Già la parola ictus fa paura da sola, ma alle donne
questa serie di eventi patologici che conclamano con un danno spesso
irreversibile di una o diverse funzionalità dell’organismo, dovrà fare più
paura e ciò per almeno due motivi. Il primo, la donna, dopo la menopausa
va di gran lunga più soggetta ad ictus rispetto all’uomo che ha addirittura
abbassato l’incidenza negli anni di almeno un terzo nei confronti della
patologia. Il secondo e più grave motivo, la donna di ictus muore.
E’ uno sconsolante quadro che ci giunge dopo un accurato studio svoltosi a
Milano alla conferenza Women strocke association che ha chiamato in causa
esperti di malattie quali le cardiopatie e gli ictus. Nel corso del convegno si
sono apprese cose che forse mai prima di adesso si sapevano, ovvero, se da un
lato l’uomo ha diminuito di un terzo l’incidenza dell'ictus, la
donna l’ha di molto aumentato, con la differenza, inoltre, che soprattutto
andando avanti con gli anni, la donna a seguito di un ictus ha poche
possibilità di salvarsi, vista la gravita delle lesioni che subirebbe e,
oltretutto, nella donna coesistono fattori di rischio tutt’altro che trascurabili,
il fumo, i contraccettivi orali e non solo.
Occhio alle emicranie
Quando la donna è infatti affetta da emicrania con aura, ricordiamo che
stiamo parlando di una sintomatologia dolorosa che affligge periodicamente
molte donne che finiscono per riconoscere il sintomo che sta sopraggiungendo
con largo anticipo, questo indica la parola “aura”, il rischio
di incorrere in un ictus, se associato ai primi due fattori di rischio citati,
aumenta di ben 30 volte. Se poi andiamo a vedere cosa accade nei due sessi,
facciamo la conoscenza con altri fattori per certi versi inediti. Il primo, su
100 donne decedute, oltre 55 sono morte a causa di cardiopatie
ischemiche associate ad ictus. All’aumentare dell’età, le donne
muoiono di queste patologie più degli uomini, ovvero, per le over ottantenni,
il rischio di finire i propri giorni a causa di un ictus è superiore nella
donna del 20% rispetto all’uomo. Ma se qualcuno pensa che semmai di malattie
vascolari, ictus compreso, si muoia soltanto al crepuscolo della propria vita,
si sbaglia e di grosso. Visto che anche donne relativamente giovani che
fumano, usano contraccettivi orali e soffrono di emicrania con “aura”
possono andare non solo incontro all’ictus ma, addirittura, con una incidenza
di ben 30 volte superiore alle altre donne non in queste condizioni.
A dire di Paola Santalucia, presidente dell’associazione e dirigente medico del Policlinico di Milano -
“l’ictus finisce per rivelarsi un evento mortale per le donne, mentre per gli uomini è diventato curabile. La maggior parte delle pazienti sono infatti anziane, sole o assistite da badanti o in case di cura, quindi senza una famiglia alle spalle che le segua. Ma uno dei problemi principali è che la diagnosi di ictus – aggiunge – arriva per le donne in ritardo anche di ore, quando in questi casi i minuti fanno la differenza. E questo sia per un ritardo culturale, sia per la mancanza di sintomi specifici che invece l’uomo presenta”.
I sintomi che la donna non interpreta
In preda ad un ictus la donna presenta tutto un corollario di sintomi che l’uomo negli anni ha imparato a riconoscere, la
donna meno. Tanto è vero che la donna potrebbe non rendersi immediatamente
conto che l’impossibilità di muoversi sfruttando entrambe le due parti del
corpo, il lato destro e sinistro, non è dovuta all’artrosi, ad esempio di cui
soffre da anni, ma al sopraggiungere dell’ictus. Così come, lo stato
confusionale, magari non particolarmente marcato, non è solo espressione di patologie
articolari, soprattutto al collo lamentate dalla paziente e da questa
male interpretate, possono essere gravi indizi di un’evenienza rappresentata
dall’ictus. Spesso il ritardo nei soccorsi, che sappiamo
essere un vero disastro nei confronti della malattia, stante il fatto che prima
si prestano le cure, più probabilità abbiamo di salvarci, può essere
responsabilità persino dell’ospedale cui la donna si rivolge a causa di
un’errata diagnosi e magari per questo ricoverata in un reparto sbagliato, che
in presenza di sintomi sfumati può non individuare per tempo la malattia.
Gli ictus giovanili in “gonnella”
Parlavamo di emicrania con “aura” e abbiamo visto come faccia schizzare in
alto l’incidenza di ictus nelle donne che soffrono della patologia e nello
stesso tempo fumano e assumono contraccettivi orali. Ma vediamo come ognuno dei
fattori di rischio già da solo apre la strada al grave ictus. S’è visto che
addirittura donne giovani sotto i 35 anni d’età che soffrono di emicrania con
aura sono esposte tre volte di più al grave evento vascolare rispetto alle
donne che non lamentano questo disturbo. Se poi le stesse donne assumono
contraccettivi, il rischio si eleva di sei volte e se si fuma essendo affetti da
emicrania il rischio aumenta di sette volte, mentre come detto, fumo, pillola,
emicrania elevano il rischio di 30 volte. In tutti questi casi comunque l’ictus
non si presenta contemporaneamente all’emicrania, ma tempo dopo. ”Tutto ciò non
vuol dire – spiega – che le donne in queste condizioni sono candidate sicure
all’ictus. Ma il ginecologo, se dalle analisi del sangue riscontra un rischio
‘aterotrombotico’, deve stare attento a prescrivere la pillola. E le donne
dovrebbero evitare di fumare, per non aumentare il potenziale pericolo. Al
momento infatti non esiste una terapia per evitare che ciò accada, c’è solo la
prevenzione”.
Il vile denaro
Guardiamo infine cosa costa alla collettività un paziente che sia andato
incontro ad un ictus. A dircelo il Censis che ci fa sapere che un malato di
questo tipo costa qualcosa come 30 mila euro all’anno, senza contare i costi a
carico del S.S.N. A questo si giunge considerando la perdita di produttività di
una persona in quello stato, cui si aggiunge la riduzione temporanea di
produttività di parenti ed amici che si fanno carico di questi ammalati e che
dunque vi dedicano delle ore o giorni, o mesi, mentre oltre all’iniziale costo
citato si sommano quasi 6.500 euro annui scaricati sul Sistema Sanitario
Nazionale.
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