venerdì 9 ottobre 2015

Antidepressivi: sono correlati alla crisi economica? C'è chi dice si, c'è chi dice no!

La crisi economica, la impossibilità di vivere con una pensione al di sotto dei mille euro, solitudine sono tra le cause che portano gli anziani ultrasettantenni, ad un uso drammatico di farmaci antidepressivi”. E’ quanto spiega Massimo Vivoli presidente Fipac Confesercenti, che commenta così l’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Aifa secondo cui l’uso dei farmaci antidepressivi in otto anni è cresciuto del 4,5 %. Il Rapporto OsMed fa emergere un ulteriore dato drammatico e cioè che ad essere colpiti sono prevalentemente i giovani e gli anziani, “ovvero coloro i quali subiscono maggiormente e sulla propria pelle gli effetti della crisi” aggiunge Vivoli che sottolinea che “la spesa relativa agli antidepressivi occupa una parte importante della spesa delle famiglie, anche perché le dosi giornaliere di medicinali prescritti sono cresciute del 2,3 per cento dal 2011 al 2012 per un peso consistente di 430 euro di spesa per ogni cittadino, che fa riflettere visto che, nel caso degli anziani, la media dell’assegno pensionistico si aggira attorno ai 791 euro. Un mal di viver e- continua Vivoli – che non trova risposte da parte delle istituzioni”.

Come Fipac Confesercenti – conclude il Presidente – chiediamo maggiore tutela e attenzione nei confronti di quelle persone, gli anziani, che rischiano di essere travolti dagli effetti della crisi e costretti al mal di vivere.

Farmaci, più antidepressivi. Eurispes: non correlato a crisi economica

L’aumento dell’uso di farmaci antidepressivi non è correlato alla crisi economica. Tuttavia è necessario prestare attenzione al lungo periodo. A sottolinearlo è l’Eurispes che commenta così i dati emersi ieri dal Rapporto Aifa secondo cui sono in aumento le prescrizioni di farmaci per la cura delle patologie del sistema nervoso centrale.


Analizzando nel dettaglio i principali indicatori degli stili di vita della popolazione italiana, in particolare quelli comunemente associati ai disturbi dell’umore e allo stress, e isolando il periodo di scoppio della crisi, dai dati Eurispes emerge che l’incidenza dell’obesità e dei fumatori abbiano in realtà avuto un andamento altalenante, non esattamente riconducibile a fattori economici.  Questo dato è solo apparentemente anomalo e può essere spiegato con il cosiddetto “tempismo nella reazione”. In pratica la crisi economica sta cambiando profondamente gli stili di vita di molti italiani che sempre più spesso, per motivi contingenti, ricorrono a cibi ipercalorici, il cosiddetto “cibo spazzatura”, o che attraverso l’utilizzo di fumo e/o alcol cercano una dannosa via di fuga ai problemi di ogni giorno.


In Italia 2,5 milioni di famiglie vivono al di sotto della soglia di povertà e altrettante appena sopra questa soglia. In pratica circa 16 milioni di persone hanno serie difficoltà ogni giorno a mettere insieme il pranzo con la cena e spesso il cibo non è della migliore qualità. Gli effetti delle modifiche degli stili di vita non è immediato dal punto di vista medico e può richiedere un orizzonte temporale decisamente lungo per subire modifiche significative ed evidenti. Insomma, le variazioni del consumo di farmaci che serviranno per curare le malattie causate dal peggioramento degli stili di vita saranno note solo fra alcuni anni. Aldilà di questo dato preoccupante per certi aspetti, dal Rapporto emerge una nota positiva, ovvero che aumenta l’uso dei farmaci equivalenti: “Cresce tra i cittadini la consapevolezza che scegliere un farmaco equivalente conviene (i risparmi stimati dal nostro Osservatorio sono di circa 35 Euro annui a famiglia), ma soprattutto non significa  cambiare farmaco  e non comporta difficoltà e complicazioni per il paziente” spiega Federconsumatori auspicando che si prosegua in questa direzione.

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