Quando parliamo di influenza
dovremmo riflettere su un dato incontrovertibile. L’influenza, sia che si presenti
in forma più aggressiva, sia che si faccia troppo clamore rasentando il
“procurato allarme” come accaduto qualche anno fa, sia che si presenti in forma
lieve, resta pur sempre una malattia infettiva, contagiosa, a larghissima
diffusione e che ogni anno, quando si smorza la sua carica, se ne va col il suo carico di morti che immancabilmente
si porta dietro. Significa tutto ciò che di
fronte a questa malattia dovremo atterrire? Sicuramente no, però, per lo meno,
potremmo anche meglio comprendere l’importanza che alla malattia riservano i medici
quando ci ricordano i fattori di rischio che entrano in gioco nel determinare
la gravità dell’infezione, così come, dovremmo mettere in atto tutte quelle
precauzioni che potrebbero evitarci non tanto il contagio, cosa per nulla
semplice da attuare, semmai le ricadute, ma ancor di più, le gravi conseguenze
che talora la patologia presenta, una di queste, ad esempio, la polmonite.
Il problema è che
l’influenza è una malattia contagiosa che colpisce tutti, giovani compresi ed è
davvero difficile immaginare un giovane che resista alla tentazione di sentirsi
già guarito senza porre fine alla cautela che invece lo vorrebbe ancora a
letto. Eppure, le conseguenze di un’epidemia influenzale non risparmiamo per
nulla i giovani che possono andare incontro a serie ripercussioni costituite da
malattie infettive sovrapposte, come ad esempio, accade con la polmonite. La polmonite è una di quelle
malattie che solitamente può seguire un’influenza. Vero è che oggi disponiamo
di antibiotici potenti in grado di stroncarla, ma vero è anche che non sempre
il fisico di una persona non del tutto sana è in grado di fronteggiare un
impegno come quello rappresentato dalla polmonite dopo un’influenza che ha
richiesto uno sforzo ed uno stress per l’ organismo davvero pesante. Cominciamo col dire che
intanto di polmonite si ammalano qualcosa come 500 mila persone all’anno, segno
evidente che non parliamo certo di una malattia rara, né si vuole intendere che
gli esiti della malattia sono infausti per tutti, ma non dimentichiamo che essendo
la patologia spesso successiva ad un’influenza, lo stesso rischio che il
soggetto ha corso e magari superato con l’influenza può ripresentarsi con la
polmonite e dunque, quei fattori che individuavano le persone più esposte alla
malattia influenzale dovranno essere tenuti presente.
Vediamo dunque come la
polmonite si manifesta
Ciò accade quando i polmoni vengono colonizzati da
agenti patogeni, per lo più batteri, che causano oltre all’infiammazione
dell’organo, anche una secrezione di liquidi a livello degli alveoli, che sono
delle nicchie in cui il sangue si ossigena con la conseguenza che oltre ad una
minore ossigenazione del sangue da parte dei tessuti, si creano dei veri e
propri ostacoli alla respirazione, che di fatto diviene difficoltosa e rumorosa.
Ma c’è di più, intanto occorre dire che la polmonite può estendersi ad organi
vicini come i bronchi ed in questo caso si parla di broncopolmonite e non solo,
non esiste una sola forma della malattia, perché questa è strettamente
dipendente dal patogeno che l’abbia provocata. Ad esempio, una polmonite su
base batterica è una cosa, ma se è su base virale o micotica, ovvero
determinata da funghi, in quest’ultimo caso, è un’altra cosa, anche più grave e
difficile da trattare. La polmonite è una malattia
che si riscontra in maniera ubiquitaria nel mondo, soltanto che nei Paesi
poveri la malattia, stante le condizioni igieniche precarie e la scarsa
alimentazione, resta pur sempre un vero flagello. Vista dunque la diffusione
della malattia occorre distinguerla nelle due forme principali per meglio
classificarla. Esiste infatti una polmonite da comunità e una
nosocomiale. Tale distinzione fa ben comprendere come la malattia sia
strettamente collegata all’agente patogeno ove dislocato, tant’è che nella
prima forma non si distingue il luogo ove si contrae la malattia, nella
seconda, si tiene conto dell’alta diffusione della patologia negli ospedali e riguarda, generalmente,
pazienti anziani con esiti della malattia, a volte, infausti.
Si tratta di capire a
questo punto cosa causi la malattia, ferma la distinzione prima fatta circa il
ruolo esercitato dai diversi patogeni, occorre ricordare l’incidenza rivestita
dallo Streptococcus
pneumonite, che, comunemente si definisce pneumococco,
sensibile agli antibiotici, ma sufficiente in qualche caso di annientare un
paziente defedato o affetto da un quadro multipatologico. Esiste anche un altro
agente patogeno che riscontriamo nei luoghi per lo più di ritrovo ad alta
densità abitativa, in questo caso ci riferiamo al Mycoplasma pneumonite o
Haemophilus Influenzae. Un altro batterio che fece parlare di sé diversi anni
fa fu il Legionella pneumophila che trova il suo habitat ideale nell’acqua e
aggredisce l’uomo penetrando negli ambienti tramite l’aria condizionata.
Occhio al virus
La polmonite virale esiste
nella forma indiretta, ovvero, il virus responsabile non sarebbe da solo in
grado di originare la malattia ma lo fa causando altre forme patologiche infettive
come la varicella, il morbillo, la stessa influenza e la temutissima
S.A.R.S. La cura di queste
malattie di solito si rivolge alla terapia da effettuare sulla malattia dalla
quale la polmonite abbia avuto origine, tenendo conto del ruolo apportato dagli
antibiotici che se sono inermi contro il virus, evitano la sovrapposizione
batterica in un terreno già esposto ad infezioni. Chiudiamo con le polmonite
micotiche, ricordando la Pneumocistis carinii che attacca
pazienti immunodepressi già ammalati a causa di gravi patologie come avviene
con i tumori, le leucemie, i malati terminali, i malati di AIDS.
Da ricordare che in
presenza di patologie quali le bronchiti croniche, lo scompenso
cardiocircolatorio, il diabete, l’etilismo cronico, che abbiano già piegato le
difese immunitarie del soggetto, la possibilità di ammalarsi di polmonite
risulta molto alta. Stessa cosa per quanto concerne anziani e bambini piccoli,
così come è importante il ruolo esercitato da farmaci cosiddetti
immunosoppressori, a partire dal cortisone o da farmaci antitumorali
utilizzati, a volte, per la cura di alcune malattie autoimmuni.
Occorre ricordare che un
primo episodio di polmonite non immunizza la persona che può incorrervi ogni qualvolta sussistano le condizioni, così
come è ritenuto raro il contagio da individuo malato a quello sano.
Infine occhio a questi
sintomi, la tosse è il primo indizio, la febbre è una costante della malattia,
il dolore e la difficoltà respiratoria, insieme alla iperproduzione di
muco, di norma completano il quadro
clinico. Attenzione agli anziani, in queste persone la polmonite può
accompagnarsi ad uno stato di ipotermia, insieme ad affaticamento, confusione
mentale, pelle bluastra, stato questo che riguarda anche i bambini affetti
dalla malattia ce che ci indica la sofferenza cui stanno andando incontro i
tessuti a causa del grado di ipossia, ovvero, carenza di ossigeno, causato
dalla malattia.
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