lunedì 2 maggio 2016

Aids: ma perchè non se ne parla più?



Da anni non si parla quasi più di Aids (ad eccezione del 1° dicembre, proclamata nel 1988 Giornata mondiale contro l’Aids), come se il virus fosse scomparso dalle nostre vite. Eppure non è così: nel 2014 in Italia 3.695 persone hanno scoperto di essere HIV positive (un’incidenza di 6,1 nuovi casi ogni 100mila residenti). I più colpiti sono gli uomini tra i 25 e i 29 anni e le Regioni con un’incidenza più alta sono state Lazio, Lombardia ed Emilia-Romagna. Il numero di nuovi casi è stabile da 3 anni e colloca l’Italia al 12° posto nell’UE.I dati sono del Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità che pubblica annualmente un fascicolo sulle diagnosi e sui nuovi casi di HIV.

Nel nostro Paese il virus colpisce prevalentemente gli uomini che infatti rappresentano il 79,6% dei casi nel 2014, mentre continua a diminuire l’incidenza delle nuove diagnosi nelle donne. L’età media per i primi è di 39 anni, per le donne di 36 anni. La fascia di età maggiormente colpita è risultata quella dei 25-29enni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti).

L’84,1% di tutte le nuove diagnosi di infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo (rapporto omosessuali tra maschi: 40,9%; eterosessuali maschi: 26,3%; eterosessuali femmine 16,9%).
Il 27,1% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera (con un’incidenza di 4,7 nuovi casi ogni 100mila italiani residenti e di 19,2 nuovi casi ogni 100mila stranieri residenti). Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi è costituita da eterosessuali femmine (36%), seguita dal 27% di eterosessuali maschi, mentre tra gli italiani la proporzione maggiore è quella dei maschi che fanno sesso con maschi (49%), seguita dal 26% di eterosessuali maschi.

Sempre nel 2014 poco meno di un quarto delle 858 persone alle quali è stato diagnosticato l’Aids (la fase avanzata dell’infezione) ha eseguito una terapia antiretrovirale prima di arrivare in Aids conclamato. Un dato incredibile che dimostra come un enorme numero di persone Hiv positive sia inconsapevole della propria sieropositività: tra il 2006 e il 2014 è aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività, passando dal 20,5% al 71,5%. Da ciò deriva un maggior rischio di trasmettere il virus e un grave ritardo nell’avvio delle terapie con conseguenze per la propria salute.

Per questa ragione è attivo il Servizio “Telefono Verde AIDS e Infezioni Sessualmente Trasmesse -800.861061” dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione dell’Istituto Superiore di Sanità sarà attivo dalle ore 10.00 alle ore 18.00 a livello nazionale e internazionale attraverso il contatto Skype “uniticontrolaids”. È prevista anche la presenza del consulente legale. Il Servizio, anonimo e gratuito, si avvale di differenti specialisti (medici, psicologi, esperti della comunicazione) che rispondono, durante l’anno, in italiano, inglese e francese, dal lunedì al venerdì, dalle ore 13.00 alle ore 18.00. Inoltre, un esperto in materia legale è presente il lunedì e il giovedì dalle ore 14.00 alle ore 18.00. Da luglio dello scorso anno il Telefono Verde, in occasione del Semestre di Presidenza Italiana in Europa ha aperto una finestra oltre confine. Il contatto Skype “uniticontrolaids” assicura, infatti, anche a coloro i quali non vivano in Italia di raggiungere gli esperti del Telefono Verde nella fascia oraria 14.00-17.00 del lunedì e del giovedì. Inoltre, dal 1 dicembre 2013 l’attività di counselling telefonico si integra con quella di un nuovo alleato nella lotta all’AIDS: il sito Uniticontrolaids che con un linguaggio semplice e diretto fornisce informazioni scientifiche, complete e aggiornate sull’HIV, sull’AIDS e sulle Infezioni Sessualmente Trasmesse.
E se in Africa l’Aids è diventata la prima causa di morte tra gli adolescenti (ogni ora si verificano 26 nuove contagi), nel resto d’Europa il virus non è affatto scomparso, anzi ha fatto registrare un aumento di nuovi casi. Nel 2014 il sistema di sorveglianza ha registrato 142mila nuove infezioni nei 53 paesi della regione europea dell’Oms, di cui circa 30mila nella sola Unione Europea, il numero più alto mai visto da quando è iniziato il conteggio e dall’apparizione della malattia nel continente europeo, negli anni ottanta. Sono in aumento, segnala un rapporto Oms-Ecdc, le nuove infezioni dovute a rapporti omosessuali, che erano il 30% nel 2005 mentre ora sono il 42%, mentre quelle dovute a rapporti eterosessuali sono il 32%. Marginale invece l’apporto di nuove infezioni da parte di tossicodipendenti che usano droghe iniettabili, appena il 4,1%.
Oggi alle ore 15, presso l’auditorium del Ministero della Salute, la conferenza stampa per fare il punto sui dati epidemiologici e sulle iniziative assunte e da assumere per combattere l’HIV/AIDS

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