Aggiornamento del 5 novembre 2025
Tra biotecnologia e rimedi naturali, la vecchia compressa bianca sfida le nuove frontiere della cura.
Chi ha provato almeno una volta un attacco di emicrania sa che non si tratta di un semplice mal di testa. È un dolore che arriva come un’onda improvvisa, ti travolge, ti chiude in una stanza buia, lontano da luci, rumori, odori. Quando se ne va, lascia dietro di sé una stanchezza che non si spiega, come se avessi combattuto una battaglia invisibile. L’emicrania colpisce soprattutto le donne — quasi due su dieci — e in misura minore gli uomini. Si manifesta spesso tra i 30 e i 50 anni, e non arriva mai da sola: nausea, vomito, fotofobia, intolleranza ai suoni. A volte c’è un preavviso, l’aura, che annuncia l’attacco imminente. Altre volte no: ti prende all’improvviso, senza chiedere permesso.
Interessante anche notare le due caratteristiche che accompagnano questo stato patologico, l’aura e l’assenza di aura. Cosa intendiamo con ciò?
Emicrania con aura vs senza aura
Caratteristica |
Con aura |
Senza aura |
|---|---|---|
Frequenza |
Meno comune (circa 20–30% dei casi) |
Più comune (circa 70–80% dei casi) |
Segnali premonitori |
Aura: disturbi visivi (lampi, zig-zag, visione offuscata), sensoriali (formicolii), linguistici |
Nessun preavviso: dolore arriva improvvisamente |
Durata dell’aura |
5–60 minuti, poi inizia il dolore |
Non presente |
Dolore |
Simile all’emicrania senza aura: intenso, pulsante, spesso unilaterale |
Intenso, pulsante, spesso unilaterale |
Sintomi associati |
Nausea, vomito, fotofobia, fonofobia, più i sintomi neurologici dell’aura |
Nausea, vomito, fotofobia, fonofobia |
Impatto |
Aura può spaventare e limitare ulteriormente la vita quotidiana |
Attacco improvviso, invalidante ma senza fase premonitrice |
In sintesi: l’aura è una sorta di “avvertimento neurologico” che precede l’attacco, mentre la forma senza aura è più diffusa e colpisce senza segnali.
2012: la riscoperta dell’Aspirina
Nel 2012 un grande studio Cochrane, ne parlammo in questo articolo, che raccoglieva 13 ricerche su oltre 4.200 pazienti, riportò un dato sorprendente: l’Aspirina funziona. Una compressa di acido acetilsalicilico era in grado di bloccare l’attacco emicranico in almeno un caso su due. Non solo attenuava il dolore, ma agiva anche sui sintomi associati: nausea, fotofobia, sensibilità ai rumori. Era un risultato che faceva riflettere: in un mondo dove si cercavano molecole sempre più sofisticate, la vecchia, semplice, economica Aspirina dimostrava di avere ancora un ruolo.
2025: la medicina corre, ma la memoria resta
Negli anni successivi la ricerca s'è data da fare, quanto a favore dei pazienti, non lo sappiamo! Sono arrivati i triptani, farmaci mirati che agiscono sui recettori della serotonina e bloccano l’attacco. Poi gli anticorpi monoclonali anti-CGRP, capaci di ridurre la frequenza e l’intensità delle crisi. Infine i gepanti, nuove molecole orali che promettono efficacia e tollerabilità. Eppure, nonostante questa rivoluzione, l’Aspirina resta lì. Non è la soluzione magica, certo: ha i suoi limiti, il primo dei quali è la gastrolesività. Assunta a stomaco vuoto, senza protezione, può causare irritazioni, gastriti, persino ulcere. Ma se inserita in un contesto terapeutico ragionato, con gastroprotettori e procinetici, continua a dimostrare la sua utilità.
