Negli anni, di strada ne han fatta le statine, nate come molecole in grado di contrastare l’aumento del colesterolo
nel sangue, successivamente viste come capaci di agire a livello del trofismo
dei vasi, con la conseguenza di aumentarne la resistenza. Ne deriva che
possiamo sicuramente affermare che le statine partecipano al meglio al
miglioramento della vita del paziente anche nella prevenzione delle gravi
malattie cardiovascolari.
Eppure, recenti studi, annettono alle
statine qualche problema rappresentato dal loro utilizzo. Parrebbe infatti che
i pazienti in cura con queste sostanze farmacologiche possano andare incontro
ad aumento anche importanti della glicemia, rischiando il diabete. Lo studio
in questione ha riguardato una
popolazione costituita da mille volontari monitorati per un anno di fila,
potendo dimostrare che negli assuntori di statine il rischio di incorrere nella
malattia diabetica era aumentato del 9%, rispetto a coloro che non facevano uso
del farmaco.
A rischiare di più il diabete erano
comunque soggetti anziani che, sia pure non diabetici, tuttavia presentavano
importanti fattori di rischio cardiovascolari in quanto soggetti in soprappeso
e che detenevano alte concentrazioni di colesterolo LDL (colesterolo cattivo)
nel sangue.
C’è tuttavia un ulteriore studio che ha
riguardato una popolazione di volontari meno cospicua, 255 pazienti in cura con le statine per 4 anni
che ha prodotto un solo caso in più di diabete. Secondo gli Autori, la terapia
con statine è associata ad un lieve incremento del rischio di sviluppare
diabete, ma il rischio è basso, sia in termini assoluti che nel rapporto effettuato di fronte alla riduzione degli eventi coronarici. Pertanto, la pratica
clinica nei pazienti a rischio cardiovascolare moderato o alto, oppure nei
pazienti che presentano malattia cardiovascolare, non dovrebbe essere
modificata.
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