venerdì 16 giugno 2023

Malaria: essere un po' "guardoni" per debellarla!




Quando, agli inizi degli anni 40, si scoprì che un composto, nato dallo studio scientifico portato avanti da due chimici, uno svizzero che continuò le scoperte di un altro scienziato austriaco, rispettivamente Muller e Zeidler, era in grado di debellare la malaria, causata dalla zanzara Anopheles, si gridò al miracolo, poiché di malaria in certe zone del mondo, ma anche in Italia, pensiamo alla Sardegna, morivano milioni di persone. Merito di questo sistema in grado di debellare il pericoloso insetto l'ebbe il D.D.T. (Para-diclorodifeniltricloroetano)

Ma agli ambientalisti la cosa non piacque, sostenendo l’estrema pericolosità che tale composto arrecava all’ambiente, uomo e altri animali come gli uccelli in primis. Gli ambientalisti fecero una serrata battaglia contro il D.D.T al punto che si finì col bandirlo dalla circolazione, anzicchè cercare di capire come eventualmente perfezionarlo, col risultato che l’azzeramento, quasi, delle morti da malaria in breve tempo cessò e si ritornò a morire in massa di questa malattia. Oggi nel mondo muoiono di malaria, più di mezzo milione di persone all’anno, anche se l’OMS dichiara che i morti in realtà ammontano ad un milione e mezzo ed in qualche anno problematico, fin'anche a due milioni, su duecentomilioni di pazienti che si ammalano per questa patologia e, parallelamente, persino l’OMS ha ritenuto che il rischio di  cancerogenicità del D.D.T. rispetto ai benefici prodotti, nonostante tutto, sarebbe del tutto a favore per questo insetticida. Risultato: visto che da una parte gli insetticidi non si vogliono usare e dall’altra la malaria fa morire la gente, qualcosa bisogna inventarsi ed ecco che per debellare la malattia dobbiamo diventare un po’ tutti “guardoni”!

Perchè “guardoni”! Perchè se vogliamo capire come intervenire, per lo meno, limitando il numero di questi insetti nel mondo, la scienza ha deciso di imboccare un’altra strada che passa dalla sterilità indotta all’insetto. Ma per rendere sterili le zanzare dobbiamo osservarle e quale miglior modo per un entomologo ed uno scienziato può esserci se non seguire le zanzare mentre “scopano” fra di loro! Il fine è quello di scoprire quello o quei geni che renderebbero la zanzara sterile e per farlo, una volta conosciuti i geni di trasmissione fra insetti, applicare quelle modificazioni genetiche che non consentirebbero all’insetto di riprodursi, oppure, se questo non fosse possibile ancora, mettere nelle condizioni la zanzara di non trasmettere il parassita della malaria.

Per valutare l’efficacia di queste tecniche innovative è necessario conoscere approfonditamente il meccanismo dell’accoppiamento”, spiega la Prof.ssa Roberta Spaccapelo, dell'Università degli Studi di Perugia, “sappiamo che questi insetti si accoppiano in volo e che i maschi si associano in gruppi, sciami di centinaia di individui, per essere più visibili e attrattivi alle femmine. Ma non ne sappiamo molto di più. Sono le femmine che entrano nello sciame a scegliere con quale maschio accoppiarsi? Come avviene la scelta? Ci sono delle caratteristiche che rendono alcuni maschi più attrattivi di altri?”
Belle e utili domande, ma come controllare come avviene l’accoppiamento di questi insetti? L’unico modo è creare particolari e ampie gabbie ricreando un po’ l’ambiente per questi insetti in natura e così facendo vedere come avvenga l’accoppiamento di questi esseri, ecco perché occorre essere un po’ “guardoni”!

“Riprodurre sciami di Anopheles nell’ambiente controllato del laboratorio è stato un compito molto complicato. Abbiamo scelto di studiare questi sciami in gabbie molto grandi, per poter analizzare la dinamica di volo delle zanzare evitando potenziali effetti sul comportamento dovuti allo spazio confinato di gabbie piccole”, dice la Prof.ssa Irene Giardina della Sapienza.
Abbiamo ripreso sciami di centinaia di zanzare con un sistema stereometrico di telecamere, che ci permette di ricostruire nello spazio tridimensionale le traiettorie di ogni singola zanzara nel gruppo. L’analisi di questi dati ci ha permesso di verificare che gli sciami ricreati in laboratorio hanno caratteristiche compatibili con quelle di sciami osservati in ambiente naturale“, spiega Stefania Melillo, ricercatrice dell’Istituto dei Sistemi Complessi del CNR. “La novità più importante presentata nell’articolo è che siamo riusciti a documentare vari eventi di accoppiamento: coppie di zanzare che volano insieme per un periodo di tempo che arriva anche a 15 secondi. Ma la cosa più stupefacente è sicuramente aver osservato e documentato la competizione nell’accoppiamento. Più maschi che competono per accoppiarsi nello stesso momento con la stessa femmina.”
Altra domanda nasce tuttavia spontanea. Dopo aver assistito a questa “danza d’amore” che culmina poi con la continuazione della specie, in questo caso della femmina di Anopheles gambiae la vettrice di trasmissione del plasmodio della malaria, siamo riusciti a capire come liberarci dalla malaria? Non ancora, gli scienziati parlano di un primo passo, al fine di valutare l’efficacia delle nuove tecnologie da applicare. Nel frattempo, visto che il D.D.T è stato messo al bando, useremo la paletta e le zanzariere e vedremo che accadrà!

Fonte: Cnr-Isc e Dipartimento di Fisica, Università Sapienza di Roma, Gruppo CoBBS www.cobbs.it, Università degli studi di Perugia - Stefania Melillo, Istituto dei Sistemi Complessi del Cnr

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