Hai mal di schiena? Non sentirti solo, nel mondo come te ci sono circa 600 milioni di persone, più di mezzo miliardo di uomini e donne che come te faticano ad alzarsi la mattina, si stringono la parte bassa della schiena con le mani quando si alzano da una sedia, ingurgitano farmaci dei più disparati per cercare di lenire il dolore, affollano gli studi di medici di base e specialisti alla ricerca di sollievo, fanno una miriade di esami, trattamenti fisioterapici e via di seguito per liberarsi da quello che finisce per diventare nel tempo un vero problema.
Iniziamo col dire che se l’uomo non si fosse evoluto diventando bipede forse non avrebbe mai avuto a che fare col mal di schiena e comunque non certo con questa frequenza. Ma essendo un aspetto evoluzionistico avvenuto milioni di anni fa, su questo non possiamo intervenire. Il risultato è che il mal di schiena è al primo posto oggi tra le cause di inabilità e ha assunto questo triste primato da almeno trent’anni ininterrottamente, segno che qualcosa che non va nel nostro modo di vivere ci sarà, eccome. Si tratta di capire se col mal di schiena dobbiamo conviverci, ritenendolo ormai un fatto ineluttabile o se possiamo affrancarci da questa che alla lunga finisce per rappresentare non soltanto un sintomo, ma a volte, l'espressione di patologie che si sommano nel tempo.
Secondo gli scienziati che hanno condotto gli ultimi studi più recenti, non è detto che di mal di schiena si debba soffrire senza che si possa porre un freno a questa condizione. Ad esempio gli studiosi ritengono che se si individuano alcuni di quei fattori principali che sono all’origine delle lombalgie, si potrebbe evitare di star male per lunghi periodi o, addirittura per sempre. Si ritiene infatti che se la Società moderna riuscisse a limitare l’obesità, che è un altro grave problema che incide anche sul mal di schiena, ovviamente, se solo si pensa al carico in più per la parte bassa della schiena, deve sopportare, già, solo limitando sovrappeso e obesità, si potrebbe sperare di mitigare il problema. Ma poi, sempre secondo gli ultimi studi effettuati, parrebbe che anche la limitazione se non addirittura l’esclusione del vizio del fumo di sigaretta, potrebbe far diminuire un fattore di rischio che incide sulla salute della nostra schiena.
Il motivo? Il fumo è stato associato a microcircolazione danneggiata delle strutture spinali, ad esempio i dischi e le articolazioni. Lo stesso fumo, secondo gli studiosi, è causa di indebolimento osseo. Se poi andiamo a vedere gli stili di vita di tanti fumatori, queste persone possono risultare obese, dediti a muoversi poco e svolgere vita sedentaria e ben si capisce perché la sigaretta nuoccia anche alla schiena. Poi in ultimo gli scienziati hanno esaminato anche gli ambienti lavorativi scoprendo che come i fattori ergonomici, intendendo con questi, l'interazione tra le persone e il loro ambiente, abbiano un peso nel causare o aggravere il mal di schiena. Studiare l’ergonomia significa anche adattare l’ambiente al lavoratore e non il contrario e, quindi, ricercare nelle attività lavorative che richiedono movimenti ripetitivi o espongono un lavoratore a vibrazioni eccessive, soluzioni al fine di ridurre i fattori di rischio ergonomici. Ebbene, secondo gli ultimi lavori scientifici condotti, se riducessimo sovrappeso e obesità, fumo di sigaretta e migliorassimo l’ergonomia nella attività lavorative, in breve tempo potremmo ottenere un miglioramento e contestale abbassamento di casi di lombalgia pari, quasi, al 40%.
La lombalgia, in effetti è in parte sconosciuta
Poichè tendiamo a riferire in modo generico il fastidio, o il dolore spesso insopportabile alla schiena con una sintomatologia generica di “mal di schiena”, mentre sovente sarebbe necessario andare a fondo della questione per inquadrare al meglio la lombalgia, che essendo una patologia o meglio espressione di una o più patologie che riguardano una delle strutture più complesse del nostro organismo, non può essere affrontata con un approccio unico, essendo la colonna vertebrale costituita da diverse articolazioni, muscoli, nervi che si intersecano e che a volte trasferiscono il dolore in zone della stessa colonna che non sono interessate da un problema acuto che potrebbe essersi svilupato più a monte o più a valle dal punto in cui avvertiamo il dolore.
Ne consegue che spesso la sola visita medica, sia pure affidata a specialisti, senza l’ausilio della diagnostica non è sempre garanzia di risultati positivi per il paziente. Così come, se è vero che forse riducendo i fattori di rischio, almeno fra quelli descritti, potremmo contare su una diminuzione di casi di lombalgia, vero è anche che sulla schiena influiscono anche altri fattori inclusi quelli biologici, sociali e psicologici. Tutto ciò, oltre a rendere complesso l’approccio diagnostico e anche terapeutico, rende anche il recupero quanto mai dipendente dalle condizioni del singolo paziente che potrebbe ritrovarsi con un mal di schiena caratterizzato da intenso dolore per giorni, settimane, mesi, per poi assistere ad una remissione dei sintomi anche grazie ai farmaci assunti. Così come ci si potrebbero trovare pazienti i cui sintomi diventano persistenti, quasi cronici e che potrebbero durare anche anni, fino a quando non si riesca a ben comprendere quali fattori particolari vanno ad interagire sulla salute della schiena.
Sempre secondo gli studi fatti, a parere degli scienziati, se non si attuano politiche volte alla salvaguardia dei lavoratori, se non si affrontano i problemi di obesità, il rischio di assistere nei prossimi 30 anni ad un numero che rasenta il miliardo di sofferenti di mal di schiena è quanto mai alto. Se poi vogliamo anche diversificare il problema nei due sessi scopriamo anche che, pur non essendo la lombalgia un rischio diretto di un sesso rispetto all’altro, c’è anche da dire che sono le donne quelle che più degli uomini vi vanno incontro. In atto dei 600 milioni di persone su base mondiale che soffrono di mal di schiena, orientativamente quasi 400 milioni sono donne e circa 200 milioni uomini. C’è pure da dire che la gravidanza ha il suo peso nell’aggravare il problema, ovviamente nella donna. Poichè si parlava di lavoratori, il dato ci farebbe pensare che il mal di schiena sia frequente in età lavorativa ed invece il problema si presenta anche negli anziani di oltre 80 anni d'età, come probabile riflesso di una vita lavorativa in cui la schiena è stata quanto mai strapazzata.
Le certezze e le incertezze nell’approccio terapeutico
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