Morbo di Alzheimer: la cura da una pianta
Non
è per nulla una novità che in medicina, molti farmaci anche di
sintesi derivino dalle piante e dal mondo vegetale in genere. La
farmacologia è ricca di sostanze naturali impiegate e che,
adeguatamente trattate, hanno effetti terapeutici, alcune volte pure
salvavita, sugli umani. L’esempio più eclatante ci proviene dalla
digitale, una pianta erbacea che anche in Italia si reperta
facilmente in alcune regioni sopratutto, in Sardegna, capace,
opportunamente trattata, di avere effetti curativi importantissimi d
unici per il cuore.
Ma
quello della digitale è solo uno dei tanti esempi che si possono
fare. Tant’è che alla stregua di questa pianta ne esistono tante
altre e appartenenti a specie diverse che trovano impiego in
medicina. Una delle ultime scoperte che ha unito la scienza medica
alla botanica, riguarda lo studio della Yerba Santa, Eriodictyon
californicum, un arbusto presente in California che, anch’esso
adeguatamente trattato, potrebbe avere risvolti molto importanti, se
non addirittura fondamentali, nella cura del Morbo di Alzheimer.
Per
prima cosa occorre sottolineare l’importanza di una cura definitiva
contro questa temibile malattia, per la semplice ragione che
all’aumentare della vita media, cosa che sta accadendo nel nostro
Paese da decenni, aumentano i malati di Alzheimer che potrebbe
divenire ben presto una piaga in fatto di costi sociali ed economici
per la collettività. Ciò in quanto, la degenerazione dei neuroni
potrebbe essere considerata un fatto ineluttabile all’aumentare
dell’età. Ne deriva che la scienza medica è quanto mai impegnata
a trovare soluzioni per questa malattia che, oltre ad azzerare la
qualità della vita di chi ne soffre e spesso di coloro che si
prendono cura di questi malati, è anche causa di morte prematura in
quei soggetti dove la malattia ha avuto un esordio precoce. Pertanto,
secondo uno studio scientifico effettuato da ricercatori del Salk
Institute e riportato sulla rivista scientifica 'Redox Biology', una
potente sostanza chimica neuroprotettiva e antinfiammatoria presente
in questo arbusto della California, in particolare la sterubina
potrebbe detenere quegli effetti neuro protettori e antinfiammatori
in grado di contrastare la malattia. Potrebbe essere questa la strada
più promettente contro questa temibile patologia neurodegenerativa?
E’ presto per dirlo, ma la comunità scientifica non lo esclude e
considera che l’utilizzo di questa sostanza naturale, insieme ad
altre metodiche ed ad altri studi scientifici in atto, potrebbero
mettere la parola fine all’Alzheimer.
Fonte:
Pamela Maher, del Salk's Cellular Neurobiology Laboratory diretto da
David Schubert
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