Problemi di vaccinazione, intolleranze e allergie alimentari, malattie delle vie respiratorie, obesità. Sono questi i disturbi più frequenti tra i minori migranti". A dirlo è Andrea Finocchi, responsabile di un ambulatorio dedicato ai problemi di salute dei bambini migranti, attivo presso l'Ospedale Bambino Gesù, dove personale medico esperto offre assistenza a figli di stranieri, siano essi regolari, irregolari, clandestini e rifugiati.
Sono diverse le malattie e gli stati patologici che differenziano le diverse razze umane in funzione del loro luogo d’origine. In Italia ad esempio, a seguito delle ondate migratorie da parte di interi gruppi di popolazione che si muovono in direzione del Vecchio Continente e transitano per lo più da noi, si assiste ad un’incidenza di malattie e stati patologici che caratterizzano per lo più i minori migranti che più degli altri vanno incontro più facilmente a intolleranze e allergie alimentari, malattie a carico dell’apparato respiratorio e obesità.
Razza che trovi, malattie che incontri
I motivi che spingono i ricercatori a studiare le cause di quanto avviene ai figli dei migranti, siano essi clandestini o rifugiati, regolari o irregolari è da ascriversi alle diverse situazioni ambientali esistenti nel nostro Paese e nell’Europa in generale e parte del resto del mondo. Secondo Andrea Finocchi, responsabile di un ambulatorio dedicato ai problemi di salute dei bambini migranti, attivo presso l'Ospedale Bambino Gesù, uno dei motivi che ad esempio causa maggiormente malattie a carico dell’apparato respiratorio è la differenza climatica fra i diversi Continenti.
Nel nostro Paese, ma molto di più negli altri Paesi d’Europa, il clima è sicuramente più freddo e rigido di quanto lo sia in Africa e nelle nazioni del Sud dello stesso Continente. Chi proviene da quelle terre non è abituato al freddo, lo tollera meno e va maggiormente incontro a malattie cosi dette da raffreddamento con tutte le implicazioni possibili. Se poi andiamo a valutare i rischi cui questi migranti incorrono rispetto alle allergie e alle intolleranze alimentari, scopriamo che molte di queste affezioni sono tipiche fra coloro che non hanno mai avuto contatti con alimenti che contengano glutine. Ed in effetti pasta, pane, pizza che fanno parte della nostra comune dieta, altrove, come in Africa non sono per nulla comuni, visto che le popolazioni non hanno mai avuto alcun contatto col glutine fino a quando non sono arrivate in Italia.
Anche i migranti col diabete
Il risultato è che si comincia ad assistere da parte dei minori migranti anche a malattie più impegnative quali il diabete e condizioni cliniche che aprono la porta a sicure patologie quali l’obesità. E che dire della consapevolezza da parte dei genitori dei minori migranti nel considerare il sovrappeso cui vanno incontro i propri figli come sintomo di benessere e non di una patologia".
Ci sono poi una serie di problemi legati alla vaccinazione, come spiega Finocchi.
"Spesso non si sa se sono stati vaccinati, perché non hanno schede vaccinali o se le hanno, riportano notizie imprecise. Inoltre in molti casi non sono coperti, non solo per l'epatite B e forme batteriche come lo pneumococco o il meningococco, ma anche per morbillo, orecchioni e rosolia".
Quanto alle patologie di 'importazione', non si tratta di parassiti o malaria, "bensì di malattie genetiche legate a carenze di vitamine D e anemie congenite, soprattutto per gli africani", spiega Rosalia Da Riol, coordinatrice del Gruppo di lavoro del bambino immigrato creato dalla Società Italiana di Pediatria. "Riscontriamo infezioni respiratorie frequenti, dovute a condizioni sociosanitarie non adeguate e malnutrizione.
La stessa tubercolosi, non è importata dal paese d'origine ma si contrae qui, a causa dell'emarginazione in cui molti vivono".
Ci sono poi una serie di problematiche comportamentali diffuse, osserva invece Concetta Mirisola, direttore dell'Inmp, Istituto Nazionale per l'assistenza delle popolazioni Migranti e della Povertà, che dal 2008 ha accolto circa 6.000 tra bambini e adolescenti. "Difficoltà nel mantenere l'attenzione, nel controllo della rabbia, comportamenti provocatori - spiega Mirisola - e un'alta percentuale di bambini, soprattutto tra 3 ed 6 anni, con una compromissione delle funzioni comunicative. Molto spesso hanno visto guerra, violenza, e povertà, ma anche le difficili condizioni in cui vivono in Italia giocano un ruolo importante".
(Fonte: ANSA)
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