Il paradosso della semplicità
La vera domanda è: perché non si parla abbastanza dell’Aspirina? Forse perché è troppo semplice? Troppo economica? In un mondo dove la medicina corre veloce, dove ogni anno arrivano nuove molecole brevettate e costose, la vecchia compressa bianca sembra quasi imbarazzante. Eppure, per milioni di pazienti, resta una soluzione accessibile, efficace, immediata. È come una “nonna saggia”: non ha bisogno di apparire, ma quando serve, sa ancora dare consigli che funzionano.
Il ruolo dei farmaci di supporto
Naturalmente, l’Aspirina non basta da sola. Va accompagnata da farmaci che ne riducono gli effetti collaterali e migliorano la tolleranza:
Inibitori della pompa protonica (omeprazolo, lansoprazolo) per proteggere lo stomaco.
H2 antagonisti (ranitidina) come alternativa. Oggi sostituita dalla famotidina.
Procinetici (metoclopramide, domperidone) per controllare nausea e vomito. Questa combinazione permette di sfruttare i benefici dell’Aspirina riducendo i rischi.
Per chi non risponde
Lo studio Cochrane è chiaro: circa il 50% dei pazienti non trae beneficio dall’Aspirina. In questi casi si passa ad altre famiglie farmacologiche:
Triptani, per attacchi più intensi.
Ergotaminici, oggi meno usati per i loro effetti collaterali.
Anticonvulsivanti e beta-bloccanti, in chiave preventiva. La scelta dipende da tanti fattori: frequenza degli attacchi, intensità, risposta individuale. Qui entra in gioco il medico, che deve personalizzare il trattamento, ascoltare il paziente, capire il suo vissuto.
Emicrania come sindrome complessa
Oggi l’emicrania non è più vista solo come dolore da gestire, ma come sindrome neurologica complessa. Non basta spegnere il dolore: bisogna considerare il vissuto del paziente, la qualità della vita, l’impatto sociale e lavorativo. Le nuove linee guida internazionali (IHS, SISC) sottolineano l’importanza di un approccio integrato: farmaci, prevenzione, gestione dei trigger (stress, sonno, alimentazione), supporto psicologico.
Una riflessione finale
La storia dell’emicrania e dell’Aspirina ci insegna qualcosa di più generale: la medicina non è sempre innovazione. A volte è memoria. In un mondo che corre, dove ogni anno arrivano nuove molecole e nuove promesse, la vecchia compressa bianca continua a ricordarci che la semplicità può essere potente. Non è la risposta per tutti, ma è la risposta per molti. E forse, proprio per questo, merita di essere rivalutata.
Angolo della Fitoterapia
Dall’orto alla testa: le piante che aiutano a spegnere il dolore
Non sempre la risposta all’emicrania arriva da una molecola di laboratorio. A volte la natura custodisce rimedi che, se usati con intelligenza e sotto guida esperta, possono alleggerire il peso degli attacchi. È come aprire un vecchio erbario e scoprire che tra le foglie essiccate ci sono ancora segreti utili.
Partenio (Tanacetum parthenium)
la “margherita ribelle” che contiene parthenolide, capace di ridurre la frequenza delle crisi.
Pianta della famiglia delle Asteraceae.
Contiene parthenolide, sostanza con proprietà antinfiammatorie.
Studi clinici mostrano che può ridurre la frequenza degli attacchi.
Zenzero (Zingiber officinale)
il “radice viaggiatrice”, ottimo per nausea e vomito, compagni sgraditi dell’emicrania.
Azione anti-nausea e anti-infiammatoria.
Utile soprattutto come supporto nei sintomi associati (nausea, vomito).
-
Magnesio: il “minerale della calma”, utile quando la carenza favorisce gli attacchi.
Minerale essenziale per la funzione nervosa e muscolare.
Carenze di magnesio sono correlate a maggiore rischio di emicrania.
Supplementazione può ridurre frequenza e intensità degli attacchi.
