Il diabete, è omai considerata una vera emergenza sanitaria. In Italia
nello specifico, quasi il 5% dell’intera popolazione ha a che fare con questa
grave patologia, almeno facendo conto sui dati in possesso degli Organi
sanitari, perché ci riferiamo a pazienti che hanno già avuto una diagnosi di
diabete e ne stanno seguendo i percorsi terapeutici, ma c’è un dato se
possibile, ancora più allarmante.
Visto che il diabete è una malattia che per
anni resta nascosta presentando sintomi che spesso sono confusi, molti malati
che non si siano sottoposti ai pur semplici esami del sangue, non sanno di essere
già affetti dalla malattia. Tale riscontro è ancora più inquietante visto che
pare esistano qualcosa come un milione di malati che non sanno di esserlo. I
dati ci provengono da Diabete Italia, che nel divulgarli ci
avverte di un altra ancor più preoccupante acquisizione.
In questa sede non parleremo delle ultime acquisizioni nello studio e
nella cura della grave malattia metabolica. Ci soffermeremo su un altro
aspetto, apparentemente meno importante ma nei fatti forse importante come tutte
le altre notizie che concernono la malattia. Parleremo di un nuovo procedimento
di somministrazione dell’insulina, in pazienti insulino dipendenti che manderà
in soffitta l’ago in qualsiasi forma utilizzato. La notizia è ancora più
straordinaria in quanto l’ago non verrà a breve più usato nè per la somministrazione
del farmaco, né tanto meno per la determinazione della glicemia, la nota
punturina nel polpastrello per ricavarne una goccia di sangue da analizzare.
Quest’ultimo aspetto riguarda anche i pazienti non insulino dipendenti.
Di tutto ciò se ne è discusso su Proceedings of the National
Academy of Sciences ed in quella sede si sono affrontati i termini di
questa imminente scoperta, definita “cerotto intelligente” che applicato sulla
pelle avverte l’aumento degli zuccheri nel sangue e rilascia quantità di
insulina calibrate che in qualche modo ripropongono la via naturale di
escrezione di insulina nel paziente sano. Insomma, una sorta di insulina
fisiologica pure nel soggetto ammalato. Questo cerotto si chiamerà smart patch sarà
piccolo, quadrato e non più grande di una monetina: tutta la sua superficie è
coperta da più di un centinaio di minuscoli aghetti, grandi come una ciglia e
comprensivi di un’unità che contiene l’insulina ed enzimi che rilevano la
concentrazione di glucosio. Si alzano i livelli nel sangue? Gli aghetti
rilasciano il loro contenuto che entra subito in circolazione.
La scoperta nei topi ha avuto un successo entusiasmante, sia pure nel
trattamento del diabete tipo I. Considerato che i topi, secondo gli scienziati,
hanno una sensibilità ridotta dell’insulina rispetto all’uomo e che in questi
animali l’efficacia del cerotto è durata non più di nove ore, si prevede che il
ritrovato applicato all’uomo potrebbe essere applicato e non più tolto per
quasi una settimana.
Prima di passare a pazienti umani ovviamente ci vorrà del tempo,
ulteriore ricerca pre clinica e poi finalmente i trial clinici. Ma le premesse sono incoraggianti, e fanno ben
sperare quei 387 milioni di persone che in tutto il mondo soffrono di diabete.
Un numero che si prevede non farà che aumentare negli anni, raggiungendo i 592
milioni di pazienti entro il 2035. Da considerare che il particolare
strumento messo a disposizione della Comunità Scientifica sarà costituito da
materiali atossici e biocompatibili e sarà calibrato in base alle
caratteristiche, condizioni e tipo di paziente da trattare anche in funzione
del suo peso corporeo fin’anche alla sensibilità che lo stesso malato abbia
dimostrato nei confronti dell’insulina. A differenza delle iniezioni, poi, il
patch toglie il rischio dell’errore umano durante l’iniezione.
“Iniettare la
quantità sbagliata di medicinale può portare a complicazioni gravi come cecità
e amputazione degli arti”, conferma John Buse dell’Università della North
Carolina, co-autore senior della pubblicazione. “Nei casi peggiori si può
arrivare al coma
diabetico e
alla morte”.
Come viene rilasciato l’ormone nel sangue?
“All’aumento della glicemia il glucosio in eccesso si affolla nelle vescicole artificiali e viene convertito in acido gluconico dagli enzimi, consumando ossigeno durante il procedimento. A quel punto l’ipossia, ovvero la mancanza di ossigeno, fa diventare idrofiliche le molecole idrofobiche di 2-nitroimidazolo, la vescicola si disgrega e l’insulina raggiunge il sangue attraverso i capillari”, hanno dichiarato i ricercatori.
Il particolare patch va ad aggiungersi ad un’altra recentissima acquisizione di
Sanofi, importante Casa farmaceutica, che ha studiato l’insulina cosiddetta
inalabile, anche questa nella stessa direzione del primo ritrovato, affrancare
il paziente non solo dagli aghi, ma dalla somministrazione imprecisa di
insulina che fino adesso caratterizza la somministrazione della sostanza nei
diabetici.
Fonte:
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