“La crisi economica, la impossibilità di vivere con una pensione al di sotto
dei mille euro, solitudine sono tra le cause che portano gli anziani
ultrasettantenni, ad un uso drammatico di farmaci antidepressivi”.
E’ quanto spiega Massimo Vivoli presidente Fipac Confesercenti, che commenta così l’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Aifa
secondo cui l’uso dei farmaci antidepressivi in otto anni è cresciuto del 4,5
%. Il Rapporto OsMed fa emergere un ulteriore dato drammatico e cioè che ad
essere colpiti sono prevalentemente i giovani e gli anziani, “ovvero coloro i
quali subiscono maggiormente e sulla propria pelle gli effetti della crisi”
aggiunge Vivoli che sottolinea che “la spesa relativa agli antidepressivi
occupa una parte importante della spesa delle famiglie, anche
perché le dosi giornaliere di medicinali prescritti sono cresciute del 2,3 per
cento dal 2011 al 2012 per un peso consistente di 430 euro di spesa per ogni
cittadino, che fa riflettere visto che, nel caso degli anziani, la media
dell’assegno pensionistico si aggira attorno ai 791 euro. Un mal di viver e-
continua Vivoli – che non trova risposte da parte delle istituzioni”.
Come Fipac Confesercenti – conclude il Presidente – chiediamo maggiore
tutela e attenzione nei confronti di quelle persone, gli anziani, che
rischiano di essere travolti dagli effetti della crisi e costretti al mal di
vivere.
Farmaci, più antidepressivi. Eurispes: non correlato a crisi economica
L’aumento dell’uso di farmaci antidepressivi non è correlato alla crisi
economica. Tuttavia è necessario prestare attenzione al lungo periodo. A
sottolinearlo è l’Eurispes che commenta così i dati emersi ieri dal Rapporto
Aifa secondo cui sono in aumento le prescrizioni di farmaci per la cura
delle patologie del sistema nervoso centrale.
Analizzando nel dettaglio i principali indicatori degli stili di vita della
popolazione italiana, in particolare quelli comunemente associati ai
disturbi dell’umore e allo stress, e isolando il periodo di scoppio
della crisi, dai dati Eurispes emerge che l’incidenza dell’obesità e dei
fumatori abbiano in realtà avuto un andamento altalenante, non esattamente
riconducibile a fattori economici. Questo dato è solo apparentemente
anomalo e può essere spiegato con il cosiddetto “tempismo nella
reazione”. In pratica la crisi economica sta cambiando profondamente
gli stili di vita di molti italiani che sempre più spesso, per motivi
contingenti, ricorrono a cibi ipercalorici, il cosiddetto “cibo spazzatura”, o
che attraverso l’utilizzo di fumo e/o alcol cercano una dannosa via di
fuga ai problemi di ogni giorno.
In Italia 2,5 milioni di famiglie vivono al di sotto della soglia di
povertà e altrettante appena sopra questa soglia. In pratica circa 16
milioni di persone hanno serie difficoltà ogni giorno a mettere insieme il
pranzo con la cena e spesso il cibo non è della migliore qualità. Gli effetti
delle modifiche degli stili di vita non è immediato dal punto di vista medico e
può richiedere un orizzonte temporale decisamente lungo per subire modifiche
significative ed evidenti. Insomma, le variazioni del consumo di farmaci che
serviranno per curare le malattie causate dal peggioramento degli stili
di vita saranno note solo fra alcuni anni. Aldilà di questo dato preoccupante per certi aspetti, dal Rapporto emerge
una nota positiva, ovvero che aumenta l’uso dei farmaci equivalenti:
“Cresce tra i cittadini la consapevolezza che scegliere un farmaco equivalente
conviene (i risparmi stimati dal nostro Osservatorio sono di circa 35 Euro
annui a famiglia), ma soprattutto non significa cambiare farmaco e
non comporta difficoltà e complicazioni per il paziente” spiega
Federconsumatori auspicando che si prosegua in questa direzione.
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