS". Ma... L'SMS non arriva. "Sollecita". Arriva, evviva, ma nel frattempo il sito della mail ha fatto un reset e il codice è già scaduto, anche perché nel frattempo ti è arrivata una telefonata e due cose insieme non sai proprio farle. La mattinata è appena iniziata e la tua pressione è già alle stelle.
Finalmente, dopo l'ennesima prova e quattrocento "accetto, accetto, accetto" al banner dei cookie, riesci a leggere la posta. Ti rilassi. Entri nel tuo sito di notizie preferito. Altro banner, altra accettazione forzata, e finalmente puoi leggere l'articolo.
Ma ecco che, in mezzo ai piedi, spuntano banner e link che ti perseguitano: "È la volta di Celentano!", "Scopri il nuovo album di Celentano!", "Celentano parla di Celentano!" "Celentano, gli amori di un tempo di Celentano, si confessano in esclusiva... Celentano? ma non era morto? No... è vivo e vegeto, ha compiuto 87 anni, te lo ripetono in continuazione e ti sta triturando con quella faccia che sembra chiederti qualcosa; un fantasma digitale che ti segue ovunque, alimentato dalla tua stessa navigazione di pochi minuti fa, che Google scambia per un interesse ossessivo. Ma chi cavolo ha mai detto a Google che mi interessa qualcosa di Celentano?
Il commercialista, il bancomat e l'assurdo
E quando pensi che il peggio sia passato, arriva la telefonata del commercialista che ti chiede di accedere allo SPID. Ricomincia l'avventura: password obsoleta, OTP, codice che non arriva, cellulare che squilla, il codice che scade, l'ansia che monta...
Non puoi cambiare la password con la tua data di nascita. Non puoi usare quella di tua moglie perché "l'hai già usata!". Invidi i musulmani che, come minimo, hanno sette mogli, almeno sette password nuove di zecca da utilizzare e siccome non hai figli, non hai date di nascita da ricordare. Chiedi ad un vicino, scusi, lei quando è nato? Mannaggia, non lo sapevi, ti sembrava tuo padre ma è nato nel tuo stesso anno, non funziona… Sei al limite, ti ci vorrebbe un ansiolitico ma il tuo medico ti ha detto che è meglio evitare!
Apri il portafogli, vuoi prelevare dal bancomat. Cerchi il PIN, che hai nascosto con una logica degna del miglior agente segreto per confondere i ladri, si ma a quale carta si riferisce? Al bancomat o alla carta di credito? No alla prepagata, si e ora delle tre, quattro carte, che sigla hai messo per ricordarti? Nessun problema, la inserisci nel bancomat, provi tre volte sbagliando e la frittata è fatta, carta bloccata per troppi tentativi e ora chi glielo dice al call center che i tre tentativi sbagliati li hai fatti tu? Senti la loro voce inquisitoria, come fossi un ladro che ha appena sgrafignato la carta di un altro.
Sicuro che sia lei il vero proprietario? -- sei smarrito, cominci ad avere qualche tentennamento, si, hai un dubbio, insomma, riescono a farti avere una crisi d’identità, si sono io. Bene mi ripeta la Divina Commedia a memoria per accertarci che se la ricorda come quando l’abbiamo registrata. No è troppo, al massimo ti chiedono di ripetergli giorno, mese, anno di nascita, luogo e immancabile la domanda, si ma qual è la provincia? E poi è la volta del codice fiscale, lo voglio tutto d’un fiato, non faccia vedere che lo sta leggendo… Finalmente è fatta, adesso hai un altro pin che nominerai col nome della banca sottratta la somma delle consonanti che compongono il cognome di tua nonna da nubile. Bene, ci siamo, lo digiti, ma il bancomat non funziona. Devi entrare in banca.
Entri. L'allarme suona. "Deposita gli oggetti metallici nell' apposita cassettiera". Via il cellulare. Fai la fila. Insomma, in banca non va più nessuno la fila è breve è l’unica cosa buona della giornata! È il tuo turno, finalmente. "Le abbiamo inviato un SMS per autorizzare l'operazione". Un SMS? hai dimenticato che esistono ancora gli SMS, abituato ormai con Whatsapp, ma qualcosa ti dice che in qualche modo c’entri col cellulare, si, quello che hai riposto nell’apposita cassettiera, ma fuori dalla banca, ovviamente, per la tua sicurezza, pensa se entrava un ladro con una pistola, al massimo l'arma la lascia nell’apposita cassettiera e tu sei salvo! E tu sei lì, a guardare l'addetto come un salame…. Eh no’? Ti chiedi… "Ma si può campare così?". Com'era bello quando al massimo dovevamo ricordarci a scuola di ripetere a memoria il "Passero Solitario" di... Giacomo Leopardi!
Quando la tecnologia ci rincretinisce
Questa, purtroppo, non è una barzelletta. È la realtà di milioni di persone. È il punto di rottura tra l'avanzamento tecnologico e la nostra natura umana. Il sistema è stato creato per essere "sicuro" e "tutelante", ma finisce per essere un'odissea di intoppi che ci ruba tempo, energia e serenità mentale. Insomma, un vero inferno in terra!
I banner "accetta", ci hanno reso un "popolo bue" e rassegnato. Le password, che dovrebbero proteggerci, sono diventate una fonte di stress. Il paradosso è che, nel tentativo di rendere tutto più efficiente, abbiamo creato un sistema che ci fa sprecare tempo prezioso e che, per la nostra salute mentale, è un vero e proprio disastro invisibile. Povero il nostro cervello!
Forse il vero benessere sta nel sapere che possiamo spegnere tutto per un attimo, mettere il cellulare da parte e non sentirci in colpa. Se non altro, non ci sarà bisogno di nessuna password per farlo… sicuro? Ora che ci penso, devo accendere il cellulare, chissà quante chiamate avrò perso nel frattempo e ad ognuno che ha chiamato dovrò delle scuse, perchè vorrà sapere da me e con dovizia di particolari, dov'ero, perchè non rispondevo e perchè quando squillava, non rispondevo. Ah, già dimenticavo, dovrò ricordarmi di dirgli che il cellulare era in banca nell'apposita cassettiera!
Quindi accendo lo smartphone, ma stavolta solo per farmi dire come mi chiamo, nella fretta e con questo rincretimento collettivo e totale l’ho pure scordato, speriamo che almeno il cellulare se lo ricordi... o, cavolo, ho dimenticato di nuovo la password per entrare nel mio cellulare...

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