Che il diabete rappresenti un vero spauracchio nel
novero delle malattie croniche cui la Società del benessere deve fare i conti è quanto mai vero, così come è indubbio che la diffusione della malattia ha raggiunto livelli allarmanti, si pensi che secondo le ultime stime nel nostro
pianeta ogni secondo due nuove persone fanno il loro ingresso nella patologia e
oltre quattro milioni al giorno sono le vittime silenziose del diabete e delle
malattie ad esso correlate in tutto il mondo.
Dunque, numeri importanti ed anche allarmanti, che ci
mostrano non tanto il grado di pericolosità assunto dal diabete in quanto tale,
col carico di sofferenze che si porta dietro una volta che si sia complicato
aprendo la strada a malattie per lo più irreversibili. Ma ciò che allarma di
più, quando si parla di diabete, al punto da far dire alla scienza medica che
fra 15 anni, qualora non si attuino sistemi preventivi più efficaci o non si
giunga ad una cura definitiva della patologia metabolica in questione, è il
fatto di sapere che ben presto il mondo potrebbe essere popolato da un numero
spaventoso di diabetici, che potrebbe giungere ad una soglia prossima ai 400
milioni di malati, il corrispettivo del numero di abitanti di mezza Europa.
Risulta chiaro che diviene centrale il ruolo che la sola prevenzione, può apportare nella malattia e per giungere a ciò non possiamo non tenere alta
la nostra attenzione in ambito alla sintomatologia espressa dal diabete e
troppo spesso trascurata da quelle persone che, pur se ammalate, non sanno di
esserlo, o peggio, minimizzano il rischio malattia.
La prevenzione a
cominciare dall’individuo sano
E’ indubbio che il rapporto assunto dalla medicina
moderna nei confronti del diabete è andato via, via mutando negli ultimi anni. Da un periodo in cui si consigliava il solo controllo della glicemia, non che oggi i valori della glicemia abbiano perso di significato, si è data sempre più importanza ad altri valori ematici, a
cominciare dal valore dell’emoglobina glicata un tempo quasi del tutto trascurata
dagli stessi medici. Oggi tale parametro di riferimento nella cura della
malattia rappresentato dal valore della sola glicemia è attenzionato con un
riguardo diverso rispetto ad un tempo, quando un valore di 140
milligrammi/litro, ovvero, 40 milligrammi/litro di glicemia nel sangue, superiore,
rispetto alla norma, era considerato ancora una soglia che poteva indurre il
paziente a rivolgersi solo a dei semplici correttivi della dieta alimentare o
nulla più.
Oggi la cura del diabete è tale che si interviene di
fronte a livelli di glicemia poco più alti della norma ma, soprattutto, risulta
chiaro che l’intervento deciso dello specialista si esplica in maniera completa
quando il valore della emoglobina glicata sia alto.
L’emoglobina glicata,
questa sconosciuta
Tale parametro assume tanta importanza perché è il
vero “termometro” della malattia, ovvero ci indica, momento per momento, come
sta evolvendo la malattia, indipendentemente dai controlli che facciamo sul
singolo valore della glicemia a digiuno. Il termine, glicata, intanto indica la
possibilità che ha l’emoglobina di “appicicarsi” al glucosio, così che, cercando
la quota di questa proteina capace di trasportare i globuli rossi
indispensabili per ossigenare i tessuti, siamo in grado di intendere quanto
glucosio si è legato all’emoglobina negli ultimi tre/quattro mesi, al di là del
singolo valore della sola glicemia, magari
nella norma nell’attimo in cui l’abbiamo rilevato. Ne deriva che,
conoscendo la vita media dei globuli rossi, intorno ai quattro mesi, se andiamo
a cercare il valore dell’emoglobina glicata, andiamo a scoprire l’andamento che
ha avuto la malattia negli ultimi due/tre mesi, atteso che un elevato valore di
emoglobina glicata corrisponde ad un alto valore della glicemia del sangue,
anche se nella contingenza in cui rileviamo la sola glicemia questa è a livelli
nei limiti della norma.
