venerdì 6 luglio 2012

Diabete: anche senza sintomi, riconosciamolo così



Che il diabete rappresenti un vero spauracchio nel novero delle malattie croniche cui la Società del benessere deve fare i conti è quanto mai vero, così come è indubbio che la diffusione della malattia ha raggiunto livelli allarmanti, si pensi che secondo le ultime stime nel nostro pianeta ogni secondo due nuove persone fanno il loro ingresso nella patologia e oltre quattro milioni al giorno sono le vittime silenziose del diabete e delle malattie ad esso correlate in tutto il mondo.

Dunque, numeri importanti ed anche allarmanti, che ci mostrano non tanto il grado di pericolosità assunto dal diabete in quanto tale, col carico di sofferenze che si porta dietro una volta che si sia complicato aprendo la strada a malattie per lo più irreversibili. Ma ciò che allarma di più, quando si parla di diabete, al punto da far dire alla scienza medica che fra 15 anni, qualora non si attuino sistemi preventivi più efficaci o non si giunga ad una cura definitiva della patologia metabolica in questione, è il fatto di sapere che ben presto il mondo potrebbe essere popolato da un numero spaventoso di diabetici, che potrebbe giungere ad una soglia prossima ai 400 milioni di malati, il corrispettivo del numero di abitanti di mezza Europa. Risulta chiaro che diviene centrale il ruolo che la sola prevenzione, può apportare nella malattia e per giungere a ciò non possiamo non tenere alta la nostra attenzione in ambito alla sintomatologia espressa dal diabete e troppo spesso trascurata da quelle persone che, pur se ammalate, non sanno di esserlo, o peggio, minimizzano il rischio malattia.

La prevenzione a cominciare dall’individuo sano

E’ indubbio che il rapporto assunto dalla medicina moderna nei confronti del diabete è andato via, via mutando negli ultimi anni. Da un periodo in cui si consigliava il solo controllo della glicemia, non che oggi i valori della glicemia abbiano perso di significato, si è data sempre più importanza ad altri valori ematici, a cominciare dal valore dell’emoglobina glicata un tempo quasi del tutto trascurata dagli stessi medici. Oggi tale parametro di riferimento nella cura della malattia rappresentato dal valore della sola glicemia è attenzionato con un riguardo diverso rispetto ad un tempo, quando un valore di 140 milligrammi/litro, ovvero, 40 milligrammi/litro di glicemia nel sangue, superiore, rispetto alla norma, era considerato ancora una soglia che poteva indurre il paziente a rivolgersi solo a dei semplici correttivi della dieta alimentare o nulla più.

Oggi la cura del diabete è tale che si interviene di fronte a livelli di glicemia poco più alti della norma ma, soprattutto, risulta chiaro che l’intervento deciso dello specialista si esplica in maniera completa quando il valore della emoglobina glicata sia alto. 

L’emoglobina glicata, questa sconosciuta

Tale parametro assume tanta importanza perché è il vero “termometro” della malattia, ovvero ci indica, momento per momento, come sta evolvendo la malattia, indipendentemente dai controlli che facciamo sul singolo valore della glicemia a digiuno. Il termine, glicata, intanto indica la possibilità che ha l’emoglobina di “appicicarsi” al glucosio, così che, cercando la quota di questa proteina capace di trasportare i globuli rossi indispensabili per ossigenare i tessuti, siamo in grado di intendere quanto glucosio si è legato all’emoglobina negli ultimi tre/quattro mesi, al di là del singolo valore della sola glicemia, magari  nella norma nell’attimo in cui l’abbiamo rilevato. Ne deriva che, conoscendo la vita media dei globuli rossi, intorno ai quattro mesi, se andiamo a cercare il valore dell’emoglobina glicata, andiamo a scoprire l’andamento che ha avuto la malattia negli ultimi due/tre mesi, atteso che un elevato valore di emoglobina glicata corrisponde ad un alto valore della glicemia del sangue, anche se nella contingenza in cui rileviamo la sola glicemia questa è a livelli nei limiti della norma. 

