mercoledì 19 giugno 2013

Diabete: un farmaco biologico per curare la cecità diabetica


I diabetici lo sanno bene, se non si cura la malattia si rischia di diventare ciechi, questi pazienti lo sanno tanto bene, perché tante volte gli è stato ripetuto, che più dei danni ai reni, più dei danni al cuore, chi ha il diabete teme in particolar modo la cecità assoluta, un’evenienza questa tutt’altro che rara in presenza di un diabete ignorato e non curato per decenni, a causa di quella che si definisce l’edema maculare diabetico, come estrema conseguenza di una retinopatia diabetica con danni irreversibili alla retina.
Cronicamente la condizione di iperglicemia determina un’alterazione della parete dei capillari retinici rendendoli eccessivamente permeabili – spiega Francesco --> Bandello, professore ordinario di Oftalmologia e Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vita-Salute, Istituto Scientifico San Raffaele di Milano – conseguentemente l’eccesso di acqua e di lipoproteine fuoriesce dai vasi e si accumula negli spazi extracellulari, in modo elettivo a livello della parte centrale della retina denominata macula, da qui la definizione di edema maculare. La macula costituisce la porzione centrale della retina, responsabile della visione distinta. In presenza di edema maculare diabetico i sintomi principali sono rappresentati da annebbiamento della vista e distorsione delle immagini, che costituiscono i principali campanelli d’allarme legati a questa patologia. --> Il paziente riscontrerà dunque difficoltà alla guida, nella lettura, nella scrittura e nell’eseguire anche le più comuni attività quotidiane. Di solito questa patologia si manifesta in maniera lenta e graduale, al contrario della retinopatia proliferante che invece ha un decorso molto più precoce”.

E chi è già affetto da edema maculare diabetico, non ha più nulla da sperare? Deve rassegnarsi all’idea di divenire cieco inesorabilmente? 


Non è detto, visto che in aggiunta alla terapia con laser, perseguita per quasi mezzo secolo, che se da un lato non migliora la visione, né guarisce dalla malattia, per lo meno ne arresta la diffusione, oggi ci si avvale di nuove tecniche terapeutiche che fanno ben sperare. “La terapia intravitreale comporta un vantaggio funzionale enorme che preserva l’integrità della retina – conferma Bandello – Ranibizumab è infatti la prima terapia che ha dimostrato di migliorare la vista e la qualità della vita delle persone con edema maculare diabetico con diminuzione visiva. Per ottenere questi importanti risultati occorre reiterare la procedura, dal momento che l’efficacia del prodotto è legata alla persistenza del farmaco all’interno dell’occhio. Nel trattamento della diminuzione visiva causata da DME, ranibizumab è infatti somministrato mensilmente e in maniera continuata fino a quando l’acuità visiva del paziente risulta stabile per tre controlli mensili consecutivi”. 


Oggi i pazienti affetti da diminuzione visiva causata da edema maculare diabetico possono avvalersi della terapia con ranibizumab, che ha recentemente ottenuto la rimborsabilità a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) anche per questa patologia. Ranibizumab è infatti, ad oggi, l’unico farmaco anti-VEGF (fattore di crescita vascolare endoteliale) approvato per tre indicazioni terapeutiche: degenerazione maculare neovascolare legata all’età (wet-AMD), diminuzione visiva causata da edema maculare diabetico (DME) e da occlusione venosa retinica (RVO). Il farmaco della Novartis ha inoltre ricevuto recentemente l’estensione del rimborso a carico del SSN anche nei pazienti con wet-AMD e acuità visiva inferiore a 2 decimi e/o patologia del secondo occhio. 


Fonte: Paolo Bianchi

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