Che l’utilizzo di lenzuola e di asciugamani abbia a che fare con la nostra salute è indubbio e ciò, non tanto per la qualità dei diversi tessuti, quanto invece per la cura che ci prendiamo di essi, a partire dal lavaggio. La domanda infatti è: ogni quanto occorrerà lavare, in media, gli asciugamani? E ogni quanto le lenzuola? Un recente sondaggio anglossassone, effettuato su uomini single, avrebbe avuto come effetto, quello di registrare che per quegli intervistati, era sufficiente lavare sia gli asciugamani che le lenzuola, ogni quattro mesi. Un periodo spaventosamente eccessivo che dimostra come poca cura anche per la loro salute abbiano i single maschi inglesi intervistati.
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L’ esigenza del lavaggio
Dopo esserci lavati, con gli asciugamani, di fatto asportiamo migliaia e migliaia di cellule della pelle e con queste anche di batteri che sivanno a depositare proprio negli asciugamani che restano umidi molto a lungo, partecipando a far proliferare i batteri e le muffe, quest’ultime sono responsabile del cattivo odore di questo tipo di biancheria dopo svariati utilizzi.
Per quanto concerne invece le lenzuola. Ogni notte durante il riposo rilasciamo sulle lenzuola cellule della pelle sfaldate, microbi, sudore. E’ del tutto ovvio che non occorre sostituire le lenzuola tutti i giorni, ma dopo una settimana di utilizzo la quantità di sostanze rilasciate, fra quelle appena viste, diventa davvero notevole e dopo due settimane di utilizzo è più o meno raddoppiata, motivo per cui è quasi indispensabile procedere alla sostituzione delle lenzuola. Non farlo significa andare incontro ad irritazione della pelle, a volte infezioni e questo dipende anche dallo stato delnostro sistema immunitario, allergie, per i soggetti predisposti che possono sfociare anche in forme di asma allergica.
Per le lenzuola l’intervallo fra un lavaggio ed un altro, fermi orientativamente i tempi sopra accennati, varrebbe anche un’altra regola. Se siamo soliti andare a letto dopo una doccia, l’intervallo potrebbe allungarsi perché asportiamo agenti patogeni, pelle in eccesso, sebo e capelli proprio in fase di lavaggio del nostro corpo. Se invece andiamo a letto rimandando l’igiene intima all’indomani, l’intervallo si abbassa perché ciò che non asportiamo ce lo ritroviamo nelle lenzuola.
Gli asciugamani andrebbero lavati ad una temperatura di almeno 65 gradi C, in grado di far fuori tutti i microbi patogeni. Se si opta per temperature di lavaggio più basse si consiglia l’utilizzo dell’aceto in grado di uccidere microbi e impedire la formazione di muffe e relativo cattivo odore. Anche la lavatrice ha il suo tallone di Achille in fatto di igiene. La piega della gomma di adesione dell’oblò è la parte più esposta alla proliferazione batterica una volta che la temperatura si sia abbassata, motivo per cui sarebbe cosa buona e giusta pulirla regolarmente anche dopo ogni utilizzo dell’elettrodomestico.
Attenzione infine a non lasciare la biancheria pulita dopo un lavaggio in lavatrice all’interno dell’ elettrodomestico per un periodo prolungato. Si è constatato che in un ambiente caldo umido, come quello della lavatrice spenta con i panni al suo interno, la proliferazione batterica si raddoppia di numero ogni mezz’ora.
Discorso a parte meritano le lenzuola autopulenti. Nonostante l’evidenza che questa biancheria non necessità di lavaggi in quanto “si pulisce dal sola”, per effetto dei nano-argento, ovvero, particelle di argento metallico che sono più piccole di 100 nm, con note proprietà antibatteriche, se ne sconsiglia l’utilizzo per diverse ragioni, a cominciare dalla insussistenza scientifica che non li vedrebbe in grado di proteggere realmente dalle infezioni batteriche, aggiunte al rischio di sviluppare agenti patogeni resistenti. In ultimo, si aggiunge il problema che parrebbe quanto mai acclarato, di disturbare il corretto equilibrio dei microbi in casa e non ultimo, l’altro rischio, è quello di causare allergie nei soggetti predisposti.
Fonte Medical Press
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