Tanta bella teoria, dunque, ma ai fini pratici, è
possibile in questo modo smascherare un soggetto diabetico che intende fare di
testa propria confortato dal valore della glicemia rilevato raramente e, chissà,
in quel momento persino normale? O meglio, possiamo “incastrare” il paziente
diabetico reduce da pasti pantagruelici e che per glissare l’esame di
laboratorio si sia messo a dieta gli ultimi due giorni prima di effettuare il
prelievo? Certo che si, proprio con la emoglobina glicata che ci offre il vero volto della malattia nei giorni in cui
il paziente non si è sottoposto ad alcuna restrizione dietetica. Ma è ovvio che
compito della medicina non è quello di cogliere in fallo il malato, semmai di
studiare le contromisure da adottare affinché il diabete non apra la strada a gravi patologie future. Infatti proprio grazie a quest’esame,
si può stabilire con una certa tranquillità, che elevati e reiterati livelli di
emoglobina glicata nel sangue, pur in presenza di una glicemia a digiuno poco
sopra la norma, predicono la possibilità per il malato di andare incontro a
gravi malattie cardiovascolari o cerebrali, infarti, ictus, esempio, rischio
che aumenta via, via che aumentano i fattori di rischio della malattia,
ipertensione arteriosa, ipercolesterolemie, ipertrigliceridemia.
La prevenzione dovrà
nascere dai controlli
Poiché il diabete è una malattia infida e subdola che
può farsi strada nel soggetto apparentemente sano senza dare una sintomatologia
chiara, almeno i primi tempi, diverrà importante prevedere una serie di
controlli che tutti, prima o poi dovrebbero effettuare, soprattutto quando in
famiglia ci siano stati casi di soggetti diabetici all’interno dello stesso
nucleo familiare. Diviene dunque conditio sine qua non, dare impulso ai
controlli in presenza di sintomi quali, sete
diffusa, in qualche caso la sete è tale che anche d’inverno il
soggetto è costretto a bere come accadrebbe nelle giornate più torride
dell’anno. Ovviamente, di fronte a tale necessità di bere si accompagna un
altrettanto bisogno di urinare, spesso anche la notte, col risultato che lo
stimolo sveglia il paziente nel sonno. Altro sintomo importante è rappresentato
dal dimagrimento anomalo
con calo ponderale significativo accompagnato da una strana stanchezza e
scadimento delle proprie performance anche lavorative. Importante riferire al
medico anche la comparsa di un prurito diffuso nel corpo senza apparentemente
riscontro di mancata integrità cutanea. Da ricordare anche la possibilità che
si vada incontro ad infezioni
ricorrenti, soprattutto a livello genitale che, oltretutto,
tardano a guarire, così come può anche capitare di assistere alla difficoltà di
assistere a guarigione di eventuali micro
ferite, soprattutto ai piedi costretti dalle scarpe.
Se a questo punto diviene centrale il capitolo della prevenzione, già in
assenza di sintomi importanti come quelli appena visti, figurarsi di fronte ad
una sintomatologia tanto marcata. Spetterà ovviamente al medico predisporre
tutta una serie di esami che comprendano, in primis, l’esame ematico che
stabilisca i valori della glicemia in generale, accompagnato da un esame delle
urine che scongiuri la possibilità che
il glucosio in eccesso sia passato anche nelle urine, mettendo alla lunga in
crisi l’intero apparato renale, stante il fatto che la soglia renale intesa
come la quota oltre la quale l’organismo si libera del glucosio in eccesso con
le urine è tale che già la presenza di glicosuria indica la possibilità che il
valore della sola glicemia ematica sia oltre i 160 milligrammi per litro di
sangue.
Diciamo che anche in assenza di sintomi più o meno
eclatanti, il controllo della glicemia, eventualmente accompagnato da tutti
quegli altri esami che il medico intenderà predisporre, andrebbe fatto anche in
assenza di sintomi, almeno ogni tre anni, dopo i 40/45 anni di età e anche se
l’esito fosse negativo andrebbe ripetuto ogni anno laddove all’interno della
famiglia vi sia o vi siano stati casi di soggetti
diabetici o, ancora, se il soggetto è in soprappeso, ancor peggio se obeso o se ancora, soffre di ipertensione arteriosa e per la
donna, laddove vi siano stati precedenti episodi di aborti spontanei.
Sarebbe troppo riduttivo affrontare il diabete con questi soli pochi passaggi, venendo meno ad esempio, il riconoscimento doveroso che si deve alla medicina moderna in ambito ai ritrovati terapeutici offerti contro la malattia. Ciò non toglie però, che non ci potrà essere nessuna cura efficace, finchè non avremo chiaro il grado e la gravità della malattia rappresentata dal singolo soggetto diabetico ed il ruolo attivo che abbiamo noi tutti per evitare che la stessa patologia finisca con il disastrare l’intero organismo.
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