Nonostante vi siano all’orizzonte nuove possibilità di cura, alcune ancora a livello sperimentale, riguardo la sclerosi multipla, quel che sappiamo oggi molto è sicuramente molto di più rispetto al passato. Ad esempio conosciamo bene il fatto che, non solo si parla di una malattia invalidante, ma abbiamo la certezza che questa degenerazione di parte del sistema nervoso centrale è ascrivibile a pieno titolo alle malattie autoimmuni. Non è questa una certezza da poco, visto che un tempo non conoscendo l’origine della malattia risultava più difficile sia la diagnosi che il trattamento, ma oggi, alla luce di questa acquisizione, sarà più possibile trattarla nel momento in cui si riuscirà a comprendere meglio il motivo per cui il sistema immunitario aggredisce, quasi d'improvviso ed in maniera del tutto irreversibile, l’organismo sano.
Varie
sono le ipotesi che si son fatte riguardo l’insorgenza della
malattia, ne abbiamo parlato anche di recente. Parliamo di una
patologia oltretutto molto presente nella popolazione. Nel
mondo si
contano oltre due milioni e mezzo di persone affette da sclerosi
multipla, in America un numero prossimo al mezzo milione e sono tutti
dati in difetto, se si pensa che ci sono zone del pianeta dove ancora
non è possibile dare contezza di una diagnosi certa per questa grave malattia.
Inoltre, la patologia è fino a cinque volte più diffusa nelle zone
temperate, come gli Stati Uniti settentrionali e l'Europa
settentrionale, rispetto ai tropici. I caucasici sono più
suscettibili di altre razze e quindi più esposti alla malattia. Ne
consegue che oltre alla genetica in ballo ci siano fattori ambientali
che predispongono alla patologia e se è vero che l'obesità e un mal funzionamento del sistema immunitario, troppo poco aduso nei Paesi
ricchi, a lavorare, perché troppo schermato rispetto alle aggressioni
di patogeni, potrebbero favorire l'esordio di questa e di altre malattie autoimmuni, si capisce bene che potrebbe non sorprendere che nei
Paesi più poveri, la malattia potrebbe essere quasi
sconosciuta, visto che in quelle zone, l’obesità è un evento raro e la possibilità per il sistema immunitario di non dover
combattere ogni giorno una miriade di patogeni diversi, visto il loro degrado in fatto di igiene, è solo una pia illusione.
Certo, anche in fatto di eziologia, siamo ancora nell’ambito delle ipotesi. Quel che bene comprendiamo è che l'età più probabile di esordio è fra i 20 e i 40 anni. C’è
pure una lieve predisposizione familiare. Lo dimostra il fatto che
chi ha un fratello o una sorella affetto da sclerosi multipla,
potrebbe avere un rischio di insorgenza della grave patologia di un
3% in più rispetto a chi non si trova in quella condizione.
Sintomi
e caratteristiche della malattia
Abbiamo
detto che oggi è quanto mai acclarato che parliamo di una malattia
autoimmune, una delle peggiori, anche se le altre malattie autoimmuni
conosciute sono tutt’altro che una “passeggiata”. Quando
l’organismo, per cause non del tutto chiarite, scambia il tessuto
sano per un tessuto in preda ad un attacco da parte di agenti
esterni, mette in atto tutta una serie di azioni volte a difenderci, sopratutto crea le condizioni per l'infiammazione, diffusa in tutto
l’apparato che a torto ritiene preda di attacchi da parte di
patogeni. Quindi, se ad esempio, nell’artrite reumatoide ciò
accade a livello del tessuto osseo, e connettivale in primis, provocando infiammazioni diffuse
e costanti a livello di tutte le articolazioni, la stessa cosa
avviene con la sclerosi multipla, con la differenza che il sistema
immunitario indirizza le difese naturali direttamente nella guaina mielinica, oppure mielina, a seconda di come la si voglia chiamare, di
fatto distruggendola. Da ricordare che la mielina ricopre gli assoni
dei neuroni che sono il prolungamento delle cellule nervose deputati
a inviare lo stimolo nervoso che nei fatti si traduce nel movimento
degli arti, quindi nella possibilità di camminare, di mantenerci in
equilibrio, di muovere le braccia, le mani, fino a provvedere al
normale funzionamento di molte nostre funzioni vitali. La malattia
causata, come visto, da un attacco distorto da parte del sistema
immunitario direttamente nella mielina scopre di fatto i sottostanti
assoni delle cellule nervose impedendogli di trasmettere il regolare
stimolo nervoso e quindi di provvedere ad inviare il messaggio al
muscolo che alla lunga perde tonicità in quanto non sottoposto più ad
alcun movimento.
