domenica 29 aprile 2012

Tamponi vaginali: sempre più utili contro le infezioni


Sul modello già applicato per la diagnosi delle infezioni delle vie aeree, pensiamo ai tamponi tonsillari, si è fatto strada sempre di più, al fine dell’individuazione tempestiva di un’eventuale infezione ginecologica nella donna, il tampone vaginale.
L’utilizzo dei tamponi vaginali è divenuto di routine nello studio di quelle malattie infettive cui la donna va incontro nel corso della propria esistenza e consente al medico di individuare l’agente infettivo coinvolto nell’infezione, escludendone altri ed il tipo di antibiotico che meglio di eventuali molecole diverse si oppone ad esso, ciò quando il tampone vaginale sia associato ad antibiogramma.

La metodica è semplice e
indolore, si preleva una piccola quantità di secrezione vaginale e la si fa ricadere su un vetrino, il contenuto prelevato si isola in laboratorio e lì, si aspetta che i batteri in esso contenuto si siano moltiplicati, una volta che siano note le colonie di batteri presenti queste si fanno interagire con famiglie diverse di antibiotici fino a trovare quello che prima e meglio di altri uccide i batteri. In questo modo si evita il ricorso a molecole di antibiotici che non risulterebbero adatte all’infezione in atto cui la donna sia andata incontro, evitando anche la temibile resistenza verso quella o più molecola farmacologiche.
Oltretutto e quest’ultima evenienza risulta quanto mai risolta con il tampone vaginale,
con tale metodica è possibile scoprire l’eventuale presenza di un’eventuale germe silente che potrebbe albergare nella paziente senza presentare evidenti sintomi ma che rappresenterebbe tuttavia una eventuale spina irritativa per il sovrapporsi nel tempo di altre infezioni. Pensiamo alla
clamidia, un agente patogeno spesso asintomatico ma che, alla lunga, può persino determinare sterilità di coppia.

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