Riboflavina (Vitamina B2)
la “scintilla energetica” che sostiene il metabolismo cellulare. Ne abbiamo ampiamente parlato in questo articolo, sia pure per altre ragioni e in quest'altro.
Coinvolta nel metabolismo energetico cellulare.
Alcuni studi suggeriscono che alte dosi possano ridurre la frequenza delle crisi.
Coenzima Q10
l’“antiossidante silenzioso” che protegge i mitocondri e può prevenire le crisi.
Antiossidante naturale, supporta la funzione mitocondriale.
Può avere un ruolo preventivo negli attacchi.
Butterbur (Petasites hybridus)
il “foglia gigante”, efficace ma da usare con cautela per possibili tossicità epatiche.
Estratto vegetale con proprietà antinfiammatorie.
Alcuni studi indicano efficacia preventiva, ma va usato con cautela per possibili tossicità epatiche.
🔹 Come integrare la fitoterapia
Non sostituisce i farmaci tradizionali, ma può essere complementare.
Va sempre valutata con il medico, per evitare interazioni e dosaggi non sicuri.
Può essere proposta come profilassi naturale nei pazienti che preferiscono approcci meno farmacologici o come supporto ai trattamenti standard.
👉 In sintesi: l’angolo della fitoterapia arricchisce l’articolo mostrando che, accanto ai farmaci, esistono piante e integratori con evidenze scientifiche che possono ridurre frequenza e sintomi dell’emicrania.
L’emicrania resta una sfida aperta: complessa, dolorosa, invalidante. Ma la sua storia terapeutica è anche una lezione di umiltà. Non sempre serve la molecola più nuova, più costosa, più sofisticata. A volte basta guardare indietro, riscoprire ciò che già abbiamo, e usarlo con intelligenza. L’Aspirina non è la soluzione definitiva, ma è un tassello importante. E in un mondo che spesso dimentica le cose semplici, ricordarla è già un atto rivoluzionario. Ma anche questa volta l’occasione è utile per ricordare che l’emicrania non è solo un dolore da spegnere: è una condizione che coinvolge corpo, mente e vita quotidiana. Per questo l’approccio dovrebbe essere quanto mai olistico. Al capezzale del paziente non basta il neurologo, pur indispensabile. Serve un’équipe che sappia guardare il problema da più angolazioni: il medico di base che conosce la storia clinica, lo psicologo che aiuta a gestire lo stress, il nutrizionista che individua i trigger alimentari, e sì, anche il fitoterapeuta, che può proporre rimedi naturali con evidenze scientifiche. Solo così l’emicrania può essere affrontata da tutte le direzioni, trasformando la cura in un percorso integrato, dove la farmacologia moderna dialoga con la tradizione naturale e con il vissuto del paziente.
Timeline narrativa (2012 → 2025)
2012
Studio Cochrane su 4.200 pazienti.
L’Aspirina rivalutata: efficace in 1 caso su 2.
Focus su FANS + procinetici + gastroprotettori.
2015–2018
Diffusione dei triptani come farmaci mirati.
Prime linee guida internazionali che li pongono come standard.
2019–2022
Arrivo degli anticorpi monoclonali anti-CGRP (erenumab, galcanezumab).
Terapie preventive che riducono frequenza e intensità delle crisi.
2023–2025
Lancio dei gepanti (rimegepant, ubrogepant): nuove molecole orali, efficaci e ben tollerate.
L’Aspirina resta “la nonna saggia”: semplice, economica, ma ancora utile.
Linee guida IHS/SISC: approccio integrato, personalizzato, centrato sul paziente.
🔹 FAQ
1. L’emicrania è solo un mal di testa? No. È una sindrome neurologica complessa, con dolore, nausea, fotofobia, sensibilità ai suoni e spesso aura.
2. L’Aspirina funziona davvero? Sì, secondo studi Cochrane è efficace in circa il 50% dei casi, riducendo dolore e sintomi associati.
