Premetto
che so bene di correre il rischio di essere additato come razzista, anche se
non lo sono. Ciò che invece penso, è di essere soltanto realista e comincio
soffermandomi sul pensiero di quel gattino che al seguito della sua
proprietaria, a bordo di uno degli innumerevoli barconi della speranza, come ci
tengono a farci credere e sbarcato a Lampedusa,
non è stato affidato immediatamente alle cure della sua proprietaria in
quanto i veterinari dell’isola hanno ritenuto di doverlo sottoporre ad un
periodo di quarantena per monitorare l’eventuale presenza di malattie
trasmissibili agli altri animali, uomini compresi, in Italia. Il fatto mi fa
sorridere, perché tale atto avrebbe senso se anche i clandestini o profughi
chiamiamoli come ci pare, subissero la stessa sorte del gatto, ma così come
sappiamo non è, dopo una veloce visita e non potrebbe che essere così, visto l’ingente
numero di sbarcati, i migranti vengono smistati in tutt’Italia. il risultato è
molto più grave dei 500 casi di scabbia riscontrati a Milano, perchè davvero
pensiamo che sia solo la scabbia il problema?
Come mai quando si visitano paesi
tropicali ci viene consigliata e a volte imposta una profilassi? Perché il
nostro organismo rischia di imbattersi in malattie nei confronti delle quali
non è preparato e perché certe malattie di quelle parti sono endemiche e
trasmissibili col contagio interumano e allora, è davvero solo la scabbia a
doverci fare paura?
Vogliamo pensare alla Febbre di
Lassa?
In
Italia secondo i dati dell’OMS nel 2009 non era stato segnalato nessun caso,
siamo sicuri che sarà così anche nei mesi a venire? A provocare la malattia è
un virus, la viremia, ovvero la presenza di particelle del virus nel sangue
nell’ospite ammalato è mediamente di 20 giorni, ma la presenza del virus nel
sangue anche di chi ha superato la malattia è ignota. La malattia è diffusa in
questi paesi: zone rurali dell'Africa occidentale sub - sahariana, con aree
iperendemiche in Sierra Leone, Liberia, Guinea e Nigeria, dove avvengono
qualcosa come 300 mila casi all’anno, la mortalità è pari all’1% della
popolazione colpita, significa che i restanti casi relativi a pazienti guariti,
ricordando la viremia, possono contagiare in un tempo oscuro anche altri
soggetti. Il contagio interumano può avvenire anche mediante la via aerea.
Lebbra
o malattia di Hansen
Attualmente gli studi non riconoscono
tutte le possibili cause di trasmissione, quella più acclarata riferisce di una
possibile o quasi certa trasmissione da persona a persona per esposizione a
goccioline (droplets) emesse con tosse, starnuti, saliva o lepromi ulcerati.
Guardiamo adesso lo spaventoso periodo di incubazione: in genere 3-5 anni, ma
può estendersi da 6 mesi sino a diversi decenni. In tutto il mondo sono affetti
dalla malattia qualcosa come 20 milioni di persone. In Italia, secondo l’OMS
non s’è riscontrato nessun caso, ma attenzione, il dato si riferisce anche
questa volta, al 2009. Nelle popolazioni a rischio si registrano almeno 300
mila nuovi casi all’anno. Ma quali sono le zone a rischio? Sempre secondo
l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si sono identificati 91 paesi
(caldo-umidi, tropicali e sub-tropicali) in cui la lebbra è endemica. Nepal,
Tanzania, Mozambico, Madagascar e Brasile comprendono il 90 per cento dei casi.
Nei luoghi di endemia la distribuzione della lebbra è irregolare, con aree a
elevata prevalenza confinanti con aree con pochi casi o completamente prive di
malattia.
Tifo
esantematico
A provocarlo è un batterio, Rickettsiaprowazeckii, il vettore è un pidocchio che alberga benissimo anche nell’uomo,
Il pidocchio si infetta succhiando il
sangue di individui infetti, e trasmette la malattia depositando le feci sulla
cute o le mucose di individui sani. Possibile anche la trasmissione per
inalazione. L’incubazione avviene entro un mese circa. Ma l’infezione può
persistere per diversi anni nell’organismo prima che questi manifesti la
malattia. In assenza di trattamento la mortalità può giungere fino al 40%,
ovviamente bisogna considerare le condizioni generali del soggetto infettato.
Nel caso in cui la malattia venga diagnosticata e curata, la mortalità è pur
sempre presente almeno nel 4% dei casi.
Tracoma
A
provocarla dei batteri, Clamidia
trachomatis, serovars A, B, Ba e C Il contagio, almeno in una delle due
forme, avviene attraverso secrezioni congiuntiveli e/o respiratorie.
L’incubazione è entro i 15 giorni. Diversi i sintomi che vanno da una cronica e
progressiva congiuntivite fino nei casi estremi alla cecità. La malattia è endemica in Africa, Asia, Centro e
Sud America, Australia, Medio Oriente. Circa la metà dei casi è concentrata in
5 paesi: Etiopia, India, Nigeria, Uganda e Sudan. Anche in questo caso, secondo
l’OMS, fino al 2009 in
Italia non si riscontrava nessun caso, ma nei prossimi anni, potremo dire la
stessa cosa?
Questa
è una breve sintesi dei rischi che un’immigrazione incontrollata, come sta
avvenendo da noi in Italia, potrebbe rappresentare, nelle malattie non è stato
inserito il virus dell’Ebola, né l’influenza aviaria e la S.A.R.S. Probabilmente
qualcuno mi taccerà di insano allarmismo, forse, chissà, ma forse basterebbe
leggere solo la storia per capire come le pandemie esplodono quando masse di
persone sanitariamente non controllate, hanno invaso popolazioni non pronte a
fronteggiare malattie delle quali non v’era conoscenza o del tutto sconosciute,
persino ai medici che poche volte o mai nella loro vita professionale si siano
imbattuti in queste patologie. E se la storia insegna, cosa sta insegnando ai
nostri politici al Governo? Nulla!
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