Per capirci meglio, è come se togliessimo la copertura di plastica di un filo elettrico scoprendolo, col risultato che la corrente verrebbe interrotta in quanto non riuscirebbe a fluire con regolarità andando incontro ad un anomalo cortocircuito. E non solo, quando il grado della malattia è elevato, le fibre nervose non risultano solo danneggiate ma persino irrimediabilmente deteriorate ed il malato finisce per non poter compiere più molti movimenti. Certo, a differenza di quanto avviene col filo elettrico, l’organismo cerca disperatamente di provvedere a sanare la perdita di mielina applicando una sorta di cicatrizzazione della ferita ma alla fine il rimedio potrebbe essere peggiore del male stesso perché nel tentativo di riparare il danno l’organismo mette delle “pezze” finendo per peggiorare lo stato delle fibre nervose scoperte. Lo si vede bene perché con indagini strumentali appropriate si scoprono intere aree, che poi sono quelle da dove solitamente parte la malattia o manifesta i suoi peggiori sintomi, occupate da lesioni o placche sparse qua e là man mano che la malattia evolve.
I sintomi principali
Quindi
se dobbiamo studiare la malattia in base anche ai sintomi, diciamo
che la patologia si presenta con una serie svariati di segni che
non sono solo connessi alla difficoltà di movimento, persino alla
perdita di deambulazione da parte del soggetto che ne soffre, in
quanto i danni potrebbero essere anche a carico di terminazioni
nervose che controllano altri organi a stretto controllo del
cervelletto, del midollo spinale o di nervi che, ad esempio, controllano la visione. Non è infrequente il caso di pazienti che
cominciano ad accusare una vista offuscata, segno che il danno
comincia a farsi strada a carico del nervo ottico. Così come
l’esordio può anche inizialmente disorientare il paziente o lo
stesso medico in sede di una normale visita ambulatoriale, stante il
fatto che il paziente riferisce solo un lieve intorpidimento, ad
esempio di braccia e/o gambe, movimenti poco sicuri che sfociano
quasi in goffagine, ma non è raro assistere a pazienti che
riferiscono solo una debolezza muscolare, una lieve incordinazione
dei movimenti o, addirittura, perdita della memoria, disturbi cognitivi, pensieri confusi,
debolezza muscolare, affaticamento, persino depressione che solitamente in prima battuta fanno pensare a periodi di ansia e di stress.
Così come anche la perdita del controllo della vescica potrebbe essere un segno premonitore della malattia. Risulta del tutto ovvio che, preso a sè, ognuno di questi sintomi, non deve far pensare alla possibilità di essersi ammalati di sclerosi multipla, ma sopratutto quando i sintomi perdurano e/o si sommano fra di essi, l’idea che forse qualcosa di patologico comincia a farsi strada in noi potrebbe essere del tutto probabile. Proprio la varietà di sintomi, che colpiscono zone diverse del corpo però, è quella caratteristica che potrebbe far pensare alla sclerosi multipla peraltro con una caratteristica importante e che comprende le diverse forme della malattia che tende qualche volta a presentarsi con fasi acute, a livello sintomatologico, avvicendate a fasi croniche, proprio per il tentativo in qualche modo persino maldestro dell’organismo di riparare i danni. Così non è infrequente assistere a pazienti che lamentano per settimane i sintomi della malattia, magari in forma sfumata, per poi passare a periodi di relativo benessere, trascorso il quale, devono fronteggiarsi nuovamente con i sintomi acuti che man mano diventano sempre più persistenti. Questa è la forma di sclerosi multipla definita recidivante/remittente. Diciamo che questa è una caratteristica anche di molte altre malattie autoimmuni. C’è purtroppo da dire che la possibilità che la guaina mielinica si deteriori del tutto e con essa anche le fibre nervose è molto alta ed in questo caso il passaggio da una forma caratterizzata da sintomi più sfumati e sopratutto periodici, a forme progressive tendenti ad un peggiormaento definitivo della malattia non è raro ed è in questa evenienza che si assiste a quella disabilità permanente che porta molti pazienti a non potersi muovere più in maniera autonoma.
Si
può curare?
Quando
si arriva alla disabilità permanente, la sclerosi multipla ha poche possibilità
di intervento da parte del medico, ne risulta che prima si agisce
meglio è proprio per scongiurare la progressione in stadi terminali
della malattia. Nelle forme recidivanti/remittente
l’intervento della medicina è volto a
spegnere nel possibile le infiammazioni che si sono propagate, così
come si fa con le tante altre malattie autoimmuni, utilizzando farmaci come gli immunosopressori, ricordiamo il cortisone e certi farmaci utilizzati
anche nelle neoplasie, A questo si aggiungono farmaci per
mitigare alcuni sintomi della malattia, la spasticità, la perdita della
forza muscolare, tutte quelle disfunsioni di organo a carico della
vescica o intervenendo sul tono dell’umore. Sono allo studio dei farmaci che si utilizzano in altre forme di malattie autoimmuni applicati anche alla sclerosi multipla, così come non è esclusa una
terapia multipla che, associata alla farmacologia classica, possa
intervenire anche nelle forme più complicate della malattia o nel migliorare la progressione della patologia minimizzando il più possibile i sintomi. Visto l’interesse
per questa malattia, il numero di pazienti che ne soffrono, è utile
tornare a parlarne presto, intravedendo eventuali ulteriori sbocchi
terapeutici da utilizzarsi.
Fonte: BrainFacts
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