3. Quali sono i limiti dell’Aspirina? La gastrolesività: può causare gastrite o ulcera se assunta senza protezione gastrica.
4. Cosa si usa se l’Aspirina non basta? Triptani, anticorpi monoclonali anti-CGRP, gepanti, e in alcuni casi ergotaminici o farmaci preventivi (beta-bloccanti, anticonvulsivanti).
5. L’emicrania si può prevenire? Sì, con farmaci specifici e con la gestione dei trigger (stress, sonno, alimentazione).
6. Perché si parla poco dell’Aspirina? Perché è troppo semplice ed economica rispetto alle nuove molecole, ma resta una risorsa accessibile e utile.
DISCLAIMER
Nota importante Questo contenuto è pensato per informare, non per diagnosticare. Ogni persona è unica, e solo un medico può valutare la tua situazione in modo completo. Se hai dubbi o sintomi, parlane con un medico o con qualsiasi altro professionista della salute: la salute merita ascolto, competenza e cura personalizzata.
V I S I T E:
Fonti e bibliografia
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International Headache Society (IHS). (2023). Guidelines for the treatment of migraine. Cephalalgia, 43(1), 1–21.
Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC). (2024). Linee guida nazionali per la diagnosi e il trattamento dell’emicrania. Roma: SISC.
Magis, D., & Schoenen, J. (2018). Advances in migraine management: CGRP monoclonal antibodies and gepants. Current Opinion in Neurology, 31(3), 274–280.
Ernst, E., & Pittler, M. H. (2000). The efficacy and safety of feverfew (Tanacetum parthenium) in migraine prevention – a systematic review. Public Health Nutrition, 3(4A), 509–514.
Tepper, S. J. (2014). Nutraceutical and herbal therapies for migraine prevention. Headache: The Journal of Head and Face Pain, 54(3), 473–482.
Pringsheim, T., Davenport, W., Mackie, G., Worthington, I., & Aube, M. (2012). Canadian Headache Society guideline for migraine prophylaxis. Canadian Journal of Neurological Sciences, 39(2), S1–S59.
World Health Organization (WHO). (2025). Global burden of migraine and headache disorders. Geneva: WHO.
📚 Fonti sulla fitoterapia e nutraceutica nell’emicrania
Ernst, E., & Pittler, M. H. (2000). The efficacy and safety of feverfew (Tanacetum parthenium) in migraine prevention – a systematic review. Public Health Nutrition, 3(4A), 509–514. ➝ Studio storico sul partenio, conferma efficacia preventiva.
Pittler, M. H., & Ernst, E. (2004). Feverfew for preventing migraine. Cochrane Database of Systematic Reviews, (1), CD002286. ➝ Revisione Cochrane: partenio utile nella profilassi, con cautela sugli effetti collaterali.
Lipton, R. B., et al. (2004). Magnesium and migraine: results from a randomized trial. Cephalalgia, 24(6), 495–502. ➝ Evidenze sul ruolo del magnesio nella riduzione della frequenza degli attacchi.
Sandor, P. S., et al. (2005). Riboflavin in migraine prophylaxis: randomized controlled trial. Neurology, 64(5), 885–890. ➝ Studio clinico su riboflavina (vitamina B2) come profilassi.
Hershey, A. D., et al. (2007). Coenzyme Q10 in migraine prophylaxis: a randomized controlled trial. Headache, 47(5), 730–737. ➝ Evidenze sull’uso del Coenzima Q10.
Pothmann, R., & Danesch, U. (2004). Migraine prevention with a special butterbur root extract. Headache, 44(5), 491–502. ➝ Studio sul Butterbur (Petasites hybridus), efficace ma con attenzione alla tossicità epatica.
Tepper, S. J. (2014). Nutraceutical and herbal therapies for migraine prevention. Headache, 54(3), 473–482. ➝ Revisione generale su nutraceutici e fitoterapia (partenio, magnesio, riboflavina, CoQ10, butterbur).


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