Sarà il prezzo
che dobbiamo pagare al progresso, anzi, che le donne devono riconoscere al
progresso, fatto sta che mai come in questi ultimi periodi, tutto o quasi tutto
utilizzato dalle donne per curare la propria bellezza, è intriso di sostanze
chimiche, alcune anche aggressive, che attentano a volte persino al loro stesso
benessere.
Diossine,
ftalati, acetone, formaldeide, idrocarburi aromatici, non è che l’elenco di sostanze
di sintesi che sembrano appartenere ad un moderno colorificio industriale e
invece, sono solo sostanze che repertiamo nelle trousse delle donne all’interno
di quei prodotti utilizzati per esaltare la bellezza del gentil sesso. Lo
rileva l’Associazione americana Women’s Voices for the Earth che ha ritrovato
tutte queste sostanze chimiche disciolte in maniera differente nei detergenti e
prodotti di bellezza realizzati da quattro aziende leader dei prodotti per la
pulizia degli ambienti come la
SC Johnson & Son, la Clorox, la
RB (Reckitt Benckiser) e la Procter & Gamble.
Posto che si
tratta di sostanze potenzialmente dannose per la salute, ciò che i ricercatori
hanno voluto verificare è anche la consistenza di questi costituenti e la loro
quantità nei prodotti di bellezza utilizzati. Siamo certi, ad esempio, che le
etichette poste sulle confezioni siano indicative dell’esatta quantità e
soprattutto siano veritiere? Un aspetto degno di rilievo è che tutte le quattro
aziende sopraccitate hanno rimosso quattro sostanze venefiche quali, il nonilfenolo,
appartenente alla famiglia degli alchilfenoli, considerato un potenziale
interferente endocrino, il 2-butossietanolo, un distruttore endocrino che
incide sulla fertilità, il triclosano, pericoloso per i suoi effetti sul fegato
e sui polmoni. Ma basta tutto ciò?
L’Europa non è l’America
Negli Stati
Uniti tuttavia esistono leggi in materia che non impongono la massima trasparenza
alle aziende produttrici di cosmesi e detergenti per l’igiene della donna. Col
risultato che se una donna è allergica a determinate sostanze chimiche anche
col semplice contatto non è in grado di identificare quale sostanza all’interno
del flacone utilizzato possa scatenare l’eventuale reazione allergica.
Oltretutto si è anche visto che alcune di quelle sostanze capaci di scatenare
attacchi di allergia sono oggi considerate anche cancerogene e come si fa a
saperlo in assenza di qualsivoglia indicazione? E’ il caso dei cosiddetti
“muschi bianchi o sintetici”, un insieme di composti tra cui il galaxolide
(HHCB) e il tonalide (AHTN) o xilene, il chetone, che evocano l’odore naturale
del sottobosco senza però essere altrettanto salubri. Sono stati eliminati per
ora solamente dalla Clorox e dalla RB.
La verità che
emerge dallo studio è che oggi una donna per curare il proprio corpo entra in
contatto addirittura con 168 sostanze chimiche repertate in profumi, cosmetici,
detergenti intimi e non. Se consideriamo che una donna adulta ha a che fare
ogni giorno con una decina di cosmetici e prodotti di bellezza che diventano
anche 17 nelle teen agers, si può concludere che il contatto da parte di queste
donne con sostanze chimiche alla stregua degli ftalati e dei parabeni è ormai
certo e se si guarda alla salute delle sue utilizzatrici, scopriamo l’effetto
che queste sostanze detengono sul benessere della persona, sapendo che anche
limitandoci a considerare queste sole due sostanze chimiche, queste stesse finiscono
col rivelarsi degli interferenti endocrini, con tutto ciò che ne consegue.
Se poi parliamo
di smalti che rendono brillanti le unghie scopriamo che molti dei loro
ingredienti sono cancerogeni, altri hanno effetti nocivi sulla capacità
riproduttiva della donna e, qualora incinta, sul suo stesso feto.
Il nome di
queste sostanze?
Dibutilftalato, toluene e formaldeide. Il primo è utilizzato
per rendere lo smalto più “spalmabile” ed è quello finito per primo sul banco
degli imputati per via della
consapevolezza di sapere ormai che è capace di provocare danni al feto della
donna in stato di gravidanza.
In Europa possiamo
tirare un piccolo sospiro di sollievo
In Europa c’è
un’attenzione più alta verso le sostanze chimiche impiegate nell’industria cosmetologica,
si pensi soltanto ai 1.300 ingredienti chimici messo al bando. Negli Stati
Uniti la situazione è ben altra. Ciò non significa comunque che le donne
italiane, ad esempio, possano sentirsi del tutto affrancate dal rischio di
venire in contatto con sostanze chimiche, alcune oltretutto molto aggressive,
ricordiamo il toluene, un solvente che ha effetti nocivi sui reni e sullo
sviluppo cognitivo. Oppure citiamo la formaldeide usata come indurente degli smalti
e che è sospettata di essere cancerogena. Dal 2016 l’Unione Europea ne vieterà
l’utilizzo nei prodotti della cosmesi. Per intanto le donne sappiano che non
solo esistono queste sostanze nei loro prodotti, ma che continuano ad utilizzarli
con estrema noncuranza.
Nessun commento:
Posta un commento
Ti preghiamo di inserire sempre almeno il tuo nome di battesimo in ogni commento