Riferendoci alla cistite e ricordando che parliamo di
un’infezione del tratto urinario di cui maggiormente esposta è la donna, per
ovvie ragioni anatomiche, non possiamo non citare anche la cistite
interstiziale, anche questa patologia più diffusa nel sesso femminile rispetto
a quello maschile.
Ricordiamo che la cistite interstiziale è quella patologia
urinaria che si presenta con le stesse caratteristiche e, più o meno, con la stessa
sintomatologia ascritta alla classica cistite, dunque con bisogno impellente di
urinare, difficoltà della minzione, bruciore, a volte febbre, dolore al basso
ventre, lamentati dal paziente. Ma
rispetto alla cistite tradizionale la differenza sta nel fatto che una volta
ricercata la causa, con esami quali urinocultura ed antibiogramma, non si
riesce ad identificare l’agente patogeno responsabile della malattia.Ciò che emerge, di norma, nella cistite interstiziale è una
popolazione di patogeni di diverso tipo appartenenti a svariate famiglie
diverse l’una dall’altra ma con una carica batterica del singolo patogeno che
non giustificherebbe da sola la presenza della malattia.
Ma c’è un a cosa che ha colpito i ricercatori che hanno monitorato
per un lasso di tempo adeguato un numero di 50 pazienti affetti da cistite
interstiziale ricoverati a seguito della patologia urinaria ed osservati per
una durata di 18 settimane, un gruppo dei quali curati con antibiotici, un
altro con placebo. Gli antibiotici utilizzati erano la Doxicillina ,
l’Eritromicina, il Metronidazolo, la Clindamicina , l’Amoxicillina e la Ciprofloxacina ,
ogni antibiotico è stato testato per un periodo di tre settimane.
Secondo i ricercatori, infatti, pur non individuando l’esatta
popolazione di batteri che meglio rispondevano alla singola molecola, nei
pazienti così trattati si assisteva ad una riduzione significativa dei sintomi
della malattia. Tant’è che lo studio avrebbe concluso che, fermi gli eventuali
effetti collaterali sempre possibili con queste molecole farmacologiche, anche
in caso di cistite interstiziale il farmaco d’elezione resta sempre
l’antibiotico capace di migliorare la prognosi per il paziente, senza che però che
questa evidenza si legga come uno stato di avanzamento nella cura della cistite
interstiziale, le cui cure dovranno ricercarsi altrove, soprattutto quando sia
del tutto chiara l’esatta genesi della patologia in questione.
Warren JW et al, J Virol 2000; 163 :
1685-1688
Xagena
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