Tanta bella teoria, dunque, ma ai fini pratici, è possibile in questo modo smascherare un soggetto diabetico che intende fare di testa propria confortato dal valore della glicemia rilevato raramente e, chissà, in quel momento persino normale? O meglio, possiamo “incastrare” il paziente diabetico reduce da pasti pantagruelici e che per glissare l’esame di laboratorio si sia messo a dieta gli ultimi due giorni prima di effettuare il prelievo? Certo che si, proprio con la emoglobina glicata che ci offre il  vero volto della malattia nei giorni in cui il paziente non si è sottoposto ad alcuna restrizione dietetica. Ma è ovvio che compito della medicina non è quello di cogliere in fallo il malato, semmai di studiare le contromisure da adottare affinché il diabete non apra la strada a gravi patologie future. Infatti proprio grazie a quest’esame, si può stabilire con una certa tranquillità, che elevati e reiterati livelli di emoglobina glicata nel sangue, pur in presenza di una glicemia a digiuno poco sopra la norma, predicono la possibilità per il malato di andare incontro a gravi malattie cardiovascolari o cerebrali, infarti, ictus, esempio, rischio che aumenta via, via che aumentano i fattori di rischio della malattia, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemie, ipertrigliceridemia.

La prevenzione dovrà nascere dai controlli 

Poiché il diabete è una malattia infida e subdola che può farsi strada nel soggetto apparentemente sano senza dare una sintomatologia chiara, almeno i primi tempi, diverrà importante prevedere una serie di controlli che tutti, prima o poi dovrebbero effettuare, soprattutto quando in famiglia ci siano stati casi di soggetti diabetici all’interno dello stesso nucleo familiare. Diviene dunque  conditio sine qua non, dare impulso ai controlli in presenza di sintomi quali, sete diffusa, in qualche caso la sete è tale che anche d’inverno il soggetto è costretto a bere come accadrebbe nelle giornate più torride dell’anno. Ovviamente, di fronte a tale necessità di bere si accompagna un altrettanto bisogno di urinare, spesso anche la notte, col risultato che lo stimolo sveglia il paziente nel sonno. Altro sintomo importante è rappresentato dal dimagrimento anomalo con calo ponderale significativo accompagnato da una strana stanchezza e scadimento delle proprie performance anche lavorative. Importante riferire al medico anche la comparsa di un prurito diffuso nel corpo senza apparentemente riscontro di mancata integrità cutanea. Da ricordare anche la possibilità che si vada incontro ad infezioni ricorrenti, soprattutto a livello genitale che, oltretutto, tardano a guarire, così come può anche capitare di assistere alla difficoltà di assistere a guarigione di eventuali micro ferite, soprattutto ai piedi costretti dalle scarpe

Se a questo punto diviene centrale il capitolo della prevenzione, già in assenza di sintomi importanti come quelli appena visti, figurarsi di fronte ad una sintomatologia tanto marcata. Spetterà ovviamente al medico predisporre tutta una serie di esami che comprendano, in primis, l’esame ematico che stabilisca i valori della glicemia in generale, accompagnato da un esame delle urine che  scongiuri la possibilità che il glucosio in eccesso sia passato anche nelle urine, mettendo alla lunga in crisi l’intero apparato renale, stante il fatto che la soglia renale intesa come la quota oltre la quale l’organismo si libera del glucosio in eccesso con le urine è tale che già la presenza di glicosuria indica la possibilità che il valore della sola glicemia ematica sia oltre i 160 milligrammi per litro di sangue. 

Diciamo che anche in assenza di sintomi più o meno eclatanti, il controllo della glicemia, eventualmente accompagnato da tutti quegli altri esami che il medico intenderà predisporre, andrebbe fatto anche in assenza di sintomi, almeno ogni tre anni, dopo i 40/45 anni di età e anche se l’esito fosse negativo andrebbe ripetuto ogni anno laddove all’interno della famiglia vi sia o vi siano stati casi di soggetti diabetici o, ancora, se il soggetto è in soprappeso, ancor peggio se obeso o se ancora, soffre di ipertensione arteriosa e per la donna, laddove vi siano stati precedenti episodi di aborti spontanei.

Sarebbe troppo riduttivo affrontare il diabete con questi soli pochi passaggi, venendo meno ad esempio, il riconoscimento doveroso che si deve alla medicina moderna in ambito ai ritrovati terapeutici offerti contro la malattia. Ciò non toglie però, che non ci potrà essere nessuna cura efficace, finchè non avremo chiaro il grado e la gravità della malattia rappresentata dal singolo soggetto diabetico ed il ruolo attivo che abbiamo noi tutti  per evitare che la stessa patologia finisca con il disastrare l’intero organismo.

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