giovedì 22 giugno 2023

Salute pubblica: Sfascio complessivo, cittadini sempre più in mano soltanto a loro stessi!

 


Il nostro Servizio Sanitario Nazionale, fiore all’occhiello rispetto anche ad altre Nazioni dello stesso Occidente, è ancora così valido o fa acqua da tante parti? Forse il tanto decantato “fiore all’occhiello” si è un po’ appassito e di certo la responsabilità non puo’ non essere ascritta anche alle scelte politiche che si son fatte, nel silenzio generale, negli ultimi dodici, quindici anni.

Ricordiamo la famosa spending review, tanto osannata dal Governo Monti e poi proseguita con i successivi governi di questa Repubblica. Ebbene, la quota riservata alla Sanità già nel 2019, drenata dal PIL della Nazione, è scesa del 6,2% cui si aggiunge un’altra manciata di punti percentuali per spese dirette richieste ai cittadini. Nei numeri, in una dozzina d’anni, al S.S.N., è stato sottratto un totale di 37 miliardi di euro, di cui appena 25 miliardi ascrivibile quasi interamente al Governo Monti, quello che sosteneva l’inutilità di reparti ospedalieri disposti territorialmente, con la conseguenza che gli utenti dovevano farsi chilometri ed una sorta di caccia al tesoro, per raggiungere l’ospedale più vicino, questo anche in urgenza, oltretutto affollato come non mai.

Ma se crediamo che l’unico male sia rappresentato dai soli tagli alla Sanità ci sbagliamo. La riprova? Il mancato turnover di medici e infermieri. Andare a pensare il motivo per cui si è creata questa assurda situazione come fosse caduta dall’alto, oggi, se non fosse per la drammaticità della situazione, farebbe solo ridere oltre che coprire di ridicolo tutti coloro che negli anni, con la complicità di chi ha permesso tutto ciò, ci hanno avvertiti del pericolo incombente, ma di fatto legittimando il numero chiuso alle Università per evitare il sovraffollamento e costringendo coloro che avevano voglia e titolo per laurearsi in quelle facoltà dove vigeva l’assurda regola del contingentamento delle ammissioni, ad espatriare verso quei Paesi dove era permesso studiare per poi migrare di nuovo in Italia. E che dire dei blocchi delle assunzioni che di fatto, a fronte di un invecchiamento fisiologico della classe medica, non ha previsto il "ricambio" generazionale, se non con soluzioni ridicole, vedi l’assunzione di medici cubani o similari, da una parte e, pur di coprire i turni di Pronto Soccorso e non solo, l' "affitto” di medici in forza senza alcun concorso e reperiti da cooperative. Insomma uno sfascio sulla pelle dei malati. 

Coraggio, il peggio deve ancora arrivare!

Per vedere come tutto può solo peggiorare, basterà aspettare il pensionamento di un’altra fetta di popolazione medica e infiermieristica. Il risultato? Nel 2019 i medici in Italia erano presenti in quota pari a 4,05 su 1.000 abitanti; la quota di infermieri (circa 6,16 ogni 1.000 abitanti; con un 1,4 infermieri per ogni medico). Il che colloca l’Italia agli ultimi posti della classifica dei paesi Ocse. L’“anagrafe” della classe medica parla chiaro: molti professionisti mediamente attempati, spesso anziani, e pochissimi giovani. Più della metà dell’intera classe medica italiana (56%) in maggioranza i medici tra i 55 anni e gli over 75 tra un quinquennio non saranno più operativi. I medici “giovani”, ovvero sotto i 35 anni, sono in Italia solo l’8,8%, contro percentuali superiori al 30% in Gran Bretagna, Olanda e Irlanda, o comunque superiori al 20% in Germania, Spagna e in Ungheria. La Francia, che per gli under 35 mostra un dato meno lontano dal nostro, presenta comunque un 15,7% di under 35: quasi il doppio dell’Italia.(Fonte Agenas).

Pazienti senza medico di base

Sempre secondo l’Agenas, l’Agenzia Sanitaria per i Servizi sanitari Regionali, in tre anni, 2019/2021, ci siamo persi per strada 2.178 medici di base e 386 pediatri di libera scelta, col risultato che ben 3 milioni di pazienti non hanno più un medico di base, già da oggi e in proporzione lo stesso dramma vale e varrà sempre di più, per i piccoli pazienti senza più pediatra. Ma è il prossimo futuro a spaventare ancor di più, visto che entro il 2027 il S.S.N avrà perso 5.866 dipendenti e ulteriori 2.373 medici di base, cui si aggiungono 21.050 infermieri. Tutto ciò, nella migliore delle ipotesi, perché un ulteriore 10% della forza lavoro in servizio potrebbe chiedere un prepensionamento ed ecco che i numeri di cui sopra sono soggetti ad aumentare. L’altra causa che incide su questa decimazione di medici ed infermieri? La remunerazione. Per i medici specialisti e infermieri ospedalieri in rapporto al Pil pro capite si palesa quanto segue: il medico italiano ha un reddito pari a 2,4 volte quello medio del Paese, mentre in Gran Bretagna il rapporto sale a 3,6, in Germania a 3,4, in Spagna a 3,0, in Belgio a 2,8. Perchè medici e infermieri dovrebbero continuare ad operare in Italia?

I farmaci? Sempre più a pagamento

Gli italiani, piano, piano, adagio, adagio, si sono abituati, in farmacia, a mettere mano al portafoglio. Si è passati da periodi in cui caramelle, spacciate per farmaci, venivano concesse dal sistema sanitario nazionale, al periodo attuale quando i cittadini fra ticket, farmaci e prestazioni sanitarie, a totale carico dell’assistito, devono far fronte ad una spesa sanitaria per prestazioni e farmaci pari a 40 miliardi all’anno. E chi non ce la fa? Crepa! Poi c’è l’altro problema, l’emigrazione sanitaria da regioni meno efficienti a quelle più efficienti, quali Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, e quelle che invece depauperano il loro budget sanitario sono quasi tutte le rimanenti Regioni centro-meridionali. Ecco un solo esempio per capire meglio la discrepanza fra regioni da un punto di vista sanitario: Nel 2018 la Regione Lombardia ha riscontrato un saldo positivo di quasi 809 milioni di euro, mentre la Regione Calabria un deficit di quasi 320 milioni di euro e la Regione Campania di più di 302 milioni.

Insomma, una situazione drammatica, che diventa sempre più complicata di anno in anno e che i governi che si son succeduti non solo non l'hanno mai risolta, ma piuttosto l'hanno pure aggravata. In siffatte condizioni, stante l'inefficienza di coloro che avrebbero dovuto provvedere a sanare tali situazioni, perchè costringere ancora i lavoratori a pagare quella percentuale di tasse a favore della Sanità. Se lo Stato non più in grado di risolvere questi problemi, che ogni lavoratore destini la quota di tasse verso quella Sanità di suo gradimento, lasciando a carico dello Stato le sole emergenze, piuttosto che rendere emergenziale ciò che fino a ieri era la normale quotidianità. 

Fonte: Help Consumatori

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